Marcello Bussi, MilanoFinanza 11/12/2013, 11 dicembre 2013
DRAGHI LANCIA UN MONITO CONTRO IL RITORNO ALLA LIRA
Nell’agenda europea «non c’è spazio per tornare a nazionalismi o a protezionismi», ha avvertito il presidente della Bce, Mario Draghi. Il suo monito è chiaramente riferito all’ipotesi di tornare alle monete nazionali. Intervenendo ieri al Convegno su moneta e Banche centrali organizzato a Roma dalla Banca d’Italia, in memoria dell’economista Curzio Giannini, Draghi ha ribadito che i maxi finanziamenti alle banche (Ltro) e i programmi di acquisto dei titoli di Stato (scudo anti spread) messi in campo dalla Bce non rappresentano «un’uscita dal suo mandato, ma piuttosto l’opposto». «Dobbiamo rimanere concentrati sulle priorità delle riforme fondamentali», ha quindi ammonito il numero uno dell’istituto di Francoforte. «Completare l’unione bancaria, attuare un risanamento di bilancio orientato alla crescita e fare riforme strutturali nei mercati del lavoro e dei prodotti». Il riferimento al risanamento di bilancio orientato alla crescita può essere interpretato come una velata critica alle politiche di austerità propugnate dalla Germania. Al riguardo è stata più chiara la direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, affermando che se la ripresa delude «potrebbe esserci spazio per allentare i target sui deficit di bilancio nominali». Cosa che in effetti Bruxelles sta già facendo, spostando in avanti il raggiungimento dell’obiettivo, così come è successo alla Francia. E ieri i ministri delle Finanze Ue hanno deciso di concedere alla Polonia un anno in più, fino al 2015, per abbassare il suo deficit sotto il livello del 3% del pil. Varsavia è in procedura di deficit eccessivo dal 2009 e inizialmente avrebbe dovuto raggiungere l’obiettivo nel 2012, anno in cui invece ha toccato il 3,9%. Tenuto conto degli sforzi del Paese, il Consiglio Europeo aveva accordato a Varsavia un rinvio fino al 2014 per rimettere i conti in regola, rinvio che ieri è stato esteso di un anno. Quest’anno il deficit polacco dovrebbe arrivare al 4,8% del pil e al 4,6% il prossimo anno, secondo le previsioni economiche pubblicate a inizio novembre dalla Commissione Europea. In quanto alle preoccupazioni per la crescita sono ben fondate. Come ha sottolineato Lagarde, è presto per dire che la crisi è finita, visto che la disoccupazione dell’area euro resta al 12%. «Ci sono dei segni evidenti che non tutto va bene», ha affermato. «Non si può cantare vittoria, bisogna fare di più». Ieri, per esempio, è stato diffuso il dato sulla produzione industriale in Francia, diminuita a ottobre dello 0,3% rispetto a settembre e contro le attese di un aumento dello 0,1%, mentre due giorni fa era stato il dato tedesco a deludere, con un calo dell’1,2% su base mensile a fronte del +0,7% del consenso degli economisti. Visto che la crescita latita e nuovi tagli alla spesa sarebbero particolarmente dolorosi, non stupisce che Draghi, le cui munizioni sono quasi esaurite, lanci l’allarme contro il ritorno ai nazionalismi, ovvero alle monete nazionali.