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 2010  agosto 19 Giovedì calendario

RACCOLTA DIFFERENZIATA, PER VOCE ARANCIO


«Faccio la raccolta differenziata dei rifiuti, ci mancherebbe» (Giampiero Mughini).
La raccolta differenziata non è facoltativa, ma obbligatoria. Entro il 2012 tutti i comuni italiani dovranno raccogliere in maniera differenziata almeno il 65% dei rifiuti.
Ieri, a Roma, Legambiente ha premiato i Comuni Ricicloni 2010. Vincitore assoluto è stato Ponte nelle Alpi, in provincia di Belluno, che ha conseguito il 77,8% di raccolta differenziata. Il miglior capoluogo al Nord è risultato Verbania (71,7%), al Sud Salerno (60,3%), al Centro nessun capoluogo ha superato la soglia del 50% stabilita per rientrare nella classifica. A livello regionale è il Veneto la regione più virtuosa (67%), seguito dal Friuli Venezia Giulia (34,2%), dalla Lombardia (28,8%) e dal Piemonte (23,9%). La Sardegna si conferma leader tra le regioni emergenti sulla raccolta differenziata per aver raggiunto a fine 2009 una percentuale regionale del 35% (nel 2002 era al 3%).
Da un’indagine Ipsos-Comieco è risultato che 8 italiani su 10 si impegnano nella raccolta differenziata.
Un piccolo errore nella raccolta rende tutto il resto non riciclabile. Nei contenitori della carta, ci vanno giornali, riviste, cartone, scatole di pasta e biscotti, fotocopie, ma non la carta contaminata da alimenti, la carta resistente ai grassi (quella degli affettati, per intenderci), la carta da forno, gli scontrini (è carta chimica), tovaglioli e fazzoletti di carta usati, la carta carbone,... Nel sacco del multimateriale ci finiscono anche specchi, cristalli, vetri di finestre, pirex, ceramica (non è “vetro”), giocattoli e articoli casalinghi in plastica, piatti, bicchieri e posate di plastica, pannolini, assorbenti, stracci bagnati, gomma, calze di nylon, cellophane, biro, rasoi, polistirolo, buste di plastica, tubetti di dentifricio, grucce per appendiabiti e le lettiere degli animali domestici.
I contenitori in poliaccoppiato, il classico Tetra Pak per intenderci, sono un insieme di materiale cellulosico e plastico e sono riciclabili solo nei comuni attrezzati con impianti idonei. La maggior parte delle regioni italiane raccoglie questo tipo di materiale con la carta. Poche regione, con la plastica. Per scoprire se nel proprio comune è attivo questo tipo di raccolta è disponibile il sito www.tiriciclo.it.
I contenitori non devono contenere residui al loro interno e devono essere sempre lavati prima di essere buttati.
«E’ assolutamente un impegno serio. Il rifiuto non ce lo dà qualcun altro, ma lo produciamo noi stessi. Il singolo cittadino non può pensare di lavarsene le mani semplicemente pagando una tassa» (Vincenzo Russo, responsabile dei rapporti istituzionali di Asìa, l’azienda di nettezza urbana di Napoli, a Voce Arancio).
Le migliori esperienze di gestione dei rifiuti sono quelle che puntano sui sistemi di raccolta “porta a porta”: i rifiuti vengono stoccati in spazi privati e conferiti a piano strada nei giorni e negli orari stabiliti. Così è possibile riuscire a raggiungere elevatissimi livelli quali-quantitativi di raccolta differenziata.
A Roma, il sistema di raccolta è ancora basato sui cassonetti stradali, ma i recenti esperimenti di raccolta porta a porta, condotti in alcuni quartieri, hanno dato risultati ottimi. A Milano, invece, da tempo i cassonetti stradali sono stati quasi del tutto eliminati (ne restano alcuni per carta e vetro) e dal 10 maggio, in alcune zone, è partita anche la sperimentazione per la raccolta dell’umido, fino ad allora gettato nell’indifferenziato.
Nel 2009, a Milano, sono state raccolte 718.383 tonnellate di rifiuti (40 mila in meno rispetto al 2008. Colpa della crisi: meno si spende meno si consuma). Di questi, il 36% proviene da raccolta differenziata. Nel 2008, a Roma la raccolta differenziata si è attestata a 343.493 tonnellate, pari al 19,51% del totale dei rifiuti raccolti (1.760.732 tonnellate).
Chi espone il sacchetto dei rifiuti fuori dalla porta nel giorno sbagliato o getta l’immondizia nel sacchetto sbagliato, rischia, a Milano, dai 50 ai 250 euro di sanzione. A Roma, da 25 euro a 619 euro.

Alcuni rifiuti particolari per le loro caratteristiche di pericolosità, tossicità o possibilità di riutilizzo vanno conferiti separatamente.
