Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 19 Giovedì calendario

Lo shopping cinese di energia spaventa i vicini asiatici - La Cina ha sorpassato il Giappone come seconda economia mondiale, coronando il suo emergere come superpotenza economica ma facendo anche nascere preoccupazioni su quale sarà il prezzo di questo sviluppo

Lo shopping cinese di energia spaventa i vicini asiatici - La Cina ha sorpassato il Giappone come seconda economia mondiale, coronando il suo emergere come superpotenza economica ma facendo anche nascere preoccupazioni su quale sarà il prezzo di questo sviluppo. Il Pil lordo trimestrale del Giappone alla fine di giugno era di 1.288 trilioni di dollari, mentre quello della Cina di 1.337 trilioni, ha comunicato il governo giapponese. L’anno scorso la Cina aveva superato gli Usa diventando il più grande mercato per gli autoveicoli e sorpassando la Germania come maggior Paese esportatore. La Cina ha la più grande riserva di valuta estera, 2,5 trilioni di dollari. E’ il numero uno nel mondo per consumo di minerali di ferro e rame e il secondo maggior importatore di petrolio. Le sue principali imprese hanno avviato un massiccio acquisto di miniere e altre risorse in tutto il mondo per alimentare la crescita economica. Secondo gli analisti la posizione raggiunta aumenterà l’influenza globale della Cina ma porta anche sfide economiche, politiche e diplomatiche. Nonostante la rapida crescita dell’economia, il reddito pro capite della Cina è attorno ai 3.000 dollari, meno di un decimo di quello giapponese, e si attesta al di sotto del 100° posto nella classifica delle 200 maggiori economie mondiali. «L’emergere della Cina come seconda economia più grande del mondo ha un’importanza simbolica e darà peso ai tentativi del Paese nella ricerca di una maggiore influenza in seno agli organismi internazionali», ha detto Jing Ulrich, direttore manageriale e presidente della divisione cinese risorse e materie prima della JP Morgan. Ma Jin Canrong, preside associato della scuola di relazioni internazionali della Renmin University, avverte che, mentre la crescita della Cina potrebbe aiutare il mondo a riprendersi dalla crisi, la sua maggior influenza e competitività potrebbe causare nervosismo a livello politico e diplomatico. Pechino dovrà «globalizzarsi» per assicurarsi l’energia e le materie prime per alimentare la crescita futura. Tuttavia, l’aumento degli investimenti e dell’acquisto di fonti di risorse all’estero non sempre è stato accolto favorevolmente. Allo stesso tempo, i vicini della Cina stanno diventando sempre più sensibili alle manifestazioni del suo interventismo, ha detto Jin, citando la recente presa di posizione di Pechino sul Mar Cinese del Sud, definito uno dei suoi interessi nazionali fondamentali. Jian Chang, economista di riferimento in Cina per Barclays Capital Research, dice che «la Cina influisce sul mondo per il suo impatto sui prezzi delle materie prime, che a loro volta influenzano i modelli di crescita globale». Secondo lui, «le esigenze dello sviluppo sosterranno la domanda di materie prime per gli anni a venire». Chang si aspetta che la Cina contribuisca per oltre 1,2 punti percentuali alla crescita del Pil globale nei prossimi anni. Il Giappone ha mantenuto il secondo posto dopo gli Usa dal 1968, quando sorpassò l’allora Germania Ovest. L’economia cinese sarà quasi certamente più forte del Giappone alla fine di questo anno a causa della grande differenza fra i tassi di crescita: il 10% annuo rispetto alle previsioni del 3% per il Giappone. Fra tutte le previsioni per la futura crescita della Cina quella di Goldman Sachs è la più ottimistica: entro il 2027 sorpasserà gli Stati Uniti. Il professor Niall Ferguson della Harvard University ha anche predetto la fine della «Chimerica», termine coniato per descrivere la simbiosi dell’economia cinese e americana degli ultimi dieci anni. A causa della recessione, prevede, l’economia cinese diventerà più indipendente di quella americana. Tuttavia, pochi analisti ritengono probabile che la Cina possa raggiungere il vertice della classifica economica in tempi brevi. Ulrich sostiene che anche ai tassi di crescita attuali ci vorrebbero molti anni per superare gli Usa; il divario tra l’attuale potenziale economico cinese da 5 trilioni di dollari e la produzione annuale degli Usa di circa 15 trilioni di dollari è ancora grande. «Questa prospettiva è ulteriormente complicata dal fatto che, andando avanti, i leader cinesi attribuiscono più importanza alla qualità piuttosto che alla quantità dello sviluppo», ha aggiunto. Chang invece ritiene che la crescita della Cina rallenterà inevitabilmente e diventerà a una sola cifra, «circa il 9% nei prossimi cinque anni e l’8% nel periodo 2016-19». Copyright South China Morning Post