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 2010  agosto 19 Giovedì calendario

IN CINA PROSPERA L’INDUSTRIA DELL’AUTO ELETTRICA LOW-COST

Nelle campagne della provincia di Shandong le auto elettriche si fabbricano e si vendono ogni anno in decine di migliaia di esemplari. Ma, al di fuori di questa provincia di 93 milioni di abitanti, praticamente nessuno ha mai sentito parlare di Like, Incalcu, Jinxiang né della trentina di altri piccoli produttori di vetture elettriche, che spesso sono meccanici con l’hobby del bricolage.
Questi veicoli economici percorrono 100 chilometri con l’equivalente di 0,70 euro e raggiungono una velocità massima di 70 km/h, che non rappresenta un handicap nelle strade di campagna, ingombre di trattori e biciclette e dove la velocità massima consentita è di 60 km/h.
Ex agricoltore, Chang Jingshui, 60 anni, ha come passione la meccanica: nel 2004 ha montato il suo primo prototipo, un piccolo veicolo in fibra di vetro. Da allora non ha mai smesso di produrre e ha brevettato diverse innovazioni, tra cui un comando per freni e acceleratore destinato ai disabili. Dal 2006 ha venduto un totale 4 mila veicoli col marchio Like, tutti ideati e fabbricati nel suo garage. Anche la polizia municipale di diverse città li ha acquistati.
Il concorrente Jinxiang spera invece di adattare presto un pannello solare sui suoi veicoli «in modo da economizzare fino al 15% di energia durante i giorni di sole», spiega il titolare, Wang Yanbin, 53 anni, ex grossista di cuoio, che ha prodotto finora 2 mila vetture: due modelli sono stati esportati in Messico e uno in Italia. Il suo modello haut de gamme costa l’equivalente di 3.100 euro. Ha le dimensioni di un’auto normale, con la carrozzeria in metallo e dispone perfino di aria condizionata.
Ma non è tutto rose e fiori il mercato dell’auto elettrica di questa provincia cinese. Altrove nel paese questi veicoli non immatricolati non sono autorizzati. Nessuno dei fabbricanti, inoltre, ha mai effettuato crash test, mentre le cinture di sicurezza sono assenti a bordo. L’incertezza sull’avvenire di questo mercato influisce sulle vendite. «Da qualche mese produciamo solo dietro ordine, perché i clienti temono un divieto», spiega il titolare di Jinxiang.
La paura è che il governo favorisca i grossi costruttori cinesi, che ricevono gli aiuti di stato e producono auto che costano dieci o quindici volte di più di questi veicoli artigianali. E nelle zone rurali nessuno avrà mai i mezzi per comprarle.