Antonello Guerrera, Il Riformista 19/8/2010, 19 agosto 2010
«GLI INCASSI DEL COLOSSEO CI SPETTANO»
LA SINDROME RENZI COLPISCE ANCHE ROMA
Matteo Renzi ha aperto una breccia e ora si prevedono tempi duri per il Mibac, accusato di eccessivo centralismo nella gestione delle opere d’arte e soprattutto dei loro ricavi. Subito dopo la mossa del sindaco di Firenze, il Comune di Roma ha rivendicato più potere su valorizzazione e tutela delle aree archeologiche della capitale tramite il presidente della commissione cultura Federico Mollicone (area Pdl): «Dei 35 milioni di euro che incassa il Colosseo ogni anno a noi dovrebbe spettare almeno il 30 per cento da reinvestire in progetti di valorizzazione e redditività». Secca la risposta di Giro: «Il Colosseo è dello Stato al cento per cento e sono stupito da questa volontà di lucrare. Il Comune dovrebbe dirci grazie per l’indotto prodotto dall’anfiteatro, ovvero circa un miliardo e mezzo di euro all’anno».
Insomma, la storia si ripete e si allargherà a macchia d’olio. Alemanno e Bondi si siederanno a un tavolo dopo le vacanze anche perché è in gioco anche la questione delle competenze di Roma capitale, rinviata a dopo l’ultima finanziaria, cosicché i tagli del governo non hanno risparmiato neanche la città eterna. «Una mossa intenzionale e dettata dall’alleanza con la Lega Nord», accusa sul Riformista Giulio Pelonzi (Pd), vicepresidente della commissione Cultura del Comune di Roma. «Il ministero non può oggettivamente gestire in toto le opere d’arte, a Roma si sovrappongono quattro centri decisionali: Comune, Stato e Sovrintendenza comunale e statale». Inoltre, c’è un altro problema imminente, e cioè la legge 42 del 2009, che impone ai comuni l’uscita da tutte quelle società che non sono funzionali alla macchina amministrativa entro il 2012. «In questo modo, l’Auditorium, l’Accademia di Santa Cecilia, Il Macro e il Teatro dell’Opera sarebbero a serio rischio di sopravvivenza», dichiara Pelonzi. Mentre per quanto riguarda il Colosseo, l’obiettivo primario è «istruire un ente di scopo per la gestione dell’anfiteatro e della relativa area archeologica», aggiunge. «Un esempio è la S.p.a. che tiene insieme Maggio Fiorentino e Auditorium, con controllo pubblico ma fondi privati».
Anche Roma è diventata federalista, quindi? Pelonzi non lo ammette, ma sottolinea come «tra emergenze e commissariamenti si sta assistendo a tutto il contrario del federalismo». Un esempio: gli introiti del Colosseo, «per i quali lo Stato versa un euro e mezzo a biglietto in favore della società privata che gestisce la bigliettazione stessa. Assurdo». Tuttavia, Pelonzi si smarca da Renzi sulla questione delle spese antidegrado che il Comune di Firenze non vuole pagare («i soldi dell’indotto del David sono sufficienti a coprirne le spese»), ma sottolinea una questione fondamentale: come a Firenze, la lotta per il Colosseo è la facciata di una totale ristrutturazione delle competenze sulle opere d’arte a favore degli enti locali. Una lotta federalista contro lo Stato che è solo agli inizi.