• Rifiuti ingombranti (mobili, reti, materassi ecc.) e Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche come elettrodomestici, computer, televisori, stampanti, telefonini, ecc.) vanno smaltiti correttamente:
- presso i centri di raccolta
- in occasione delle raccolte gratuite straordinarie domenicali
- attraverso il servizio a domicilio Riciclacasa.
• Pile scariche: vanno negli appositi contenitori presso le sedi dei municipi, le scuole, le sedi di zona Ama, alcuni negozi.
• Farmaci scaduti: nei contenitori bianchi presso le farmacie, le Asl, le sedi di zona Ama.
• Consumabili da stampa (cartucce di toner, nastri stampanti, unità tamburo per fotocopiatrici, ecc.): presso i centri di raccolta o le sedi di zona Ama.
• Batterie auto al piombo: vanno smaltite dall’officina che effettua la sostituzione. In caso di riparazioni fai-da-te vanno portate ai centri di raccolta o alle sedi di zona Ama.
• Indumenti usati e accessori di abbigliamento: nei contenitori stradali gialli.

Napoli ha un sistema di raccolta di tipo misto: bidoncino condominiale per la carta e cassonetti per tutto il resto. «La raccolta differenziata ha però avuto negli ultimi due anni un’evoluzione in alcuni quartieri della città. Il sistema resta sempre misto, ma fortemente finalizzato alla raccolta porta a porta», spiega Vincenzo Russo, «Sebbene costi il 30% in più rispetto al sistema tradizionale stradale, il servizio porta a porta è l’unico modo per passare dalla media di un 20% di raccolta differenziata del servizio stradale a una del 75%. In meno di un anno abbiamo coinvolto nella raccolta porta a porta 130 mila abitanti. Lo scopo era quello di arrivare, entro la fine dello scorso anno, a 200 mila, ma difficoltà finanziarie ci hanno costretti ad una pausa». Ma il Comune che vantaggio ha nel promuovere il porta a porta? «Non è un discorso legato a una logica finanziaria. Raggiungere il 35% di differenziata è un obbligo di legge. Un piccolo centro può facilmente arrivare al 60-70%, ma per le grandi città come Napoli è molto più difficile. Per questo contiamo di raggiungere il prima possibile i 300 mila abitanti che, grazie al servizio domiciliare, possono fare fino al 70% di raccolta. Unita al 20% del servizio stradale, arriveremmo a una media del 40-45% che, con estrema franchezza, credo sia il valore massimo raggiungibile e oltre il quale gli svantaggi economici del servizio sarebbero eccessivi». Perché nel porta a porta la raccolta funziona di più? «Perché fondamentalmente il cittadino è coinvolto in prima persona ad avere cura del suo rifiuto. Se poi non separa in modo qualitativo, crea una forma di inquinamento che va a danneggiare il condominio, assoggettato per questo a controlli e sanzioni. La separazione è più precisa. I materiali che arrivano in piattaforma sono di qualità buona e quindi riciclabili. Il contenuto dei cassonetti stradali, invece, non è controllabile. Se inquinato da altri prodotti, il materiale deve per forza finire in discarica. Così però la raccolta diventa più onerosa perché, ad esempio, si paga due volte il trasporto: per arrivare in piattaforma e poi per portare il materiale dalla piattaforma alla discarica. A questo si aggiunge poi non solo il mancato pagamento da parte dei consorzi del rifiuto differenziato corrotto, ma anche il pagamento dello smaltimento in discarica. Paradossalmente si arriva a far pagare di più al cittadino, che in realtà, con una buona raccolta differenziata, dovrebbe avere degli sconti sulla tassa dei rifiuti».
Il Paese europeo dove si riciclano più rifiuti urbani è la Germania (48%), seguita da Belgio e Svezia (35%). All’estremo opposto ci sono nazioni come Bulgaria o Romania, dove la raccolta differenziata virtualmente non esiste.
Ogni italiano produce 546 chili di immondizia all’anno di cui 141 vengono riciclati. Per il recupero della carta, l’Italia è un’eccellenza in Europa. Circa l’80% dell’immesso al consumo viene recuperato (lo standard imposti a livello comunitario è il 60%).
Nel 2009, i risultati di recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro hanno raggiunto la percentuale del 72,3% (+ 3,75 rispetto al 2008), equivalente a 7.762.000 tonnellate recuperate su 10.742.000 tonnellate immesse al consumo. I volumi di riciclo relativi agli imballaggi sono cresciuti per tutte le filiere: 12% per l’acciaio, 30% per l’alluminio, 4,5% per la carta, 1% per il legno, 11% per la plastica e 10% per il vetro (fonte: Conai).
