11 dicembre 2013
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Biografia di Patrizia Del Meglio
• 30 agosto 1952. Maestra. Dell’asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio (Roma), rinviata a giudizio insieme alle colleghe Marisa Pucci e Silvana Magalotti, alla bidella Cristina Lunerti e al marito Gianfranco Scancarello per presunte violenze compiute tra il 2005 e il 2006 su 21 bambini. Il 28 maggio 2012, dopo sei anni, tutti e cinque sono stati assolti in primo grado con formula piena perché «il fatto non sussiste». Sono state ritenute «contaminate» le denunce presentate dai genitori dei bambini e «né univoci né precisi» gli indizi a carico degli imputati (Mes.it 14/1/2013). Sentenza di assoluzione confermata anche in appello il 17 maggio 2014.
• «Le indagini dei carabinieri di Bracciano, coordinate dal pm di Tivoli Mansi, erano partite nel luglio 2006, quando tre famiglie avevano denunciato le presunte violenze. La scuola era stata riempita di telecamere nascoste e microspie che però non avevano offerto riscontri. Il 24 aprile 2007 erano scattati gli arresti: in cella erano finiti Scancarello, la bidella Cristina Lunerdi, la moglie Del Meglio, le maestre Magalotti, Pucci e un benzinaio cingalese. Le accuse sono pesantissime: maltrattamento di minori, atti osceni, sottrazione di persone incapaci, sequestro di persona, atti sessuali con minorenni, violenza sessuale aggravata, violenza sessuale di gruppo, atti contrari alla pubblica decenza. Il 10 maggio 2007 il Tribunale del Riesame li aveva rimessi in libertà, smontando le tesi dell’accusa. Dopo un primo incidente probatorio con i bambini, nell’indagine entra una quarta insegnante, ma la sua posizione sarà presto archiviata, come quella del benzinaio cingalese. Inoltre, dopo che il Riesame aveva definito “insufficienti” e “contraddittori” gli indizi proposti dall’accusa, la Cassazione aveva respinto il ricorso della procura di Tivoli contro le scarcerazioni» (Gabriele Isman) [Rep 13/2/2010].
• «Rignano prima di Rignano era uno dei tanti paesi di Roma nord, vita da pendolari nella capitale dal lunedì al venerdì, fine settimana con moglie e figli. Una provincia calma, tutta verde, percorsi naturalistici e ritmi umani a mezz’ora dalla capitale (…) Poi Rignano diventò Rignano. Le manette a tre maestre, un autore televisivo e una bidella accusati di violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona su decine di bambini. Televisioni, giornali, settimanali, dirette e dibattiti, giorni, settimane di titoli e servizi. Il paese tranquillo divenne un inferno. Un’intera popolazione divisa tra innocentisti e colpevolisti, amicizie dissolte, conoscenze troncate nello spazio di un’intervista di troppo. Nessuno escluso, si poteva stare dalla parte delle maestre oppure considerarle pericoli pubblici. Indifferenti, no, però: indifferenti non si poteva restare. Perché Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio hanno avuto come loro allievi generazioni intere. Tutti avevano in famiglia o fra gli amici cari qualcuno passato nell’asilo Olga Rovere divenuto all’improvviso famoso in tutt’Italia» (Flavia Amabile) [Sta 30/10/2011].
• «Tutto nasce nel luglio del 2006, quando tre famiglie, dopo aver ascoltato alcuni racconti dei propri figli, sporgono denuncia contro alcune maestre della scuola materna Olga Rovere. Di giorno in giorno, le accuse si moltiplicano: i carabinieri cominciano a installare cimici e telecamere presso la scuola, iniziano a intercettare gli indagati, poi interrogano le maestre, quindi ascoltano una bidella, pedinano un benzinaio e infine, il 25 aprile, su richiesta della procura di Tivoli, arrestano gli “orchi”. Gli orchi fanno dieci giorni di galera, dopo di che una sentenza del tribunale del Riesame di Roma, confermata poi da una successiva sentenza della Cassazione, demolisce l’impianto accusatorio dell’inchiesta (e la relativa ordinanza di custodia cautelare): permettendo agli indagati di uscire di prigione, rilevando l’inesistenza di seri e robusti elementi di riscontro, mettendo in rilievo la possibilità che alcuni adulti, durante le indagini, abbiano influito con domande suggestive sulla spontaneità del racconto dei bambini, e notando, infine, oltre a una forte opera di induzione e di suggerimento nelle risposte dei bambini, la forma profondamente scorretta con cui nella prima fase delle indagini sono state raccolte le testimonianze dei bambini. Passano alcuni mesi, l’inchiesta va avanti, i bambini – che intanto naturalmente crescono – vengono interrogati dalla procura, e così, nel febbraio del 2010, dopo tre anni di indagini in cui è successo tutto e il contrario di tutto (…), dopo tutto questo, insomma, il gup decide il rinvio a giudizio. L’inchiesta continua ad andare avanti, gli inquirenti continuano a non avere “robusti” elementi di riscontro e alla fine, eccoci qui, si arriva alla sentenza di primo grado; inaspettata solo fino a un certo punto: tutti assolti, il fatto non sussiste» (Claudio Cerasa) [Fog 2/6/2012].
• Dopo lo scandalo lei e il marito, con i loro quattro figli, lasciarono Rignano e si trasferirono a Roma.