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 2010  agosto 19 Giovedì calendario

Cercansi killer belle e sexy - Prima c’erano i «sigari­tos », i sicari bambini. Adesso sono arrivate le «bonitas», le donne killer belle e assassine

Cercansi killer belle e sexy - Prima c’erano i «sigari­tos », i sicari bambini. Adesso sono arrivate le «bonitas», le donne killer belle e assassine. Sono l’ultima, spietata novità di quell’inferno di violenza chiamato Ciudad Juarez, la città messicana al confine con gli Stati Uniti trasformata in un campo di battaglia dai narcotrafficanti. In quell’an­golo di Messico, feroce e spie­tato, i capi dei narcos sono sempre alla ricerca di nuovi trucchi per toglier di mezzo i rivali, superare i nugoli di guardie del corpo e le auto blindate di cui si circonda ogni concorrente che si rispet­ti. E allora ecco scendere in campo le «bonitas», fate omi­cide capaci di farsi largo nelle alcove dei signori della coca perennemente ossessionati dalla sicurezza, ma vulnerabi­li alle tentazioni del gentil ses­so. Gentile è ovviamente sol­tanto un modo di dire. Di quel­le 30 «bonitas» reclutate da un fantasioso gerarca del narco­traffico di gentile sono rimasti soltanto forme e modi. Dietro ai volti sorridenti, ai corpi fles­suosi, ai seni invitanti si na­scondono un cuore di ghiac­cio, un fegato da predatore, un animo da criminale profes­sionista. A svelare l’esistenza delle 30 feroci assassine ci pensa Rogelio Amaya, un affi­liato de «La Linea», violentiss­i­ma gang che da mesi semina il terrore nella città di Ciudad Juarez. Amaya, caduto di re­cente in una retata della poli­zia, vuota il sacco durante gli interrogatori e il suo raccon­to, filmato e registrato, è distri­buito alle televisioni messica­ne. «Sono belle, affascinanti e sono in grado d’ingannare tut­ti i nostri concorrenti» – rac­conta ai poliziotti sbigottiti. Poi la testimonianza scende nei particolari: spiega come le 30 incantevoli «belve» siano state scelte tra i 18 e 30 anni per soddisfare sia i boss allet­tati dalle ragazzine più giova­ni sia quelli sensibili al fasci­no maturo. Belle e giovani co­me la modella colombiana Angie Sanclemente, arrestata con l’accusa di traffico di dro­ga in Messico nel 2010 (nella foto, ndr ). Al di là dell’età delle donne, l’obbiettivo finale è lo stesso. Tutte devono essere in grado di arrivare il più vicino alla pre­da, privarla della protezione della scorta, renderla vulnera­bile e indifesa. Il colpo finale è solo una questione di scelte. Talvolta interviene un com­mando assassino. Talvolta a uccidere sono le stesse «boni­tas ». La decisione è presa in base alle capacità e alle doti di ognuna delle killer. «Ciascu­n­a ha un addestramento parti­colare, le specializzazioni so­no molto selettive e nessuna è autorizzata a svolgere un lavo­ro diverso». Le 30 incantevoli tigri non devono dunque sol­tanto ammazzare. Talvolta il loro compito è più complesso e sofisticato. «Alcune di loro sono addestrate a sorvegliare le loro vittime e noi le chiamia­mo “ halcones” ,altre sono pre­parate per ricattarli, altre an­cora - spiega Amaya - sono particolarmente brave a usa­re mitra pistole e kalashnikov e fanno parte di squadre di kil­ler mandate a compiere ope­razioni assai violente». Il fil­mato confessione di Amaya, trasmesso da tutte le televisio­ni messicane, è uno dei pochi capaci di risvegliare l’attenzio­ne di un’opinione pubblica anestetizzata dallo stillicidio di violenza e orrore di Ciudad Juarez, il centro di confine si­tuato proprio di fronte alla cit­tà texana di El Paso. Lo scorso anno, la guerra tra bande qui ha fatto 2.660 morti.Quest’an­no, le uccisioni hanno già rag­giunto quota 1.860. In passato i boss di Ciudad utilizzavano le donne soltanto per far la guardia ai rapiti o per traspor­tare partite di droga. Per ucci­dere erano invece usati i «siga­ritos », ragazzini tra i 12 e i 14 anni. Orfani di famiglie stermi­nate nel corso della guerra tra «narcos» i «sigaritos» erano adottati dalle bande di appar­tenenza e trasformati in killer. Ma ora anche i «sigaritos» so­no passati di moda. E a Ciu­dad, la morte ha il volto sedu­cente di 30 giovani streghe.