Sergio Romano, Corriere della Sera 11/12/2013, 11 dicembre 2013
TUNISIA QUELLA SEDE DELLA CGIL
Caro Romano, due facce della stessa medaglia. A Tunisi la Cgil apre uno sportello per tutelare i lavoratori che intendono immigrare in Italia. Con i soldi dei nostri operai i sindacati aprono uffici in Nord Africa per tutelare chi vuole venire in Italia dove non c’è lavoro. Ed ecco l’altra faccia. Il ministero del Lavoro ha certificato che 500 mila immigrati sono disoccupati e che la domanda di determinate mansioni potrebbe essere soddisfatta pienamente dalla domanda interna senza nuovi arrivi di immigranti. Quando certe istituzioni e certe organizzazioni prenderanno coscienza dei milioni di italiani in cerca di un lavoro?
Massimo Puricelli
Ho raccolto qualche informazione e mi è stato spiegato che anche in Tunisia, come in molti altri Paesi, la Cgil è presente con un patronato (Inca) che, tra l’altro, assiste gli italiani all’estero per le loro pratiche pensionistiche. In Tunisia, in particolare, la Cgil ha stretto accordi con un sindacato locale (Ugtt) che consentono alle organizzazioni sindacali agro-alimentari dei due Paesi di collaborare per una migliore informazione ai migranti. L’obiettivo è quello di evitare che i tunisini cadano nel girone del lavoro irregolare. Può darsi che questa collaborazione aiuti qualche tunisino a trovare lavoro in Italia. Ma può servire a evitare il lavoro nero. E questa mi sembra una buona cosa.