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 2013  dicembre 11 Mercoledì calendario

I FORCONI MENTRE LETTA PARLA ALLA CAMERA


REPUBBLICA.IT
ROMA - Terzo giorno di proteste per il movimento dei forconi. Blocchi stradali, presidi e manifestazioni proseguiranno fino a venerdì un po’ in tutta Italia. Gli scontri e le minacce ai negozianti per costringerli a chiudere, come è successo in alcuni casi, hanno suscitato polemiche. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, riferirà domani alla Camera sulla protesta. Dopo le dichiarazioni di ieri ( "non permetteremo di mettere a fuoco le città"), ha assicurato che lo Stato "metterà tutta la forza necessaria" contro le frange più estreme e violente nel movimento: "Abbiamo segnali chiari dall’intelligence. Non stiamo qui ad aggettivare le ali estreme di questi movimenti, ma abbiamo gli occhi puntati su di loro e sapremo cosa fare se costoro esagereranno. Non avremo remore a reprimere ogni minaccia e intimidazione che dovesse essere espressione di atteggiamenti delinquenziali".

Le reazioni. Il Pd è d’accordo con le parole di Alfano ma sprona il ministro ad intervenire al più presto: "Da tre giorni annuncia che il governo non tollererà che le manifestazioni dei forconi violino la legalità e paralizzino le città con la violenza e blocchi. D’accordo. Sarebbe però il caso di cominciare a farlo oltre che annunciarlo". Il governo prova a intervenire sulle ragioni della protesta e ha convocato per martedì prossimo un Tavolo sull’autotrasporto a cui saranno invitate tutte le associazioni che manifestano.

Sulla necessità di riunciare alla violenza si è espresso il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: "Le famiglie e le imprese sono stremate da una crisi che sembra non finire mai e i segnali di ripresa sono ancora debolissimi. Ma dare voce a questo dramma quotidiano con manifestazioni che portano al caos è inaccettabile perchè l’esperazione, anche se comprensibile, non può prendere in alcun modo la via dell’intolleranza, delle minacce e della violenza".

Anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni è concorde: "Chi ha interessi veri da far valere non ricorre alla violenza". Il viceministro all’Economia, Stefano Fassina, ha chiesto ai dimostranti di "chiarire gli obiettivi" del movimento: "Il Governo fa di tutto per affrontare l’emergenza. La protesta rischia di essere cavalcata dai populisti professionisti che abbiamo in Italia, da Grillo a Berlusconi". Il nuovo segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, ha scritto su Facebook: "Il forcone con Letta saprei come usarlo". Poi, ai cronisti di Montecitorio: "Dopo il voto di oggi" sulla fiducia al governo "i forconi dovrebbero entrare in Parlamento".

Berlusconi rinvia l’incontro. Forza Italia continua a "flirtare" con il movimento. Daniela Santachè (Fi) si è detta "al fianco" dei dimostranti: "Sono mesi e mesi che li ascolto perché credo che loro siano una parte del nostro paese che sta veramente in ginocchio". Silvio Berlusconi intanto ha rinviato l’incontro con gli autotrasportatori previsto per oggi: "Ho deciso, per evitare ogni possibile strumentalizzazione, di rinviare l’incontro ma rivolgo il mio invito al governo affinchè si faccia subito interlocutore" delle loro istanze. L’incontro era stato criticato dai rappresentanti dei commercianti e degli imprenditori. L’ex presidente del Consiglio ha accusato il governo di essere "poco reattivo" nei confronti delle categorie coinvolte: "Da giorni il nostro paese è bloccato dall’azione di protesta che sta provocando disagi alla popolazione e al commercio. Sino ad ora il governo è apparso poco reattivo. Cosa aspetta a convocare queste categorie? Forse che accada qualcosa?".

