Marco Zatterin, La Stampa 11/12/2013, 11 dicembre 2013
SEMAFORO ALIMENTARE ROMA CONTRO LONDRA
L’offensiva è cominciata. L’Italia è riuscita ad aprire un fronte europeo contro il «semaforo alimentare» britannico che minaccia una parte dell’industria continentale della buona tavola. Seguendo una raccomandazione del Dipartimento nazionale della Salute, da settembre la grande distribuzione del Regno Unito segna con un bollino rosso, giallo o verde i prodotti, in modo da guidare i consumi a seconda del tasso di sale, zuccheri e grassi contenuto. Ne risulta che il parmigiano appare pericoloso e le bibite gassate non offrono controindicazioni. Per la dieta mediterranea, e il made in Italy, è una minaccia da 632 milioni di potenziali perdite. Su cui Bruxelles promette adesso di indagare.
Un primo dibattito si è svolto ieri nel corso del Consiglio dei ministri Ue della Sanità. Con Roma si sono schierati nove stati, fra cui Spagna, Francia, Portogallo e Grecia. La nostra posizione, illustrata dall’ambasciatore Marco Peronaci (assente la ministra Lorenzin, impegnata in due convegni nella capitale), fa perno su tre possibili ondate di effetti negativi: la misura può frenare la libera circolazione delle merci nel mercato interno; può danneggiare i prodotti tradizionali con marchio di qualità Ue; impedire una corretta informazione per la salute dei consumatori.
Il responsabile europea per la Salute, Tonio Borg, conferma di aver aperto il cantiere, anche se con gran cautela. Molto non può fare. «La normativa europea consente agli stati di introdurre simili misure su base volontaria - ha spiegato il maltese a La Stampa in un ottimo italiano -, e sulla base delle informazioni in nostro possesso non abbiamo ragione di credere che stia accadendo altrimenti». Qualora fossero però riscontrate irregolarità, «non esiteremo ad intervenire». Intanto «monitoriamo».
L’Italia ci conta. Una ricerca britannica afferma che il 41% delle donne e il 30% degli uomini si fa influenzare dai semaforo. Vuol dire che dovendo scegliere fa un olio di semi vari col verde e uno extravergine di oliva col marchio scarlatto, sceglierà il primo, anche per il prezzo più basso. «Si rischia di privilegiare i prodotti industriali su quello naturali, le bibite coi dolcificanti contro i dolci con lo zucchero», afferma una fonte industriale. «Spero che il governo italiano si batta per smuovere la Commissione in modo che non si limiti a monitorare la situazione», incalza Filippo Ferrua, presidente Federalimentare.
Il governo britannico spende ogni anno oltre 5 miliardi di sterline per trattare malattie legate al peso eccessivo dei suoi cittadini, il 25% dei quali è classificato come obeso. Con la sua raccomandazione, applicata da settembre dai più grandi supermercati di Sua Maestà, ha indicato che se ci sono oltre 17,5 grammi di grassi ogni cento il semaforo è rosso, il che vale per il sale oltre 1,5 grammi, e lo zucchero qualora si passino i 22,5, disegnando così categorie tabù in cui finiscono tutti i formaggi, salumi, dolci, sughi, tortellini. Se ne trae che la Pepsi a zero calorie, ricca di aromatizzanti, appare più salutare del latte. Un paradosso, davvero. Ma la legge europea sta con Londra. Per ora.