Augusto Parboni, Il Tempo 11/12/2013, 11 dicembre 2013
IN ARGENTINA PER LA VERITÀ SU MAJORANA
Era il 27 marzo del 1938 quando si persero le sue tracce. Nessuno ha avuto più notizie del fisico Ettore Majorana da quando era in viaggio sul piroscafo che da Palermo lo avrebbe portato a Napoli. Ma sulle sue tracce adesso ci sono i carabinieri della Capitale, che per cercare di far luce su una delle inchieste italiane più lunghe e misteriose, sono partiti per l’Argentina a caccia della verità. E sono tornati con una montagna di materiale cartaceo e fotografico. Tanto che in campo sono scesi anche i militari del Ris di Roma per passare sotto la lente d’ingrandimento proprio i documenti acquisiti all’estero. E non solo. In mano agli investigatori che indagano di nuovo sulla vita del fisico ci sono anche numerose testimonianze, raccolte pure in Italia sotto forma di documenti degli scorsi anni, sia dichiarazioni raccolte proprio da quando hanno ripreso ad esaminare il caso. Ascoltate, infatti, moltissime persone che per un motivo o un altro potrebbero dare una svolta alle indagini.
Ma perché gli investigatori sono andati fino in sud America? Poiché un testimone, deceduto, riferì di aver visto alcune fotografie che raffiguravano Majorana esule in Argentina negli anni ’50. Ed ecco la decisione della procura di Roma di inviare Oltreoceano una squadra di 007 per recuperare materiale utile a tentare di mettere finalmente la parola fine alle innumerevoli ipotesi sollevate in questi anni. Ma l’inchiesta dei carabinieri non si è fermata soltanto all’analisi delle fotografie: hanno ripreso in mano anche le dichiarazioni rese alla magistratura in passato.
Si tratta di un lavoro enorme, che ha portato i militari a presentarsi nel palazzo di Giustizia della Capitale per depositare una montagna di informative. Adesso sarà la procura a dover esaminare a sua volta i documenti depositati dagli investigatori e valutare quali attività di indagine disporre per andare avanti nella ricerca della verità sulla scomparsa del fisico avvenuta 75 anni fa in mezzo al mare.
Fino ad oggi si è parlato di un possibile suicidio di Majorana, di un tuffo in mare dalla nave postale che lo riportava in continente da Palermo, ipotesi che indusse la polizia a perlustrare anche il Golfo di Napoli alla ricerca del cadavere. Ma il Mediterraneo non ha mai restituito il corpo del fisico. Poi c’è stato chi ha ipotizzato che l’uomo si fosse chiuso in un convento. Si parlò anche di una fuga in Germania per collaborare con gli scienziati nazisti. Poi ci sono stati intelletuali e scienziati che hanno anche sostenuto che la famiglia Majorana, potente e ricca, sia rimasta per troppo tempo in silenzio. E se i discendenti avessero deciso di rompere quel muro di «omertà» adesso la verità già sarebbe venuta a galla. E si è arrivati a tirare in ballo anche il Vaticano. Nel corso degli anni ci fu anche qualcuno che affermò di aver visto il fisico, che si occupò soprattutto di fisica nucleare e di meccanica quantistica relativistica, con particolari applicazioni nella teoria dei neutrini, in Sicilia vestito da clochard.
La sua genialità fu dimostrata, tra l’altro, anche quando in un solo giorno risolse un problema sul quale Enrico Fermi stava lavorando da una settimana.
Insomma, la verità sulla scomparsa di un genio è adesso nelle mani della procura di Roma, che deve esaminare tutto il materiale depositato dagli investigatori.
Augusto Parboni