Il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi ha risposto alle parole di Berlusconi, dichiarando che il Tavolo per l’autotrasporto è già aperto da un mese e che ci sarà una nuova riunione martedì prossimo, dove sono state invitate anche le sigle che hanno protestato in questi giorni: "Abbiamo più volte incontrato i rappresentanti degli autotrasportatori" e raggiunto un accordo firmato da sigle pari al 95% del settore. Questa intesa è tra le ragioni che hanno portato gli autotrasportatori a non scioperare in massa. Una decisione che potrebbe presto cambiare. Il movimento dei forconi, in un volantino, ha spronato le persone a "fare rifornimento" perchè ci sarà "un blocco totale con gli autotrasportatori che sciopereranno al nostro fianco".

"I Forconi con le violenze non c’entrano". Mentre la Procura di Torino indaga contro ignoti per devastazione e saccheggio, mentre altre ipotesi sono l’istigazione a delinquere, le lesioni, la resistenza a pubblico ufficiale e la violenza privata, uno dei leader del Movimento dei Forconi, Mariano Ferro, denuncia all’Ansa come alla sigla in questi tre giorni siano stati associati "gruppi di teppisti ed eversivi con i quali non c’entriamo nulla. Ci dissociamo a gran voce dalla violenza in atto in altre parti del Paese. Perché i veri Forconi si trovano in Sicilia, dove la protesta in questo momento è pacifica".

"Il movimento sceso in campo in origine comprendeva alcune sigle compresi i Forconi, raggruppate nel Coordinamento 9 dicembre - spiega ancora Ferro -. In una prima fase poteva anche farci piacere che la sigla dei Forconi fosse stata presa a simbolo dello sciopero, ma adesso la situazione è degenerata". Quanto a Berlusconi, Ferro invia un messaggio: "Se davvero vuole darci una mano, ci dia spazio nelle sue televisioni. Ci consenta di esporre le nostre tesi in un talk show e non in uno-due minuti di interviste".

"Tutti a Roma". La piattaforma di adesioni alle proteste si è in effetti allargata a macchia d’olio rispetto alle origini del movimento, nato in Sicilia nel gennaio 2012 come una rivolta di autotrasportatori e agricoltori contro il caro carburante e contro le condizioni in cui erano costretti a lavorare. In questi tre giorni a protestare nelle strade sono stati visti anche venditori ambulanti, precari, studenti, disoccupati, immigrati e persino ultras delle curve calcistiche ed estremisti di destra. Allargando anche lo spettro delle rivendicazioni, dal taglio delle tasse, all’uscita dall’euro, fino alla caduta del governo Letta.

Proprio l’esecutivo è uno dei target principali dei manifestanti e, se la fiducia verrà confermata al governo Letta "sarà l’ennesimo colpo di Stato", come afferma Danilo Calvani, leader del movimento "9 dicembre" a cui i manifestanti risponderanno con una manifestazione nazionale a Roma: "Finché questi politici non se ne andranno, sarà lotta ad oltranza. Noi in maniera democratica e rispettando l’ordine costituito faremo ciò che prevede la nostra Costituzione cioè deligittimeremo questa politica e andremo a Roma la prossima settimana da tutta Italia. Stiamo lavorando con la Questura di Roma per organizzare un’iniziativa democratica. Non ci interessano iniziative illegali".

La cronaca. La Cgil ha denunciato il tentativo di irruzione nelle Camere del Lavoro a Andria, Barletta, Cerignola, Biella e Savona con gravi minacce e lancio di oggetti da parte dei dimostranti: "Manifestare è un diritto di tutti, ma tale diritto va esercitato nel rispetto del principio incontrovertibile della non violenza, della non intimidazione e del rispetto delle libertà di ogni lavoratore e di ogni impresa di poter svolgere liberamente la propria attività" ha scritto il sindacato in una nota.

Torino è uno dei centri più colpiti dalle manifestazioni e il prefetto, Paola Basilone, aveva annunciato ieri l’arrivo di rinforzi per riportare l’ordine in città. Nonostante questo anche oggi la città è andata in tilt, con blocchi, cortei e presidi nei punti nevralgici del capoluogo piemontese. Le forze dell’ordine hanno denunciato 32 persone per "plurimi e arbitrari blocchi alla circolazione stradale" e hanno arrestato due persone per violenza privata aggravata. Un camionista di 36 anni, Cristell Conto di Ivrea (Torino), che avrebbe utilizzato il suo camion per bloccare la viabilità, spostandosi da un presidio all’altro, e un altro manifestante, Yuri D’Ambra, 25 anni, fermato dopo aver impedito ad un tassista di svolgere il proprio lavoro, minacciandolo e intimandogli di scendere dal suo mezzo.

