11 dicembre 2013
Tags : Luca Delfino
Biografia di Luca Delfino
• Genova 1977. Noto come “il killer delle fidanzate”. Già indagato per l’omicidio della ex fidanzata Luciana Biggi (sgozzata con un coccio di bottiglia nel centro storico di Genova la notte tra il 27 e il 28 aprile 2006), il 10 agosto 2007 uccise per strada a Sanremo con 40 coltellate l’ex fidanzata Antonella Multari, delitto per cui è stato condannato, con rito abbreviato, a 16 anni e otto mesi di reclusione, più 5 anni di custodia in una struttura psichiatrica (gli è stata riconosciuta la seminfermità mentale). Il 14 febbraio 2011 la Corte d’assise di Genova lo assolse dall’accusa di aver ucciso la Biggi (insufficienza di prove). Nel novembre del 2013 è stato rinviato a giudizio con l’accusa di molestie sessuali nei confronti di una metronotte risalenti all’8 agosto 2007, due giorni prima del delitto della Multari.
• «Padre operaio, madre casalinga, un fratello che va ancora a scuola, viveva di espedienti, dormendo spesso alla stazione Brignole. Sempre in bilico tra droga e alcool, una volta si fece beccare mentre rubava i tergicristalli di un’auto. Nel 1998 venne coinvolto in un episodio di molestie ai danni di una minorenne. Nel 2006 viene indagato a piede libero per l’omicidio di Luciana. L’anno seguente si fidanza con Antonella, commessa in un negozio di abbigliamento a Vallecrosia. Dura quattro mesi. Lei sporge denuncia per aggressione. Poi va ancora dai carabinieri a raccontare delle continue molestie, delle minacce ai suoi genitori. Non succede nulla. Il 12 agosto 2007 infila un coltellaccio sotto l’inseparabile tuta e pedina Antonella. Quando lei resta sola, si avvicina. Lo arrestano subito. La prova del delitto è sparsa sui suoi vestiti. Dopo, si saprà che poche ore prima aveva anche palpeggiato un’altra donna (…). Delfino passa il suo tempo leggendo ogni articolo che parla di lui, cita le poesie del cinese Li Tien Min, è diventato un mistico che scrive poesie su Paolo VI, si affida al giudizio di Dio» (Marco Imarisio) [Cds 15/02/2011].
• «Show inscenati a ogni udienza, con dichiarazioni folli, (“fatemi vedere Antonella, me la nascondete”, “Antonella mi chiede in regalo un cane, a me che sono in galera dove mi chiamano assassino anche i muri”) (...) è stato definito da tutti i periti “socialmente pericoloso” con una “personalità sadica”, ha accoltellato Antonella in pieno centro di Sanremo, nell’ora di pranzo, dopo averla pedinata e molestata per mesi. Lei aveva denunciato ai carabinieri la persecuzione di quell’uomo sospettato di aver ucciso una sua ex fidanzata, Luciana Biggi, nel centro storico di Genova, nell’aprile del 2006. Delfino non era mai stato arrestato per l’omicidio di Luciana, nonostante le richieste dell’allora capo della Mobile, Claudio Sanfilippo» (Erika Dellacasa) [Cds 10/1/2009].
• «Zazzera corta, giubbotto classico, profumo di pulito. È il nuovo look di Luca Delfino, all’indomani dell’omicidio della sua ex fidanzata, Luciana Biggi. È il 2 maggio 2006. Quel giorno, dopo aver tagliato i capelli, con la barba incolta e senza la solita tuta, incontra la stampa nello studio del suo difensore, Riccardo Lamonaca. Quasi non lo riconosce neppure l’avvocato. “Luciana? Ci eravamo lasciati da due settimane”. Scandisce le parole, si esprime con perfetta grammatica, nonostante una faticosa terza media, scarse letture, lavori saltuari. Delfino, però, ha buona memoria e controllo della situazione: “Litigavamo spesso, era matta come un cavallo, ma mi piaceva”. Una relazione durata quattro mesi, poi la rottura: “Mi ha lasciato perché non avevo né macchina né la patente, lei voleva una vita comoda”. Non dimostra rancore. Alla prima occasione, però, sembra accanirsi: “Luciana aveva ricominciato a drogarsi, frequentava marocchini, individui pericolosi, io glielo dicevo ‘Tata stai attenta’”. Si accalora, mostra un senso di protezione. Torna freddo per parlare di un rivale: “Mi aveva raccontato che aveva un nuovo fidanzato, con lui beveva e si sballava”. Insiste sulla droga, anche in relazione all’ultima serata trascorsa con Luciana. Che coincide con la notte dell’omicidio: “Quella sera ci siamo visti – ammette –, ma a un certo punto lei se ne è andata”. Delfino appare convincente. Lancia addirittura un appello per ritrovare un “testimone” che potrebbe scagionarlo. Non lesina altri dettagli sulla sua “tata”: “Se n’è andata perché voleva la cocaina. Mi ha detto ‘Vado da loro (i marocchini, ndr), sono una donna, me la offrono’. Poi torna dolce: “Ci univa la sensibilità, anche se lei era più grande di me. Ero l’unico a capirla”. Ricorda i litigi con la sorella gemella, Bruna: “Si erano picchiate, per questo mi aveva chiamato (la sera prima della morte, ndr), quella notte abbiamo dormito insieme in garage”. Spaghetti aglio, olio e peperoncino, mangiati direttamente dalla padella. Pare quasi un idillio. Gli occhi gli si illuminano. Poi si scatena in altri particolari sull’ultima uscita: “Ci siamo salutati e, non so come, sono andato a prendere il pullman per tornare a casa”. Luciana muore sgozzata. Delfino non ha un alibi. Quando torna a casa mette in lavatrice tuta e scarpe. E, con candore, spiega: “Puzzavano. Mia madre lava sempre tutto”. China la testa. E ripete, accorato: “Frequentava gente pericolosa, la mia tata, volevo salvarla, ma alla fine non ci sono riuscito”» (Grazia Maria Mottola) [Cds 11/8/2007].
• «Capace di scrivere 140 sms in un giorno, a dieci ragazze diverse, di ammiccare alle agenti donna della Penitenziaria che lo dovevano scortare ammanettato dentro e fuori dal tribunale; Delfino che non ha quasi mai lavorato in vita sua, e rubava le borsette nei vicoli e pippava coca e si ubriacava. E che sotto inchiesta per la morte di Luciana Biggi, la prima, passava settimane intere a girare sugli Intercity, a sbafo come risulta dalle multe che ha preso a Napoli, Avellino, ovunque; Delfino che le donne ha sempre odiato, divorato dal risentimento nei confronti della madre naturale, suicida quand’era un bambino con un colpo di fucile nella cucina di casa; Delfino, proprio lui, che le sue (ex) amanti descrivono sovente vittima di defaillance sessuali, carburato da un mix di frustrazione e possesso capaci di sguinzagliarlo per giorni interi sulle tracce di qualcuna, se osava rifiutarlo. “Tutto pazzo”, nella rubrica telefonica di Maria Antonia Multari accoltellata a Sanremo. E però così lucido da aver battuto la polizia, e la magistratura, e l’opinione pubblica» (Matteo Indice) [XIX 15/2/2011].