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 2013  dicembre 11 Mercoledì calendario

IO, ALL’OMBRA DEL CANCRO


LA STORIA
PARIGI
Parla di paura, cateteri e incontinenza l’ultimo romanzo di Tahar Ben Jelloun. Lo scrittore franco-marocchino, autore di oltre trenta romanzi, premio Goncourt per «La Notte Fatale», questa volta racconta il cancro. In «L’ablation» (edito da Gallimard, in libreria il 2 gennaio) Ben Jelloun entra nella testa - e nelle viscere - di un amico che ha subito l’ablazione della prostata. La storia è anche la sua: «Non ho subito l’ablazione perché il mio tumore è stato preso in tempo» ha rivelato in una prima intervista al Journal du Dimanche.

ATTORI E SPORTIVI
La «confessione» di Ben Jelloun è ormai un genere, in letteratura, ma anche in tv o sui giornali. Una sorta di coming out, di ammissione pubblica di malattia. Cominciò, solitario, nel 1974, lo scrittore svizzero Fritz Zorn. Il suo autobiografico «Marte», cominciava con: «Ho anche il cancro». Affermazione iconoclasta in un’epoca in cui si parlava a mezza voce di male «incurabile» o «brutto». Da allora le sensibilità sono (forse) un po’ cambiate e il malato non è più condannato anche al silenzio. Impossibile dimenticare l’emozione suscitata da un’ Annie Girardot fragile e immensamente generosa, che parla dell’Alzheimer che le ha rubato anche il ricordo «degli applausi del pubblico». Il sipario si strappa. A Hollywood Michael J. Fox, l’eroe sullo skate di Ritorno al Futuro scopre di avere il Parkinson a trent’anni. Lo dirà a tutti nel ’98, continuando a fare film. In Francia, l’attore Bernard Giraudeau e il ciclista Laurent Fignon non hanno nascosto i capelli radi e la pelle grigia della chemioterapia. Michael Douglas va in tv e parla con semplicità e precisione del suo cancro livello 4 alla gola, Martina Navratilova annuncia a Wimbledon di aver superato un cancro al seno. Lo scorso maggio Angelina Jolie provoca il suo terremoto rivelando di aver subito una mastectomia bilaterale preventiva, perché portatrice di un gene che la esponeva ad alto rischio di tumore mammario.

I POLITICI
Se le celebrità sembrano aver superato il tabù della malattia, in politica le cose sono più difficili. Nella Francia traumatizzata dal lungo silenzio di François Mitterrand sul suo cancro alla prostata, nascosto anche falsificando bollettini medici, ha fatto discutere la scorsa settimana il silenzio di François Hollande su un intervento per iperplasia prostatica subito nel 2011, quando non era ancora nemmeno candidato alle primarie socialiste per la scelta del candidato presidente. Discussioni ha provocato anche la ministra alla Famiglia Dominique Bertinotti, che ha rivelato in un’intervista a Le Monde di aver scoperto, curato e superato un tumore al seno restando al governo e continuano a fare il ministro. Silenzio o meno, «è impossibile impedire le paure profonde che provoca la malattia e la morte - dice Ben Jelloun, che per scrivere il suo libro si è fatto “osservatore, psicanalista, detective” - Lo sguardo della gente cambia. La persona malata si percepisce soltanto attraverso la malattia e la morte e, soprattutto, si evita».

TRATTAMENTI
Ben Jelloun dice di aver voluto scrivere anche per le compagne e i figli di uomini che hanno subito l’ablazione della prostata. «Si sentono persi», ha detto lo scrittore, che parla delle ore e dei giorni trascorsi nei corridoi del servizio di urologia del professor Desgrandchamps, all’ospedale parigino Saint-Louis, delle ecografie, gli scanner, le Tac. «Ho conosciuto i momenti di panico prima di cominciare il trattamento - ha raccontato Ben Jelloun al Journal du Dimanche - Ne ho parlato con i miei cari, ma con leggerezza, cercando di non spaventare. Si è del tutto soli nella malattia. Bisogna saper vivere questa solitudine perché non diventi un pozzo senza fondo...Oggi le cose sono tornate a posto. Ho un controllo ogni sei mesi. Vivo con una spada di Damocle sulla testa, perché possono esserci complicazioni terribili. Ho scelto di non pensarci. Ci si abitua a tutto».
Francesca Pierantozzi