La polizia ha cercato di mantenere il controllo, ordinando la liberazione dei mercati generali. Uno sgombero che ha consentito a più di 300 camion di uscire con i rifornimenti per negozi e supermercati. Sgomberato anche un presidio in Piazza Derna, dove i manifestanti bloccavano il traffico. Gli agenti sono dovuti intervenire con una carica di alleggerimento. Sono continuate anche oggi le irruzioni e le minacce nei confronti dei negozianti per indurli a chiudere le serrande. Almeno sei gli espisodi segnalati solo nel torinese, di cui tre sventati dall’intervento della polizia.

In serata, comizio in Piazza Castello di Danilo Calvani, coordinatore nazionale dei forconi o Movimento del 9 dicembre. Ad attenderlo c’erano un migliaio di persone, tra cui gruppi di ultra’. Quando, prima che Calvani arrivasse, sono partite due bottiglie contro gli scudi dei poliziotti schierati davanti al palazzo della Regione, i coordinatori di Torino hanno preso la parola al megafono e hanno detto: "Questi violenti che vengono qui solo per lanciare le pietre come hanno fatto lunedì se ne vadano noi non li vogliamo". A quel punto la piazza si è semi svuotata.

Da Nichelino la denuncia del sindaco Pino Catizone, al telefono con l’Ansa. "Il Municipio è circondato da tre giorni, al momento non riusciamo a uscire dal palazzo. Ci hanno isolati 30-35 manifestanti per lato, e davanti al Municipio ce ne sono centinaia. Chiedono lavoro, casa e le dimissioni del sindaco e di tutti i politici. Appaiono molto minacciosi, io sono andato a parlare con loro cercando un dialogo, ma non è servito a nulla". "Ieri - aggiunge Catizone - ho avuto un incontro insieme ad altri colleghi sindaci, tra cui Piero Fassino, con il prefetto di Torino, Paola Barisone. Mi pare che si stia sottovalutando il caso Nichelino, e questo dispiace".

A Pinerolo (Torino), il sindaco Eugenio Buttiero è sceso in piazza per partecipare al contro-corteo organizzato dal Pd cittadino per contrastare i blocchi dei manifestanti aderenti al movimento dei forconi.

A Cerignola (Foggia), i manifestanti hanno lanciato una bomba carta davanti a un supermercato che aveva riaperto dopo due giorni di chiusure. A Barletta, tredici persone sono state identificate per aver partecipato alle manifestazioni di protesta. Al momento, nessuno di loro è stato denunciato perché nessuna tra le presunte vittime di soprusi e violenze ha voluto sporgere denuncia.

Nel foggiano due camionisti sono stati aggrediti ieri dopo essersi rifiutati di fermarsi ad uno dei blocchi stradali sulla statale 16. Entrambi i camionisti hanno provato a continuare la propria marcia ma sono stati inseguiti e bloccati. Gli aggressori hanno bucato gli pneumatici dell’autotreno, forzando il portellone per gettare a terra i carichi che trasportavano.

A Bisceglie i manifestanti sono tornati a bloccare i binari e la circolazione ferroviaria alla stazione, ostacolando così la circolazione sulla linea adriatica per un paio d’ore.

