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 2013  dicembre 11 Mercoledì calendario

ADDIO A ROSSANA PODESTÀ DAL “PEPLUM”

A “PLAYBOY” –

ROMA Addio a Rossana Podestà, una delle attrici più popolari degli anni Cinquanta e Sessanta, protagonista di oltre sessanta film, personaggio delle cronache sentimentali per il lungo legame d’amore vissuto con Walter Bonatti. Nata a Tripoli il 20 giugno 1934, vero nome Carla Dora, si è spenta ieri a Roma. Se grazie ai ruoli di Nausicaa in Ulisse di Mario Camerini con Kirk Douglas, Elena di Troia con la regia di Robert Aldrich — che la impose su candidate eccellenti come Ava Gardner, Liz Taylor, Lana Turner — e la femme fatale nel kolossal di Robert Aldrich Sodoma e Gomorra si guadagnò il titolo di regina del “peplum”, la sua carriera passa attraverso tutti i generi. Esordì giovanissima nel 1950, a 16 anni, nel melodramma popolare Domani è un altro giorno di Leonide Moguy. «Ho fatto l’attrice perché volevo comprarmi una Vespa», raccontava, ma poi la sua bellezza solare e luminosa attirò l’interesse dei grandi di allora, Mario Monicelli (Guardie e ladri, 1951), Valerio Zurlini (Le ragazze di San Frediano, 1955), Antonio Pietrangeli (Lo scapolo, 1955). Perfino Georg Wilhelm Pabst la scritturò per uno dei suoi ultimi film, La voce del silenzio del 1953.
Nella filmografia di Rossana Podestà non mancano le commedie, i “musicarelli”, il cinema d’avventura, fino all’incontro con Marco Vicario che la diresse nei due polizieschi sui Sette uomini d’oro.
Con Vicario, divenuto suo marito, cominciò il filone erotico, con titoli come Il prete sposato, Homo eroticus, Paolo il caldo con Giancarlo Giannini, dal romanzo di Vitaliano Brancati. Da regina del mitologico a “scandalosa Rossana”, soprattutto quando apparve nuda nell’edizione italiana di Playboy, suscitando le reazioni sdegnate dei benpensanti del tempo. Lei superò le polemiche con disinvoltura — «Perché una donna dovrebbe vergognarsi del suo corpo?» — anche se in seguito parlò di quel periodo della sua vita con malinconia: «Forse se non avessi insistito con quel tipo di cinema, la mia carriera sarebbe stata diversa».
Dopo il divorzio da Vicario e il film di Giuseppe Berrtolucci Segreti segreti, sul terrorismo raccontato dal punto di vista femminile, fu lei a chiudere la carriera, un addio al cinema per amore. Aveva incontrato Walter Bonatti, «il mio mito, l’uomo che ha riempito tutti i miei sogni. Con lui ho scoperto il mondo e la completezza dei sentimenti ». Le immagini della coppia, gli stessi capelli candidi a caschetto, lo stesso sorriso splendente tra le rughe del tempo, sono apparse sui giornali di tutto il mondo. Sempre insieme, partivano per lunghi viaggi avventurosi e, al ritorno trascorrevano il tempo tra l’appartamento di Roma, la villa all’Argentario, il casale vicino a Sondrio. Nelle apparizioni pubbliche rimandavano l’immagine di una quieta felicità, spezzata di colpo nell’estate del 2011, quando a Walter Bonatti, 81 anni, fu diagnosticato un tumore al pancreas. La Podestà all’inizio gli nascose la verità, temeva un gesto estremo, ma le condizioni si aggravarono e il grande alpinista fu ricoverato in rianimazione. Lei fu cacciata dalla stanza dal personale medico: non erano sposati. Un dolore che la Podestà raccontò spesso in seguito, ma continuò a vivere, a viaggiare. «Walter mi ha insegnato ad amare la vita, non posso deluderlo», diceva. E il 5 settembre del 2012, a un anno di distanza dalla morte del suo compagno ha pubblicato il libro Walter Bonatti. Una vita libera.