11 dicembre 2013
Giampaolo Melis, 53 anni. Responsabile degli atti giudiziari nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino, sposato, due figli, «persona corretta, innamoratissima del suo lavoro», l’altra mattina stava bevendo un caffè nel bar del penitenziario, in quel momento pieno di gente (c’era anche qualche detenuto), quando si trovò di fronte il capo sentinella Giuseppe Capitano, 47 anni, sposato e padre di due bambini pure lui
Giampaolo Melis, 53 anni. Responsabile degli atti giudiziari nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino, sposato, due figli, «persona corretta, innamoratissima del suo lavoro», l’altra mattina stava bevendo un caffè nel bar del penitenziario, in quel momento pieno di gente (c’era anche qualche detenuto), quando si trovò di fronte il capo sentinella Giuseppe Capitano, 47 anni, sposato e padre di due bambini pure lui. Costui, a detta dei colleghi assai stressato da condizioni di lavoro «massacranti» (i turni lunghissimi, il sovraffollamento, i detenuti che ogni giorno picchiano gli agenti, eccetera), essendosi a torto convinto che Melis gli stesse preparando un provvedimento disciplinare, gli puntò addosso la pistola d’ordinanza urlandogli «cosa mi state combinando tu e il comandante?». L’altro fece appena in tempo a dire «non è vero» che Capitano gli sparò più colpi all’addome e alla testa, e poi, prima che i presenti potessero far qualcosa, si puntò la canna della pistola sotto il mento e esplose un altro colpo, trapassandosi il cranio. Poco dopo le 8.15 di mercoledì 17 dicembre davanti al bar interno del carcere Lorusso e Cutugno del quartiere Vallette di Torino.