Intanto a Roma i manifestanti hanno occupato per circa un’ora i binari della metro B e della Roma-Lido nelle stazioni di Garbatella e Piramide. Restano blindati i palazzi delle istituzioni (palazzo Chigi, Palazzo Madama e il Quirinale).
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A Milano questa mattina è stato occupato nuovamente piazzale Loreto. Alcune decine di persone hanno iniziato a bloccare a turno, girando attorno alla piazza, una delle strade che portano al piazzale. Tafferugli sono scoppiati quando è arrivato un pullman di tifosi dell’Ajax, giunti a Milano in vista della partita con il Milan di stasera. Stufi di essere bloccati dal traffico, i tifosi olandesi sono scesi e si sono diretti verso i manifestanti lanciando lattine di birra e urlando insulti. Sono volati calci, pugni, spintoni, anche se al momento sembra nessuno abbia avuto bisogno di ricorrere alle cure mediche. La rissa è stata interrotta dalla forze dell’ordine che hanno diviso i due gruppi.

Proteste anche a Savona, dove alcuni manifestanti hanno fatto ’irruzione’ in una libreria urlando "Chiudete la libreria e bruciate i libri". Un corteo si è riunito sotto al municipio. La questura avrebbe chiesto al Comune, per motivi di ordine pubblico, di chiudere gli ingressi del municipio davanti ai manifestanti.

IL DISCORSO DI LETTA
ROMA - A poco più di due settimane dal voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi e dal conseguente passaggio di Forza Italia all’opposizione, Enrico Letta, come richiesto espressamente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si è presentato oggi in parlamento per chiedere una nuova fiducia ad una maggioranza "numericamente più debole, ma più coesa". Fiducia confermata dall’aula di Montecitorio, con 379 sì, 212 no e due astenuti. Ma i numeri che contano per verificare la tenuta del governo sono soprattutto quelli del Senato, dove si voterà in serata dopo il nuovo intervento di Letta. Ma proprio in Senato, è il vicepresidente Roberto Calderoli a dire "Letta dura quanto un gatto sull’Aurelia" dopo aver letto tra le righe degli interventi dei senatori di riferimento di Renzi, ovvero del segretario del Pd. E’ una vicenda tutta toscana. Nasce a Pisa e muore a Firenze". Gli fa eco Matteo Salvini, segretario della Lega Nord: "Letta si sta scavando la fossa ubbidendo a tutte le richieste fatte da Bruxelles, e poi qualcuno si stupisce dei forconi. Dopo il voto di fiducia di oggi, i forconi dovrebbero entrare in parlamento". Poi va ancora oltre e si mette a scrivere su Twitter.

Una fiducia che secondo Letta sarà necessaria invece "per un nuovo inizio". Per evitare "di rigettare nel caos tutto il Paese proprio quando sta rialzandosi: l’Italia è pronta a ripartire ed è nostro obbligo generazionale aiutare a farlo". Così ha esordito il premier nel suo intervento alla Camera. Di fronte ai deputati ha affrontato i temi più caldi della sua agenda politica: la crisi economica, la legge elettorale, la riforma del lavoro, l’abolizione delle Province e del finanziamento pubblico dei partiti.

L’attacco a Grillo. In avvio del suo discorso Letta ha attaccato Beppe Grillo. "Fanno a pezzi la democrazia rappresentativa e incitano all’insubordinazione", ha detto il premer riferendosi all’inquietante lettera scritta ieri dal leader del M5S ai vertici delle forze dell’ordine. "Questo parlamento repubblicano e le istituzioni esigono rispetto in periodi così amari", spiega Letta, riferendosi indirettamente alle affermazioni di Grillo sulla vicenda dei ’forconi’. Il premier ha ribadito anche la "fedeltà indiscussa" ai valori repubblicani delle forze dell’ordine.

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Pd e Nuovo centrodestra. Un discorso quello di Letta dopo l’accordo trovato ieri con Matteo Renzi, neosegretario del Pd, sulle priorità programmatiche. Il presidente del consiglio deve rispondere pure alle sollecitazioni poste da Angelino Alfano, vicepremier e leader di Nuovo centrodestra, che ha chiesto un programma politico da condividere per l’intero 2014. E proprio sulle alleanze il premier ha spiegato: "Oggi ci sono le condizioni" per realizzare un patto di governo per il 2014, in questo "aiutano le sollecitazioni componibili espresse dal nuovo leader del Pd, del Nuovo centrodestra" e delle altre componenti della maggioranza".