Con 800 lattine si ottiene una bicicletta e con 37 una moka da 3, con una cassetta di legno un attaccapanni, con una bottiglia di vetro un’altra bottiglia, con 27 bottiglie di plastica una felpa di pile, con 7 scatole di biscotti un quotidiano, con 4 scatole di pasta un quaderno. Dall’umido non si producono nuovi oggetti (si ottiene solo concime organico), ma si risparmia nello smaltimento.
Riciclando una lattina si risparmia l’energia necessaria per tenere accesa 3 ore una tv da 14 pollici. Riciclando 1 kg di carta si tengono accese 17 lampadine per 1 ora, con 1.000 tonnellate di plastica 20.000 frigoriferi per un anno, con 1000 bottiglie di vetro 1000 lampadine da 25 watt per un anno.
Gli Ecopunti di Recoplastica sono negozi che acquistano a peso rifiuti riciclabili (carta, plastica, carta e alluminio). La carta viene pagata 2 centesimi al chilo, la plastica 17, l’alluminio 63 centesimi.
Far pagare la tassa dei rifiuti in base alla produzione reale. Il Consorzio dei rifiuti dei Navigli, che raccoglie 20 comuni dell’hinterland milanese, dà ad ogni residente dei tagliandi elettronici con un codice a barre da apporre sul sacco bianco dell’indifferenziato. L’operatore ecologico attraverso un lettore ottico risale al nucleo familiare che ha gettato quel sacchetto. E a fine anno la tassa sui rifiuti viene calcolata tenendo conto di quanti tagliandini elettronici quel gruppo familiare ha utilizzato. Il sistema ha permesso di arrivare a livelli di raccolta differenziata che superano il 60 per cento, con punte fino al 90%.
All’inizio del 2010, il Comune di Pisa ha introdotto una tessera a punti per la spazzatura: ogni cittadino che porta la spazzatura differenziata presso l’isola ecologica ottiene uno sconto sulla tassa dei rifiuti (fino a un massimo del 30%).
«Da quando, nel mio quartiere – Trastevere cuore di Roma – è cominciata la raccolta differenziata, la mia vita quotidiana è diventata un piccolo inferno. […] Sacchi marroncini per la mondezza “organica”, sacchi blu per plastica e vetro, sacchi bianchi per la carta – e grigi per i “non riciclabili”. […] Ora tutto va scartato, soppesato, appallottolato e infine dirottato nel sacco giusto – se non ora quando? E dove? Ora, appunto, un pacchetto di sigarette (vuoto) va nel sacco bianco, ma il cellophane che lo avvolge e la stagnola che vi sta dentro, invece, vanno nel sacco blu. Presto tutto questo sarà un banale automatismo. Presto quando?» (Rina Gagliardi sul Riformista).
«Abito anch’io a Trastevere, e mi sono sentito un perfetto imbecille di fronte alle istruzioni affisse sul portone del mio stabile» (Chicco Testa al Riformista).
Kamikatsu, in Giappone, è il primo paese al mondo dove si ricicla tutto. Esistono 34 categorie di spazzatura con altrettanti cassonetti che ogni cittadino deve avere in giardino o nel garage. Nessuno per la strada. Grazie al compostaggio i rifiuti alimentari sono riciclati al 100%, gli altri vengono lavati ed asciugati prima di essere gettati. I cittadini, in cambio di questo impegnativo lavoro, ricevono alcuni biglietti della lotteria.
A Yokohama esistono dieci classi di differenziata e prima di liberarsi di una pentola, bisogna misurarla: se ha un diametro inferiore ai 30 centimetri va nel cesto dei rifiuti piccoli, se no in quello dei rifiuti ingombranti. Se si butta un calzino solo va all’inceneritore, se si buttano tutti e due si devono mettere nel raccoglitore di abiti usati
In Giappone esiste anche la raccolta differenziata delle bacchette (200 paia di bacchette a testa l’anno).
Da un’indagine Ipsos-Comieco risulta che il 13% degli intervistati sostiene che la differenziata sia inutile, nella convinzione che tutti i tipi di rifiuti finiscano, prima o poi, nella stessa discarica.
«La raccolta differenziata va bene se è parte di un processo organico e coerente, che regga dal punto di vista economico e ambientale: essa sarà praticabile e opportuna se, e solo se, il suo bilancio sarà positivo. […] Infatti occorre chiarire che raccogliere i rifiuti in forma differenziata costa alquanto più che raccoglierli in modo indifferenziato, anche se una logica corretta vorrebbe che i ricavi della vendita dei materiali differenziati debbano almeno coprire tali costi. […] La soluzione per oggi e per domani? Un poderoso programma di infrastrutturazione di impianti di termovalorizzazione su tutto il territorio nazionale, nei quali mandare a combustione il tal quale» (Paolo Togni su Il Foglio).
«La raccolta differenziata la fa la cameriera della mia fidanzata, credo» (Vittorio Sgarbi).