11 dicembre 2013
Tags : Roberto De Santis
Biografia di Roberto De Santis
• Martano (Lecce) 6 luglio 1958. Imprenditore.
• «Potrebbe passare meglio per l’uomo invisibile. Non risulta un’immagine pubblica di lui, da anni e anni. Solo un paio di vecchie foto mentre telefona. Proprio la sua voce, e la sua utenza telefonica, compaiono invece nelle inchieste più scottanti: a Roma mentre si intrattiene con il piduista Luigi Bisignani, a Bari mentre parla di affari e prostitute con Gianpi Tarantini. È indagato nella Sanitopoli pugliese. E a Monza il pm Walter Mapelli, quello che indaga su Filippo Penati, gli farebbe volentieri qualche domandina sulle Torri di Milano Pace. Insomma: Roberto De Santis è forse il vero uomo ragno della sinistra d’affari. Di Massimo D’Alema è amico, più che amico, amicissimo. Si sono conosciuti nei lontani anni Settanta, nella Fgci, quando Baffino era segretario nazionale» (Laura Maragnani) [Pan 17/10/2011].
• «Il punto di incontro tra berlusconismo e dalemismo. Economico e antropologico. Roberto De Santis, leccese, è il tipo umano simbolo di questi anni: imprenditore sveglio con radici a sinistra, ma amicizie e affari bipartisan» (Ferruccio Sansa e Davide Vecchi) [Fat 30/9/2011].
• «Per tutti è l’eminenza grigia di Massimo D’Alema, ma di lui, praticamente, non circolano immagini. Si sa solo che è alto e moro, ha gli occhi chiari e la carnagione scura ed è robusto. E difficilmente manca alle campagne elettorali del Pd nel Salento (...) Chi lo vuole vedere deve presentarsi un’ora prima di un’intervista o di una conferenza stampa del Líder Máximo, perché dopo scompare: ha l’incredibile capacità di dissolversi e di sfuggire agli obiettivi di telecamere e fotografi. “Anche questo ha contribuito ad accrescere il suo mito” (...) è l’uomo che (...) nelle inchieste sulla sanità pugliese compare sullo sfondo come attivo tessitore di rapporti fra politica e impresa. Nell’ordinanza di custodia cautelare per l’ex vicepresidente Pd della Regione Puglia, Sandro Frisullo, viene citato il verbale (...) dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini, per gli inquirenti il grande corruttore: “Ho conosciuto Frisullo attraverso De Santis che me lo presentò nel 2006-2007”. Ufficialmente De Santis non ha commentato l’arresto di Frisullo. Ci ha pensato il figlio Luigi (grande amico di Francesco D’Alema, secondogenito dell’ex premier), laurea in Svizzera in una delle più prestigiose scuole di management turistico del mondo: “Sandro è una persona per bene. E lo sanno anche i magistrati. Ma come si dice... Trani-Lecce 1-1”. Per il giovane, l’arresto di Frisullo sarebbe servito a pareggiare il conto con le fughe di notizie sulle telefonate di Silvio Berlusconi a proposito della trasmissione tv Annozero. Le carte dell’inchiesta raccontano che De Santis non ha presentato a Tarantini solo Frisullo, ma anche altri politici e imprenditori. I due si sarebbero conosciuti (...) anni fa attraverso la moglie di Tarantini, Nicla. Da allora l’imprenditore barese è entrato in contatto con i vertici del Pd in Puglia e ha conosciuto anche D’Alema in occasione di una gita in barca all’isola di Ponza. Ma a unire Tarantini e De Santis non sono solo politica e affari: “Condividiamo pure la passione per le belle donne” ha ammesso Tarantini con Panorama (...) La sua abilità è stringere mani senza sporcarsele (...) mettere in contatto le persone senza commettere reati. Insomma, è il prototipo del lobbista perfetto. Un ruolo che svolge tra Roma e Maglie (Lecce), dove vive con la famiglia. I suoi uffici romani di via del Conservatorio sono considerati il luogo ideale per fare incontri e immaginare affari. (...) Figlio di Luigi, falegname, detto “Ventuliciato” (ventilato), morto prematuramente in un incidente stradale (...) ha studiato ragioneria a Maglie, quindi si è iscritto a Economia e commercio a Bari, dove ha dato una decina di esami. Da ragazzo il suo soprannome era “Sofia”, per la somiglianza con la Loren sfoggiata in un travestimento carnevalesco. Negli anni Settanta iniziò la militanza nei giovani comunisti della Fgci, dove conobbe l’emergente D’Alema. Successivamente fece l’assessore ai Lavori pubblici a Martano. Ma la politica attiva non era il suo mestiere e preferì gli affari. Negli anni Novanta acquisì la banca d’affari inglese London court, con cui ai tempi di D’Alema premier si lanciò nel business dei