Riforme entro 18 mesi. "Rivendico la positività del governo nei primi sei mesi, nei quali ho lavorato con con dedizione nonostante aut aut e minacce da cui ho cercato di tenere il governo al riparo, ha detto Letta. Ora "il grande obiettivo entro il quadro tempistico dei 18 mesi è di avere istituzioni che funzionino e una democrazia più forte e più solida", ha detto Letta, annunciando una dopo l’altra la sua agenda. Prima fra tutte l’abolizione delle province.

Legge elettorale. Sulla legge elettorale il presidente del Consiglio ha incitato il governo e il parlamento a lavorare e ha sottolineato due aspetti: Si "deve evitare l’eccesso di frazionamento che ci condannerebbe all’ingovernabilità e garantire una democrazia dell’alternanza. L’obiettivo è un meccanismo maggioritario", ha detto, chiedendo di ricreare "un legame tra elettori ed eletti". Il premier ha annunciato quindi per il mese di gennaio "un pacchetto di norme sulla legalità".

Via finanziamento pubblico partiti. Fra i punti toccati dall’intervento a Montecitorio anche i costi della politica. "Troppo tempo è passato dalle proposte fatte dal governo sull’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti e perciò confermo la volontà di completare definitivamente questo percorso entro l’anno con tutti gli strumenti a disposizione", ha aggiunto il premier.

Lavoro. C’era attesa sulla questione del lavoro. "Nel 2014 completeremo riforma degli ammortizzatori sociali, in un clima di dialogo sociale, andando verso un sistema che privilegi il lavoratore rispetto al posto di lavoro", ha detto il premier. "Per la riduzione del costo del lavoro abbiamo cominciato con la legge di stabilità e qui alla Camera abbiamo deciso l’automatismo per cui i proventi della revisione della spesa e del ritorno dei capitali dall’estero vanno nella riduzione del costo del lavoro e lo inseriremo dopo il confronto con le parti sociali", ha aggiunto.

Istruzione e ricerca. Fra le priorità nell’agenda del governo ci sarà anche l’istruzione e la ricerca. "Dal primo gennaio l’istruzione e la ricerca saranno messi in cima alle priorità", con "impegni concreti per il rilancio delle università e della ricerca entro marzo". Il premier ha anche annunciato una "costituente della scuola entro giugno" per far sì che "i ragazzi si diplomino prima e con competenze maggiori". "Il ciclo della scuola, poi - sottolinea Letta - inizia con la scuola dell’infanzia perché è un diritto dei bambini e uno strumento per favorire la conciliazione famiglia-lavoro e le pari opportunità". Sempre in tema di istruzione il presidente del Consiglio ha affrontato il tema dei giovani ricercatori spiegando che bisogna fare di tutto "perché la burocrazia non li ingabbi".

Debito pubblico. Nel suo lungo discorso Letta ha affrontato anche una serie di temi economici. "Il nostro debito pubblico è colossale e lo stiamo aggredendo. E’ importante perché ce lo chiede l’Ue? Lo aggrediamo perché ci costa troppo, nel rapporto tra debito e Pil paghiamo 90 miliardi di euro in interessi, soldi buttati", ha sottolineato.

Il rapporto con l’Europa. "Oggi tracciamo linea netta, senza sfumature: di qua chi ama l’Europa, ne riconosce le contraddizioni e vuole riformarla ma sa che senza Ue ripiombiamo nel medioevo. Di là chi vuole bloccare l’Ue. Chiedo un mandato per un’Europa migliore, chi vuole isolare l’Italia, chi cerca consenso con il populismo non voti la fiducia", dice Letta. "Il nostro semestre europeo - prosegue - deve ridare energia a un’Europa con le batterie scariche". Letta ha indicato poi l’obiettivo per l’Italia di una crescita del 2% nel 2015, ricordando la necessità di misure strutturali a sostegno della crescita a partire da un uso più razionale dei fondi Ue e dall’eliminazione di quei ’colli di bottiglia’ che frenano le piccole e medie imprese.

