Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi la segreteria di giovani voluta dal leader del Pd inizia a lavorare. Il suo è un segnale di discontinuità, ma il problema vero è la frattura con i dalemiani.
• Le pare davvero il fatto più importante della giornata?
È molto importante perché intanto innova il vizio della politica di farci conoscere le sue intenzioni solo dopo le sei di sera. Questo indulgere tardomeridiano risale all’epoca di Moro, esangue fino alle 14 e solo più tardi, a fatica, e sempre meglio man mano che si avvicinava la notte, capace di affrontare gli altri democristiani e i giornalisti. È una vita che si chiudono tardi i giornali per colpa di quest’abitudine, mai messa in discussione dopo di lui. Anche Berlusconi, che in realtà è assai mattiniero, badava che tutto fosse pronto per i tg delle venti, ma non cominciava le riunioni politiche mai prima delle cinque. Renzi ha convocato i suoi (età media 35 anni) per le sette del mattino, intende cominciare la discussione al più tardi alle sette e mezza e programma di chiudere entro le nove. Se immaginiamo che i dodici della segreteria e lo stesso Renzi a quell’ora abbiano già letto i giornali... D’altronde non è il primo politico della storia a essere tanto mattiniero. Mi viene in mente Francesco Giuseppe, che riceveva a partire dalle tre e mezza (e qualche volta si faceva trovare insaponato nella tinozza) o, naturalmente, Cavour, che riceveva a casa sua La Farina e gli altri della Società Nazionale prima dell’alba .
• Pure, ho l’impressione che questo orario delle sette del mattino significhi qualcosa.
Intanto garantisce a Renzi qualche titolo spiritoso dei giornali. Infatti, ce ne stiamo occupando. Inoltre: il nuovo segretario vuole mandare segnali di rinnovamento in ogni direzione. I dodici membri della segreteria, scelti già lunedì, sono dei ragazzi, con una prevalenza di donne, 7 a 5. Anche questa è una notizia ottima per i media (ieri gli sono arrivati pure i complimenti di Tony Blair), I dodici ragazzi conteranno qualcosa? Ho i miei dubbi. Incardinare la discussione alle sette e mezza del mattino e stabilire che alle nove tutto sarà finito, significa che il capo vedrà i suoi soprattutto per tenerli informati e dettare la linea. Niente più di questo. Non m’immagino cioè grandi dibattiti con le varie Madia o Picerno. Renzi ha seguito un metodo nuovo anche per formare questo organo politico: poca o nessuna trattativa con le altre componenti democratiche, in organico sei fedelissimi e sei provenienti dalle varie tribù del Pd, però scelti motu proprio. Civati, per esempio, ha confermato che il suo Filippo Taddei, 37 anni, è stato chiamato al posto di responsabile economico (dove era seduto Fassina) senza che lui ci abbia messo una sola parola. Taddei ha già annunciato che è meglio tagliare l’Irpef dell’I mu.
• Altro punto di novità: la sinistra è per ora fuori dagli organismi dirigenti.
Perché Cuperlo ha rifiutato la presidenza. Renzi però ieri ha detto: aspettiamo fino a sabato. La corrente di D’Alema in realtà è spaccata, alcuni vorrebbero sporcarsi le mani con Renzi, altri sono decisi a restare fuori e a fare quindi un’opposizione dura. D’Alema, grande sconfitto delle primarie, se n’è uscito con questa dichiarazione: «Io non parteciperò ad una dialettica legittima che ora ha altri protagonisti di un’altra generazione». Spiega che vuole occuparsi di politica internazionale e non degli assetti del Pd. «Lunedì partirò per Teheran per parlare degli impegni Ue».
• E Letta?
Oggi pronuncerà il discorso in Parlamento e chiederà una fiducia politica, come se si trattasse di un nuovo insediamento. Ed è di fatto un nuovo insediamento: la maggioranza, con l’uscita di Berlusconi e la comparsa sulla scena di un nuovo Partito democratico, è diversa da quella delle larghe intese non solo numericamente, ma anche qualitativamente. A gennaio potrebbe entrare, da ministro, Epifani. Si sa che Renzi vuole entro maggio la legge elettorale e il sì in prima lettura alla derubricazione del Senato a Camera delle autonomie (Camera cioè che non dà più la fiducia al governo). Letta dovrebbe dare significative assicurazioni su questo. Alfano si batte, in questa circostanza, per far vedere che esiste, che conta qualcosa. Berlusconi, all’indomani delle primarie, ha telefonato a Renzi per congratularsi e spingerlo alle elezioni in primavera.
• Napolitano sarebbe disponibile?
Dalle dichiarazioni di ieri si direbbe di no. «Mettiamo fine al frastuono delle polemiche che sono sempre dannatamente elettorali anche quando le elezioni politiche non sono dietro l’angolo». Napolitano ha dato un forte appoggio anche all’idea di Renzi sul Senato: «Sono convinto che esista la possibilità di tagliare corto su queste complicazioni e ridondanze e qualificare in modo nuovo ed essenziale il Senato».
(leggi)