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 2010  agosto 19 Giovedì calendario

I 100 GIORNI DI

CAMERON&CLEGG LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA -
La classe politica britannica ha trascorso un´estate tranquilla. Non è stata toccata da rivelazioni e scandali come il Popolo della Libertà. Non è stata costretta a lottare con il crepitio delle fiamme ormai vicine a Mosca e San Pietroburgo. Non l´ha coinvolta la polemica sulla costruzione di una moschea a Ground Zero, a New York.
Si è presa le sue vacanze, brevi e modeste, come si è preoccupata di far sapere a tutti. Il primo ministro conservatore, David Cameron, è andato in Cornovaglia - non fanno per lui i viaggi in Toscana o alle Bahamas, tanto cari a Tony Blair. Nick Clegg, il vice primo ministro liberaldemocratico, è andato in Spagna, per stare con i genitori di sua moglie, che è spagnola.
Lo stile delle loro vacanze è lo stile dei loro primi cento giorni. Uno stile che enfatizza una spesa modesta; che mostra l´immagine di due partiti che collaborano intimamente; e che è deciso ad andare avanti.
La storia dei primi cento giorni è di un modesto successo, di un quasi lieto inizio. Potrebbe essere un´opera di Puccini, dove, come in "Madama Butterfly", l´ufficiale americano e la geisha giapponese si incontrano e si sposano; o come nella "Boheme", dove i giovani e spensierati artisti appaiono felici nella loro povertà. Eppure, come nelle opere di Puccini, l´avvisaglia dei problemi è già lì, nelle parole e nella musica: il futuro tradimento della geisha da parte dell´ufficiale, la futura tragedia dell´amante di uno dei bohemien.
La parte più straordinaria di questi cento giorni, per gli inglesi, è stato il fatto che questa è una coalizione formale, cosa senza precedenti nella politica del dopoguerra (nel governo di Churchill durante la guerra erano rappresentati tutti i principali partiti). Cameron e Clegg e i loro addetti alle pubbliche relazioni hanno giocato su questo, facendo in modo di farsi vedere spesso insieme e di far arrivare ai media storie espressive del loro buon rapporto personale. Questi due uomini, appena quarantenni, giovani per essere dei politici, sono molto simili: entrambi vengono da famiglie di ceto medio-alto; entrambi si sono formati nelle migliori scuole pubbliche inglesi e poi a Oxford; entrambi sono socialmente dei liberal. Cameron si colloca alla sinistra del suo partito e Clegg alla destra del suo: sono poche le cose su cui fondamentalmente dissentono.
La stessa cosa è stata vera per i ministri di entrambi i partiti. I principali rappresentanti liberal-democratici nel governo hanno testimoniato l´appoggio di cui godono da parte dei loro colleghi conservatori e di Cameron. Il problema è il loro partito. Abbiamo assistito ad un calo di popolarità nei sondaggi di opinione da circa il 20% durante le elezioni di maggio al 13%: e i membri del partito, molti dei quali sono politicamente di sinistra, sono sempre più scontenti. La rivista Liberal, legata ai liberal-democratici ma al tempo stesso indipendente, ha dedicato un numero alla coalizione molto critico su quella che è stata considerata la colonna portante del governo fino a questo momento: una finanziaria che impone profondi tagli alla spesa pubblica.
Spinta, come altrove in Europa, dall´orrore di una crisi del debito in stile Grecia, la finanziaria ha cercato di tagliare l´enorme debito pubblico per farlo tornare entro tre anni a livelli normali, e questo richiede tagli senza precedenti e un´ampia ristrutturazione del welfare state. Tanto i leader conservatori che quelli liberal-democratici hanno cercato instancabilmente un accordo, sostenendo che questa dei tagli immediati e profondi è la tendenza europea; e che solo così le finanze britanniche potranno essere riportate in una posizione in cui possono essere scongiurati i timori di una crisi e in cui saranno ridotti gli enormi interessi sul debito. Nella grande discussione economica attuale - tra quelli che condividono la visione di Cameron/Clegg sui tagli immediati e quelli che invocano il nome dell´economista John Maynard Keynes - un editoriale sul quotidiano di sinistra The Guardian, all´inizio della settimana, affermava che «non è necessario tagliare il deficit del governo così rapidamente. Questi tagli ricadono inevitabilmente in modo pesante e ingiusto più sui poveri che sui ricchi. Ed espongono, inoltre, a un rischio non necessario le prospettive di una ripresa economica più generale».
Per ora, il Partito Laburista, pesantemente battuto nelle ultime elezioni, si è fatto poco sentire (benché abbia recuperato qualcosa nei sondaggi). Gli manca un nuovo leader dopo le improvvise dimissioni di Gordon Brown, e non ne avrà un altro fino al mese prossimo. È probabile, comunque, che il prossimo leader sarà relativamente giovane, che abbia lavorato nell´ultimo governo laburista e che voglia disperatamente far colpo con una forte opposizione. Il partito ha un´alternativa: un pagamento del debito più lento, tagli meno profondi. Si dimostrerà più popolare con l´andar del tempo.
Ora, è chiaro che i tagli ridurranno il potere britannico nel mondo. Forse questo importa poco ai liberal-democratici, ma importa ai conservatori, in particolare a quelli di destra.
Per il momento, tuttavia, la strana coppia non sembra strana, sembrano piuttosto fratelli o vecchi amici. La classe dirigente britannica è sempre stata fiera del suo apparire calma, e questi due membri della classe dirigente hanno dimostrato di essere degni di questa reputazione. I primi cento giorni sono stati tranquilli. Ma è la calma prima di una tempesta e la tempesta scoppierà presto.
(traduzione di Luis E. Moriones)