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 2010  agosto 19 Giovedì calendario

Ma ci si può innamorare di una badessa in clausura? - È permesso innamorarsi a distanza di una Badessa in clausura? Innamorarsi senza so­gni blasfemi e carnali, e senza pretesa di vio­lare la casta rinuncia al mondo di una donna bellissima e carismatica con un passato col­mo di amori, che si è ritirata in monastero ma è tuttora affascinante

Ma ci si può innamorare di una badessa in clausura? - È permesso innamorarsi a distanza di una Badessa in clausura? Innamorarsi senza so­gni blasfemi e carnali, e senza pretesa di vio­lare la casta rinuncia al mondo di una donna bellissima e carismatica con un passato col­mo di amori, che si è ritirata in monastero ma è tuttora affascinante. Lo leggevo negli occhi di un giovane a San Miniato che s’infervorava parlando di lei, Suor Maria Patrizia, che vive insieme ad altre sette clarisse dietro le grate del monastero di clausura di San Paolo. La chiama Abbadessa, come è più rigoroso (perché deriva da abbate, poi in forma afere­tica, cioè decapitando la a, di­venta badessa). Benché madre superiora, Maria Patrizia potrebbe esse­re figlia di alcune di loro, or­mai curve e decrepite; è la più giovane del monastero. La Badessa è di una bellezza au­stera, magra e abbagliante, con una voce stentorea che sprigiona sicurezza. Lui dice che pur non essendo creden­te, trema al suo cospetto, quando lei, dalle grate, ti fis­sa negli occhi, ti prende le ma­ni e poi ti dice: fa’ che la tua parola sia sempre creatrice. Il suo sguardo ti tiene in ten­sione come la corda di un ar­co; mai provato niente di si­mile. La sua mano, mi dice, «ha un calore particolare. Brucia. Suggestione? Può dar­si, ma brucia».Emana ilfasci­no dell’altrove, la Badessa Pa­trizia, una bellezza mista a ri­gore. Il suo carisma mette in soggezione, misterioso e cor­diale. Esprime lontananza, eppure sorride. Riceve con grazia, non si nega agli incon­­tri, ma s’intrattiene per poco, lasciando un calore nelle ma­ni, nel cuore e un alone di lu­ce filtrata dalle grate. La Badessa Patrizia era una donna immersa nel mondo fi­no alle soglie dei quarant’an­ni; pochi anni fa decise di cambiare radicalmente vita, prese i voti e presto divenne badessa per il carisma che emana e l’intensità della sua parola. L’Abbadessa, mi dice il suo ateo devoto, non è ama­ta in paese. Alcune donne di San Miniato confermano con rabbia: l’abbadessa è di­ventata clarissa di clausura in età matura dopo aver rovi­nato molte famiglie, perché molti mariti si innamoraro­no di lei, quando era ancora la signorina Biagioni, una ra­gazza libera e non ancora vo­tata a Dio. La sua clausura, per le maldicenti, è una puni­zione divina «per tutto il ma­le che ha fatto prima». Ne ha rubati di cuori, la Badessa, non si è risparmiata agli amo­ri. Ma anche Agostino fu un play boy prima di diventare santo e filosofo. Adesso Madre Patrizia se­duce nel nome del Signore e seduce le anime tramite l’udi­to e la vista. Per saperne di più di lei, ho chiesto a Luca Nannipieri che l’ha frequen­tata in occasione di un festi­val del pensiero popolare co­ordinato da Andrea Mancini, dove PierMarco de Santi ha mostrato un documentario sulla vita delle clarisse. «Du­rante i nostri dibattiti nella sua chiesa - dice Nannipieri ­vedevamo il suo profilo die­tro la grata che seguiva i dialo­ghi ». Poi verso la fine del di­battito, sporgeva il braccio dalla grata più larga «e noi le davamo il microfono. Era con noi solo con la sua voce e il suo profilo, ma separata da noi». La sua parola riempiva l’assenza. Sul sito del monastero, do­ve campeggia il suo nome, al­la voce attività è scritto «vita contemplativa claustrale». È dura la regola della loro vita quotidiana: si alzano alle 5.30 del mattino.Hanno l’ob­bligo del silenzio fino alle 9. Poi la colazione e la libertà di parlare. Il pranzo è in silen­zio totale, una di loro legge un brano sacro, così a cena. Poi, dopo una breve ricreazio­ne, vanno in cella silenti. Po­meriggio di rosario, preghie­ra in laboratorio, vespro e me­ditazione; dopo cena, richie­sta di pietà e di sostegno reci­proco, poi in cella fino al mat­tino dopo. E così, a Dio pia­cendo, si ripetono i giorni. Vita sprecata? Ma voi, me incluso, fate cose più impor­tanti e significative o spreca­te la vita in modo diverso, tra carrelli della spesa e auto, zapping, telefono e web, più affanni e moine? Certo, poi c’è eros, le vacanze, il diverti­mento, la cena fuori, l’aria aperta, gli spazi. Ma chi può stabilire la superiorità di una vita, se non la misura interio­re? Se una vita è compiuta a misura delle sue aspettative, se una vita non va solo vissu­ta ma anche dedicata, se le va dato un senso... La libertà, per Sartre, è una prigione sen­za muri; la prigione delle cla­risse è una libertà senza cor­pi, per altri mondi. Certo, che scelta radicale la clausura nel tempo delle Belen, le Dadda­rio o le Tulliani. Ha fatto bene a pentirsi Ma­dre Patrizia o avrebbe dovu­to seguire il corso del mondo e la sua bellezza, poi sfiorire e frenare il tempo con il lifting, le beauty farm e la dieta? A volte, la sera, penserà alla vi­ta che ha lasciato, agli amori che ha seminato, alle notti re­mote, passate tra corpi, alle­grie, e forse avrà voglia di piangere. Non mancheran­no cedimenti, rimpianti, co­nati di gioventù, sussulti di corpi. Ma ogni vita sfiorisce a suo modo. La vita è colma di vuoti e di varie pienezze. Nel­la civiltà dell’ansia e della di­sperazione si può trovare la vita anche là dove si nega. Tanti a 40 anni cercano una seconda vita: che sia il mona­­stero, dopo una vita nel mon­do? Consideratela una via d’uscita,verso l’alto.Ma defi­nitiva. È possibile tuttavia inna­morarsi di una donna così (lo dice uno che scrisse un libro intitolato La sposa invisibi­le ). Un amore incorporeo, di­stante, unilaterale, a sua insa­puta, nella maestà del silen­zio. Versione arcaica degli amori ignoti, a distanza, al te­lefono, on line, su Facebook. Stanchi del banale ritrovarsi della vita quotidiana, dei triti menage e dei fatui gossip, ver­rebbe voglia di seguire Jaufrè Rudel, il poeta trovatore e il suo amor cortese per la miti­ca contessa di Tripoli che non aveva mai visto; morì di ritorno dalla crociata tra le braccia di lei, dopo una vita perduta in suo amore. Car­ducci gli dedicò versi famosi che ritocco a misura di Ma­dre Patrizia: «Badessa, cos’è mai la vita? È l’ombra di un sogno fuggente. La favola bre­ve è finita. Il vero immortale è l’amor».