Roberto Mania, La Repubblica 11/12/2013, 11 dicembre 2013
MERCATO DEL LAVORO, PRECARI E ARTICOLO 18 DIETRO AL FAIR PLAY È GIÀ SFIDA TRA RENZI E CGIL
ROMA — «Siamo sopravvissuti a Berlusconi, sopravviveremo anche a Renzi se dovesse decidere di esacerbare il confronto», dice Vincenzo Scudiere, segretario organizzativo della Cgil, il braccio destro di Susanna Camusso. Già, ma Berlusconi era il capo del centrodestra, Matteo Renzi è il nuovo segretario del Pd, cioè del partito del centrosinistra, nato soprattutto dalle ceneri del Pci. Questa è la novità. Un inedito per i rapporti tra politica e sindacato. Tanto che per la prima volta da quando si tengono le primarie il segretario generale della Cgil, cioè Susanna Camusso, non è andata a votare, nonostante la tessera del Pd in tasca. È rimasta a casa per mantenere le distanze, per marcare l’indipendenza. Ma anche perché ben sapeva che quel voto avrebbe comunque segnato una frattura con il passato. Uno spartiacque. Per questo ha evitato di schierare la confederazione, diversamente dai pensionati Cgil che hanno scelto Cuperlo. Anche se — va da sé — molti iscritti alla Cgil hanno votato per Renzi, altrimenti non si spiegherebbe il clamoroso successo del sindaco di Firenze nelle regioni rosse, proprio dove è più capillare la presenza del sindacato. E ieri la Camusso ha detto: «Lo sciopero generale forse non basta più, non può più essere l’unica modalità in cui si determina il conflitto».
Renziani e cigiellini, ora, si studiano da lontano con apparente fair play. Con dichiarazioni concilianti, di disponibilità e interesse al confronto. Ma dietro le quinte ci si prepara alla sfida. Su un terreno delicatissimo: quello del lavoro e dei diritti. Perché il Pd renziano — anche ieri con il responsabile dell’economia Filippo Taddei — ha già indicato una priorità: superare il dualismo nel mercato del lavoro. Dice Yoram Gutgeld, matematico- economista, molto ascoltato da Renzi: «Finora c’è stata una specie di alleanza tra imprese e sindacati che ha lasciato fuori i giovani. Ora bisogna rompere questo schema ». Come? Per i giovani Gutgeld propone un contratto unico a tempo indeterminato ma senza l’articolo 18, cioè senza il diritto al reintegro. Il superamento della precarietà sarà centrale nella strategia di Renzi. E questo spiega la scelta di Marianna Madia come responsabile del lavoro. Finora le politiche per il lavoro del Pd sono state ispirate da Cesare Damiano, ex sindacalista della Fiom. Significativamente Damiano ha sostenuto Cuperlo rompendo l’antico sodalizio politico che lo legava a Piero Fassino che invece ha scelto Renzi. La Madia è giovane e si è occupata sempre di precarietà. In una posizione mediana tra le ricette del giuslavorista Pietro Ichino e gli ortodossi di sinistra. Il suo buon rapporto con la Cgil fa pensare che non si intenda cercare lo scontro. Per quanto alla Camera un renziano di ferro come Dario Nardella, già vicesindaco di Firenze, ha presentato un emendamento alla legge di Stabilità che prevede il taglio del 90% dei distacchi e dei permessi sindacali retribuiti nel pubblico impiego per dirottare le risorse al fondo per la non autosufficienza e ai malati di Sla. Non proprio un gesto d’amore per i sindacati.
«Il rapporto con la Cgil e questo Pd — sostiene Gutgeld — è ancora tutto da scoprire». Anche se c’è l’esperienza di Firenze. «Dal punto di vista delle relazioni sindacali i rapporti con Renzi non sono stati per nulla buoni», dice Mauro Fuso, segretario della Camera del lavoro fiorentina. «Renzi ci ha detto che lui non concertava niente e che piuttosto i concerti li avrebbe organizzati a piazza del Duomo. Cosa che poi ha fatto». La concertazione, comunque, è finita con il governo Monti. E tra chi non ha rimpianti per la triangolazione governo- sindacati-imprese c’è di certo Maurizio Landini, leader della Fiom. Così che c’è chi pensa che Renzi possa immaginare di costruire un asse privilegiato proprio con Landini, per schiacciare la Camusso. Tattica. Certo domani Landini e Renzi saranno insieme a Firenze a un convegno promosso dalla Fiom, mentre oggi il segretario del Pd non ci sarà alla presentazione di un libro sulla precarietà alla quale la Camusso l’aveva invitato. Coincidenze, probabilmente. Di Landini Gutgeld dice che «nel suo mondo rappresenta una rottura». Il Renzi della Cgil, insomma. Tant’è che è stato Renzi a rilanciare le critiche del segretario della Fiom allo stesso sindacato: «Se non cambia, muore», disse. Dall’Obihall di Firenze, il neosegretario ha proposto al sindacato di «cambiare insieme». Ma «la verità — secondo Giorgio Cremaschi, capo della minoranza Cgil “Rete 28 aprile” — è che questa Cgil ha paura di Renzi. Il quale, se solo volesse, potrebbe affondare il coltello nella crisi della Cgil come nel burro. È una Cgil senza identità che va avanti solo per inerzia burocratica ». E Landini? «È un Renzi che rinuncia a fare le primarie. Infatti ha fatto l’accordo con la Camusso ».