Chi 11/12/2013, 11 dicembre 2013
ORNELLA VANONI
MILANO DICEMBRE
Ornella Vanoni ha 79 anni e una grande vitalità, talvolta pungente se chi le sta davanti non le va a genio. Per dire, un’intervista può trasformarsi in un corpo a corpo. Da una parte lei e il suo barboncino toy rosso di due anni, Why (una femmina), dall’altra chi la intervista. Che, chiaramente, ne esce sconfitto, ma perlomeno guadagna un abbraccio bonario dalla signora della musica (secondo una definizione di Mike Bongiorno, che lei non ama). Va detto che giocava in casa Ornella, il suo nuovissimo appartamento a due passi dal Parco Sempione, a Milano, dove ha appena traslocato lasciando dopo 30 anni l’attico (per i milanesi un punto di riferimento) di Largo Treves. Partiamo da lì.
Domanda. Perché ha deciso di traslocare?
Risposta. «Quella casa era diventata troppo grande per me, troppe spese. Questa è la metà, 130 metri quadrati contro 250, e mi fa sentire più coccolata. A parte le mie opere d’arte, i vetri di Murano e una cassettiera, è tutto nuovo e ho scelto tutto io: ogni lampada, ogni divano, le mie meravigliose sedie chiavarine, il caminetto inglese a gas che mette così allegria».
D. Com’è stato archiviare trent’anni di ricordi?
R. «Drammatico, un massacro fisico e psicologico. Ma una volta che ho chiuso quella porta, il lutto era elaborato. Come ho fatto? Bisogna saper soffrire: per tutto settembre ho pianto, ululato, urlato e singhiozzato. Ora passo da Largo Treves e penso solo che abitavo lì».
D. Rovistando nel passato ha ritrovato qualcosa che aveva dimenticato?
R. «Più che altro ho scoperto che avevo tre scaldasonno... Per il resto, ho una memoria feroce: i nomi magari no, ma i fatti della mia vita li ricordo tutti benissimo».
D. E li ha raccontati senza pudori nell’autobiografia Una bellissima ragazza (Mondadori, 2011), dalla quale si evince che ha vissuto molte vite. Ora non sembra avere voglia di fermarsi: ha annunciato che il suo cd, Meticci (Io mi fermo qui), sarà l’ultimo di inediti, però da fine febbraio andrà in tour, e intanto si è data al jazz (ha fatto concerti in Canada, al Café Carlyle di New York e il 12 e 13 dicembre canterà al Blue Note di Milano).
R. «E che cosa dovrei fare? Sedermi a giocare a burraco e aspettare di morire? Non voglio vivere oltre i 90 anni, se no che noia, ma finché son viva voglio lavorare, ho bisogno di stare in azione. Che poi io posso essere attiva in maniera massacrante o anche stare tre giorni seduta sul divano a fare niente; ma mica a rimuginare, eh? Il rimuginio è per le persone senza fantasia, io sto lì e lascio vagare la mente».
D. Non è una che si mette a fare bilanci della vita allora...
R. «I bilanci li fanno i ragionieri. Il mio si fa presto: ho dato e ho avuto, ho pianto e ho riso. E ora sono serena, forse perché non ho un uomo: “Mi chiama, non mi chiama? È intelligente, è stupido?”... Meglio la mia Why (la barboncina, ndr): è stato amore a prima vista e ora siamo una cosa sola, abbiamo un rapporto quasi asfissiante... La porto anche al cinema di nascosto (lo dice a bassa voce, ndr). E a volte, se sono fuori in compagnia, faccio finta di dover scappare a casa solo perché mi manca. Sto anche scrivendo la sua biografia...».
D. Ha avuto molti uomini e ne ha fatti impazzire altrettanti. Come faceva a conquistarli?
R. «Non sarei io a doverlo dire, ma è semplice: i meno intelligenti impazzivano per il mio culo, i più intelligenti per la mia testa e per il mio culo».
D. Donne ne ha amate?
R. «Una, ma l’ho fatta anche soffrire perché il sesso femminile non mi piace. La mia parte maschile è “frocia”».
D. Cancellerebbe qualcuna delle sue storie d’amore?
R. «Non rifarei quello che ho fatto con Giorgio Strehler, ma non mi chieda di ripeterlo (trasgressioni artistiche e sessuali, ndr), perché mi fa schifo, mi viene da vomitare; l’ho scritto nel mio libro e me ne sono liberata: quella là non c’è più. Però lui fu il primo a dirmi: “Tu sei molto intelligente”. Poi mi disse anche che non avevo i nervi per stare sul palcoscenico e per 22 anni non ci ho dormito...».
D. A chi dei suoi vecchi amori ripensa con rimpianto?
R. «Ho amato moltissimo Gino Paoli. E quando ami moltissimo, quella persona ti rimane dentro per sempre».
D. Anche Paoli adesso fa jazz e anche lui nel 2014 farà 80 anni (lei il 22 settembre, lui il 23). Li festeggerete insieme?
R. «Magari sì, ci piacerebbe fare un concerto. Lui dice: “Alla Scala”... Sarebbe bello».
D. Nel suo libro ha scritto di non essere mai stata senza un compagno. Ora le manca?
R. «Non mi manca il rapporto fisico, di sesso ne ho avuto a sufficienza. Mi manca la tenerezza, un uomo con cui dialogare attraverso l’anima e il cervello. Dovrebbe piovere dal cielo, e forse sta piovendo...».
D. Ah sì? Chi è?
R. «Uno scrittore. Abbastanza conosciuto, ha una quindicina d’anni meno di me, ma non mi chieda il nome, deve rimanere una cosa solo nostra».
D. Un’altra cosa di cui non parla mai è il rapporto con suo figlio Cristiano.
R. «Per pudore suo, non mio: rispetto una sua richiesta. Però ho scritto nel libro che dopo il parto, per volere di mio marito (Lucio Ardenzi, ndr), ho lavorato subito, così io ho perso mio figlio e lui ha perso me».
D. È andata meglio come nonna, con Matteo e Camilla?
R. «Sì. Ma anche come “madre” sono migliore di quanto non lo sia stata come “mamma”».