Privatizzazioni. Fra i temi toccati da Letta anche quello delle privatizzazioni: "Il primo blocco di dismissioni consentirà una cassa di 10-12 miliardi, tutti a riduzione del debito. Quello delle dismissioni pubbliche è un tema sensibile, ma uno Stato credibile e funzionante non si deve occupare di tutto e le risorse fresche dai privati sono utili per lo sviluppo delle imprese", ha affermato.

Poste ad azionariato lavoratori. Il premier ha infine anticipato al Parlamento l’intenzione di valutare l’apertura, a breve, del capitale delle Poste e di altre imprese all’azionariato dei lavoratori, per un nuovo modello di impresa già avviato in Germania.

Forza Italia conferma la sfiducia. Il dibattito che ha fatto seguito al discorso del presidente del Consiglio ha confermato le posizioni delle diverse forze politiche, con Forza Italia, M5S e Sel che hanno ribadito il loro no al governo. "L’intervento in Aula del presidente del Consiglio Letta ha purtroppo confermato tutti i nostri timori e la nostra sfiducia. Nessuna prospettiva concreta, se non confusi rinvii in avanti. E nessuna presa d’atto di come si siano sciupati 7 mesi di governo sia rispetto al rilancio dell’economia sia rispetto alla pacificazione nazionale", lamenta il forzista Raffaele Fitto. "Presidente Letta, lei è tornato a prenderci in giro, ha la faccia come il bronzo. E malgrado ciò si premette anche di offendere l’unica forza politica che nel bene e nel male quello che aveva detto poi lo ha fatto", attacca invece il grillino Riccardo Nuti.

La replica. Agli attacchi dell’opposizione il premier ha voluto rispondere nella sua replica. "Nel mio discorso di aprile era chiaro che la separazione tra vicende politiche e vicende giudiziarie era un punto che io non avrei mai saltato. Venire qui a dire che tutto è cambiato perché è mancata la pacificazione non va bene", ha detto il premier. Al M5S il presidente del Consiglio rinfaccia poi "l’inaccettabile pratica di mettere i giornalisti alla gogna". "E’ inaccettabile, inaccettabile, inaccettabile", afferma. "Speravo - insiste - che Grillo con il suo attacco ai giornalisti si sarebbe reso conto di aver fatto una ...gaffe. E immaginavo che il discorso si chiudesse qui. Lei e il M5S, onorevole Nuti, oggi dite che o i giornalisti dicono quel che volete voi o vengono messi alla gogna. E’ inaccettabile". Parole che hanno fatto scattare la bagarre in aula e una controreplica dello stesso Beppe Grillo. "Letta mente agli italiani e offende M5S!", scrive il leader del movimento in un messaggio pubblicato su Facebook.

Scontro tra Faraone e Nuti. Tensioni tra Pd e M5S si erano avute anche nel corso del dibattito, quando l’esponente grillino Riccardo Nuti ha fatto riferimento al collega del Pd Davide Faraone, neo componente della segreteria di Matteo Renzi, e citando intercettazioni ambientali ha parlato di un incontro del 2008 tra Faraone e un mafioso del quartiere palermitano San Lorenzo-Resuttana. Faraone non è coinvolto in nessuna inchiesta, ma è comunque moralmente corrotto, anche perché come ha mostrato ’Striscia la Notizia’ alle primarie per le Amministrative a Palermo chiese voti in cambio di posti di lavoro in una cooperativa".

La difesa del premier. A difendere Faraone ci ha pensato nella replica lo stesso Letta. "Voglio esprimere la mia solidarietà al collega Davide Faraone per le cose ingiuriose che sono state dette oggi. Questa logica della delazione continua è inaccettabile", ha detto.

Scontro con la Lega. Attimi di tensione anche al Senato, quando Letta nel suo intervento ringrazia i marinai italiani. Dai banchi della Lega c’è chi protesta e ironizza. "Colleghi della Lega queste ironie sui nostri marinai che hanno salvato tante vite umane sono inaccettabili", dice duro il premier.