Francesca Marino, Il Messaggero 19/8/2010, 19 agosto 2010
SACRIFICIO PER GLI DEI: SULL’ALTARE C’È UNA BIMBA
Poche righe in un trafiletto di cronaca, uno di quei trafiletti buoni, perfino in India, a riempire le pagine delle notizie locali quando non c’è niente di più importante da raccontare: la polizia di un villaggio nei pressi di Lucknow ha ritrovato sepolto nel cortile di casa dei suoi genitori il corpo di Kanni, una bimba di quattro anni. Accanto alla bambina, uccisa con un’arma da taglio e il cui corpo presentava evidenti segni di bruciature, gli oggetti tipici di una cerimonia religiosa in onore di una delle varie forme della Dea: sindoor, la polvere rossa di cui le donne sposate cospargono la scriminatura dei capelli, incenso, fiori. A chiamare la polizia sono stati i vicini, allarmati dalle grida della piccola Kanni. Che sembra sia stata offerta in sacrificio alla divinità dai suoi genitori durante una cerimonia magica che secondo un sedicente santone, Shiv Kumar, avrebbe dovuto garantire alla famiglia prosperità e ricchezza immediate. Sia i genitori della bimba che il santone sono sfuggiti all’arresto, per il momento.
E questa storia, destinata a suscitare orrore per una decina di minuti, sarà dimenticata domani, come i suoi protagonisti che, nove su dieci, si nasconderanno per qualche mese per ritornare al paese quando tutto il clamore della vicenda si sarà calmato. Perché storie simili, nell’India dei villaggi, non sono affatto insolite. Certamente, non è facile trovare gente tanto ingenua o tanto disperata da sacrificare la propria figlia per diventare ricca. Ma è facilissimo, specialmente per maghi e stregoni da strapazzo che ne traggono lauti guadagni, approfittare dell’ignoranza, della superstizione, della povertà e della voglia di riscatto dei più poveri tra i poveri.
I sacrifici umani in onore della Dea sono stati da anni aboliti, sostituiti da simbolici sacrifici di noci di cocco o zucche o, in alcuni casi, da sacrifici animali. Non sono state però abolite le pratiche magiche che portano a sposare bambine ad alberi o cani come esorcismo contro la cattiva sorte, ad esempio. Così come sopravvivono i rituali di magia nera, praticati di notte e piuttosto cruenti, destinati a far generare figli maschi, a fare piazza pulita di una rivale o a generare ricchezza. La superstizione, e ancor più la mala fede, in India fanno difatti ogni anno centinaia di vittime.
Gli stati più colpiti sono il Bengala, il Bihar, l’Orissa e l’Assam, dove è piuttosto alta la percentuale di popolazione cosiddetta ‘tribale’, ma non si salvano neanche gli stati del sud, come l’Andhra Pradesh o, come in questo caso, le zone rurali dell’Uttar Pradesh e dell’Uttaranchal. Per ogni caso denunciato, sostiene la polizia, ce ne sono dieci di cui non si ha notizia. E a farne le spese sono, come è ovvio, i soggetti più deboli: donne, anziani e bambini. E non soltanto perché sono quasi sempre loro a essere vittima di queste pratiche.
Se a praticare la magia nera, come spesso accade, è un uomo, la cosa viene in genere passata sotto silenzio o, in caso di vicini particolarmente illuminati come nel caso della piccola Kanni, finisce alla stazione di polizia. Se si tratta di una donna, invece, e qualcosa va storto, la “strega” viene picchiata a morte, torturata, costretta a sfilare nuda per le strade del paese, costretta a fuggire dal villaggio o, in alcuni casi, perfino bruciata.