Filippo Fiorini, Oggi 11/12/2013, 11 dicembre 2013
A DIECI ANNI JORGE CONVERTÌ LA MAESTRA
Dicono che non abbia mai fatto nulla per diventare Papa, così come nemmeno si era sforzato di diventare arcivescovo, ma che nel Conclave l’abbiano praticamente acclamato e non abbia potuto dire no. Dicono che scriva lettere ai vecchi compagni di scuola in cui dice: «Chi l’avrebbe mai detto, ragazzi, che sarei arrivato fin qui?». Ora, alla soglia dei 77 anni, ripete che ama fare il prete più di ogni altra cosa, come quando era arcivescovo a Buenos Aires e si presentava così: «Salve, sono padre Jorge, curato». Eppure chi l’ha conosciuto ragazzino è sicuro che abbia sempre mostrato la stoffa del leader.
La vita di Jorge Mario Bergoglio è stata segnata da fatti straordinari: fu battezzato il giorno di Natale nella chiesa di Maria Auxiliadora da padre Enrico Pozzoli, il salesiano che sarebbe diventato la sua guida spirituale e il confessore della sua vocazione al sacerdozio. Infatti, e contrariamente a quanto si crede, Papa Francesco non sentì la chiamata di Dio in un pomeriggio dei suoi 17 anni, confessandosi nella chiesa di quartiere prima di una scampagnata tra amici. Quel giorno del 1954 fu la volta in cui decise senza dubbio che sarebbe diventato sacerdote, «perché il Signore mi aspettava e con sentimento d’amore mi scelse ». Ma la vocazione era arrivata molto tempo prima.
OTTENNE IL PRIMO PREMIO IN RELIGIONE
Era il 1947 quando sua madre rimase incinta di María Elena, la quinta e ultima figlia, nonché l’unica dei suoi fratelli ancora in vita. Una gestazione difficile, che si concluse con un parto in cui mamma Regina perse l’uso delle gambe. Il Papa lo ha raccontato diverse volte, precisando che, per alleggerirla dal peso delle faccende domestiche, suo padre Mario decise nel 1949 di mandare lui e il fratello Oscar in un collegio fuori città, l’Opera Don Bosco dei Salesiani di Ramos Mejia. Dopo quei mesi di studio in cui gli fu assegnato il «primo premio in condotta e nelle materie di Religione e Vangelo», Jorge tornò a casa convinto di farsi prete, ma decise di tenerlo nascosto ai genitori.
«La vocazione l’ho sentita per la prima volta a Ramos Mejia, durante l’ultimo anno delle elementari (nel 1949, ndr), e ne parlai con il famoso “pescatore di anime”, Padre Martinez », avrebbe scritto molto dopo lo stesso Bergoglio, in una lettera del 1990 a don Cayetano Bruno, uno storico della Chiesa che si interessava alla sua biografia. «Ma poi sono entrato all’istituto tecnico e allora “ciao, ciao”». Ancor prima di studiare chimica, però, Jorge aveva già dato segni di un certo istinto missionario. Se lo ricorda Ernesto Lach, che ce l’ha avuto in classe per un anno alle elementari Pedro Cerviño nel quartiere di Flores (all’epoca si chiamavano scuole Evita Peron). «Jorge aveva un affetto speciale per la sua prima maestra, la signora Elvira», racconta Ernesto. «L’ha avuta al primo anno e poi l’ha ritrovata al terzo, quando incominciò a esercitare su di lei un’influenza fuori dal comune, tanto che la convinse a tornare in chiesa dopo che se ne era allontanata». Elvira Quiroga de Arenaz, la donna che firmava le pagelle di Francesco, aveva una figlia con problemi di salute e trovò nelle parole di quel bambino la via per il conforto che aveva perduto.
In quell’epoca, Jorge strinse uno dei legami più forti della sua vita. «Il suo miglior amico era Julio Cesar Cantù», giura Ernesto: «rimasero sempre in contatto, anche da grandi, e di tanto in tanto andavano a trovare la loro maestra. Quando Julio si ammalò alla spina dorsale e rimase bloccato a letto, Jorge lo chiamava tutti i giorni». Dopo la morte dell’amico, quando ancora era a Buenos Aires, Bergoglio si interessò per farlo seppellire nel luogo che aveva scelto.
LE CONFIDENZE A DON CAYETANO
«Studiavo chimica e passavo lunghe stagioni dai nonni», scrive ancora Jorge Bergoglio nella lettera del 1990 a don Cayetano. «Poi, nel settembre del ‘54 presi atto di quello che avevo ormai capito da tempo e imboccai un serio cammino spirituale con padre Duarte Ibarra. Non dissi niente in casa fino all’anno dopo», l’anno del diploma. Quando raccontò in famiglia di voler entrare in seminario dovette affrontare un certo scetticismo. Il padre era comprensivo, ma la madre molto meno e «la prese male. Voleva che andassi prima all’università ». Ostinato, il giovane cercò consiglio dal prete che lo aveva battezzato. «Don Pozzoli esaminò la mia vocazione, mi disse di pregare, di mettere la decisione nella mani di Dio», e quattro anni dopo Jorge prese i voti. Quando è stato eletto Papa, ha detto di aver scelto il nome Francesco in onore al santo d’Assisi, perché voleva «una Chiesa povera e per i poveri». Pochi hanno ricordato che quello era anche il nome di suo nonno materno, Franceso Sivori, e quello di suo padre, Mario Giuseppe Francesco Bergoglio, a cui forse ha voluto dare un tributo di gratitudine, per aver compreso che il suo era un destino straordinario.
Filippo Fiorini