giochi di Stato, dal lotto al bingo. De Santis divenne il braccio operativo di quella che l’economista Guido Rossi definì “la merchant bank di Palazzo Chigi”. All’inizio del nuovo millennio D’Alema gli affidò anche la supervisione del salvataggio delle finanze e del patrimonio immobiliare dei Ds. Nel 2002 entrò nel consiglio d’amministrazione della Festival crociere, un’avventura che si concluse con il crac della compagnia. Nell’unica intervista di cui si ha ricordo si giustificò: “Avrò partecipato a tre o quattro riunioni del cda. Spero di non dover pagare in maniera sproporzionata un atto di buona fede” (...) È socio di Paride e Ivan De Masi (sindaco di Casarano), proprietari della Italgest energia, con cui condivide pure la passione politica. Negli ultimi (...) anni l’idiosincrasia di De Santis per i riflettori non lo ha salvato dal gossip, in un caso con risvolti giudiziari. Nel 1997 i giornali raccontarono la storia della “barca di D’Alema”, l’Ikarus: fu lui a registrare alla capitaneria di porto di Viareggio l’elegante Baltic, che alla fine di quella stessa estate cedette all’amico D’Alema per 300 milioni di lire. Della barca era armatore pure Vincenzo Morichini, all’epoca broker dell’Ina-Assitalia, compagnia assicurativa nel curriculum di diversi fedelissimi dalemiani. Tre anni dopo i nomi di Morichini e De Santis ricompaiono sui giornali: una imprenditrice mise a disposizione del gruppo prostitute di varia nazionalità. Francesco Mariani, ex segretario generale del sindacato dei camalli e dalemiano, ammise i “rapporti sessuali” e a verbale aggiunse: “Rappresento che oltre a me vi erano a volte anche Morichini Vincenzo, De Santis Roberto e Lazzarini Franco con i quali le ragazze si univano carnalmente”. La maîtresse venne condannata per favoreggiamento della prostituzione. L’uomo nel frattempo ha fatto pace con la moglie Anna Maria e ha ripreso a lavorare nell’ombra. Con buoni risultati, se nel 2008 ha denunciato un reddito di 834 mila euro. Nel 2007 la dichiarazione era stata di 600 mila, l’anno prima di 800» (Giacomo Amadori) [Pan 1/4/2010].
• «Il suo nome viene sussurrato come se fosse un indagato. Anzi una clava per abbattere il sistema di potere dalemiano e il suo capo, Massimo D’Alema appunto. Sono due anni che il nome di Roberto De Santis spunta fuori quando si parla di Gianpi Tarantini, di escort, di malasanità e affari in Puglia scoperchiati dalle inchieste giudiziarie. “Non ho nulla da temere, sono pulito, mi possono rivoltare come un calzino. Sono uno dei maggiori contribuenti di Maglie, non ho mai fatto un pagamento in contanti, non ho mai versato contanti. Controllassero i miei conti correnti, le mie attività nel campo immobiliare e dell’energia. Non ho scheletri negli armadi”. Può capitare di incontrare Roberto De Santis seduto a un tavolino in centro di Roma, e quella che era una conversazione tra amici si trasforma nello sfogo di un imprenditore. C’è anche molto di personale, quasi un bisogno di raccontare la propria storia per far capire perché si ritrova coinvolto nella ragnatela di Tarantini. “La mia colpa – dice – è quella di essere amico di Massimo D’Alema. Anzi qualcosa di più di un semplice amico. Massimo per me è un fratello maggiore. Ci conosciamo da una vita, da 35 anni, da quando iniziò a frequentare la Puglia, dove era stato inviato dal partito”. (…) Dai giornali De Santis ha appreso delle conversazioni intercettate tra lui e Gianpi. E prova a spiegare: “Con la morte del padre, Tarantini si è ritrovato sulle spalle una azienda affermata. Giovanissimo ha provato a portare avanti il lavoro del padre. E mi ha fatto simpatia. Siamo diventati amici e per quel che potevo cercavo di dargli dei consigli peraltro non sempre accettati. Lui che aveva consolidati rapporti con il centrodestra, attraverso me ha conosciuto vari esponenti del centrosinistra”» (a Guido Ruotolo) [Sta 30/9/2011].
• «(…) Si definisce con orgoglio “imprenditore”, guai a chi lo chiama “affarista”. Dice: “Sono una persona nata professionalmente nell’ambito del settore commerciale, della promozione, del marketing, delle relazioni istituzionali. E il settore commerciale è fatto di relazioni”. Il suo amico Gianpi Tarantini, durante un interrogatorio, dirà: “È un imprenditore nell’edilizia e fa pubbliche relazioni, comunicazione forse... Non lo so che lavoro fa De Santis”» (Ferruccio Sansa) [Fat 13/5/2012].