Ettore Livini, La Repubblica 11/12/2013, 11 dicembre 2013
A BERLUSCONI 265 MILIONI DA MEDIOLANUM UN TESORETTO PER LA CAMPAGNA ELETTORALE
MILANO — La famiglia Berlusconi trova sotto l’albero di Natale (grazie in buona parte all’effetto- larghe intese) un regalo a sorpresa da 265 milioni di euro. La Fininvest ha annunciato ieri la vendita a investitori istituzionali del 5,6% di Mediolanum. L’operazione – spiega una nota del Biscione – «servirà a migliorare la struttura patrimoniale e finanziaria» della cassaforte di Arcore che manterrà in portafoglio il 30% della società di risparmio gestito controllata assieme a Ennio Doris.
Il collocamento della quota della banca a Piazza Affari avrà però due altri importanti effetti collaterali: consentirà a Via Paleocapa di raccogliere la liquidità necessaria per girare un po’ di dividendi al Cavaliere e ai figli e garantirà all’ex-premier una congrua disponibilità liquida pronto-cassa nel caso – così almeno auspica lui – che si finisca per votare già la prossima primavera.
Il rubinetto delle cedole del Biscione funziona in effetti da tempo con il contagocce: le holding di famiglia sono rimaste a secco nel 2010 e nel 2011 e lo scorso anno sono state premiate con 93 spremuti dalle riserve straordinarie. Una miseria rispetto agli assegni da 200 milioni l’anno di qualche tempo fa. Fininvest, al netto dell’operazione Mediolanum, rischiava di lasciare di nuovo a digiuno i soci: le tv – che l’anno scorso hanno spinto in passivo la holding per 285 milioni – battono ancora in testa e i conti 2013, dopo la sentenza in Cassazione del Lodo Mondadori, obbligheranno il gruppo a iscrivere a bilancio l’assegno da 491,3 milioni pagato alla Cir, editore de “La Repubblica”. Cosa che rischia di mandare in profondo rosso pure il prossimo esercizio.
Lo stato di salute del Biscione e dei Berlusconi resta comunque più che soddisfacente grazie al fieno messo in cascina negli anni d’oro dopo l’ingresso in politica di Silvio. Nelle casse della Fininvest sono custoditi ancora 1,9 miliardi di utili non distribuiti ai soci al netto dei soldi accantonati per il Lodo. E anche al piano superiore, nelle otto holding personali dell’expremier e dei figli, i “risparmi” conservati per i tempi più duri sono pari a quasi 800 milioni.
L’addio al 5,6% di Mediolanum, in fondo, è un sacrificio quasi indolore. Merito anche dell’effetto taumaturgico del governo di larghe intese sulle aziende quotate a Piazza Affari custodite nel portafoglio di casa Berlusconi. Un anno fa, quando tutti davano il Cavaliere come un “ex” della politica italiana, le azioni della banca viaggiavano attorno ai 3 euro mentre quelle di Mediaset vivacchiavano a 1,3. La rimonta nei sondaggi, la non-sconfitta al voto di febbraio e l‘ingresso nell’esecutivo guidato da Enrico Letta hanno fatti lievitare il loro valore rispettivamente fino a 6,4 euro (+113%) e 3,1 (+140%). Le tv di Arcore erano arrivate addirittura a 3,8 euro prima di fare retromarcia dopo l’addio di Forza Italia alla maggioranza. Il bilancio per i risparmi di casa Berlusconi è comunque da sogno: in poco più di sei mesi sotto il segno della GrosseKoalition all’italiana, il patrimonio azionario della dinastia brianzola è lievitato da 1,7 a 3,1 miliardi.
L’iniezione di liquidità garantita dalla super-banca gestita da Ennio Doris – dove si sta facendo le ossa anche Luigi, l’ultimogenito del leader della destra – potrebbe servire anche a tenere buoni i rampolli di casa. La pax-familiare raggiunta dopo la sentenza Mediaset con tutti i figli stretti attorno a papà è durata poco. Il blitz di Barbara in casa Milan e la turbolenta rottamazione di Adriano Galliani da Milanello hanno riaperto le antiche ferite che dividono Marina e Piersilvio dai fratelli di secondo letto. Cicatrici che un assegno da 265 milioni sotto l’albero di Natale può certo aiutare a rimarginare in attesa delle “ereditarie” (copyright Pippo Civati) che potrebbero incoronare una delle due primedonne di Arcore come erede universale dell’impero politico del padre.