Marina Cavallieri, la Repubblica 19/8/2010, 19 agosto 2010
BOOM DI OGGETTI SMARRITI È LA SOCIETÀ USA E GETTA
Negli scaffali catalogato con burocratica pignoleria c´è di tutto: portafogli pieni o vuoti, cellulari di ogni marca, patenti, tessere sanitarie, passaporti, zaini ricolmi, borse Prada e Vuitton, chiavi, bancomat e carte di credito, biancheria (anche intima), pullover, ecografie, occhiali, anelli, protesi dentarie, statuette, contenitori con l´acqua benedetta, medaglie d´oro, scarpe appena comprate.
Sono centinaia ogni giorno gli oggetti smarriti nelle nostre città. Finiscono archiviati in depositi, si accumulano negli uffici appositi, che diventano musei della distrazione, luoghi dove vengono custoditi scampoli d´identità.
Gli uffici degli oggetti smarriti (e ritrovati) sono sempre più zeppi e solo un terzo dei proprietari va a reclamarli. Ogni giorno lasciamo in giro nostre tracce, disseminiamo come indizi qualcosa che ci appartiene e per mancanza di fiducia nel prossimo o nella pubblica amministrazione non andiamo a cercare ciò che abbiamo dimenticato. A volte anche ignari di aver perso qualcosa, o presto rassegnati all´idea che gli oggetti ci abbandonino. «Nei nostri uffici finiscono circa 12 mila oggetti ogni anno, ne restituiamo intorno ai 4 mila», spiegano all´Ufficio oggetti smarriti di Genova. «Ci arriva di tutto, i portafogli sono ciò che la gente dimentica con più frequenza, ma è finita qui anche la protesi di una gamba, delle dentiere, una carrozzina da invalido. E poi gli orecchini, tanti».
Il numero degli oggetti smarriti è destinato ad aumentare, dicono alcuni studiosi, perché con l´invecchiamento della popolazione, crescono le "amnesie". Oggetti che si accumulano ignorati nei magazzini: dal giugno 2009, da quando non ci sono più i depositi nelle stazioni ferroviarie, tutto quello che viene rinvenuto è raccolto negli uffici dei comuni, i principali hanno istituito dei siti web. Quello di Roma è estremamente dettagliato: un lungo elenco di documenti, permessi di soggiorno, passaporti, tessere sanitarie, un mosaico di identità, si va dal Giappone alla Romania, ma ci sono anche zaini con tutto quello che qualche distratto turista vi aveva messo dentro. «C´è chi ha dimenticato una statua in una valigia ma non aveva un grosso valore oppure una stampella», raccontano. A Torino invece tra gli scaffali è finita «una friggitrice, una valigia con tutti gli indumenti e ora ci chiama tutti i giorni una signora che ha perso il suo anello. Gli oggetti che non vengono ritirati finiscono all´asta, ma molti non sanno del nostro servizio, noi trasmettiamo spesso un annuncio in metropolitana».
I cellulari si perdono spesso nei taxi, libri in treno, documenti nelle sale d´aspetto, ogni cosa può essere lasciata nei negozi, persa a volte tra pile di vestiti nei camerini. È una distrazione diffusa, inarrestabile e planetaria. Secondo l´Indipendent, ogni settimana vengono perduti 300 cellulari a Disneyland, 9 mila ogni anno a Washington. Per non parlare dei bagagli, 10 mila al giorno smarriti negli Stati Uniti. «C´è una moltiplicazione degli oggetti e questo porta ad una disaffezione generale», spiega il sociologo Vanni Codeluppi. «Il consumatore non si può legare a ciò che possiede perché poi non sarebbe disponibile ad acquistare nuovi prodotti, infatti nelle aziende si parla di fedeltà, di come legare il cliente». E il fatto che molti degli oggetti smarriti hanno a che fare con la propria identità? «Anche l´identità oggi è qualcosa di effimero».