Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Aggiorniamo il bollettino della corruzione, vale a dire – per ora – specialmente il caso Roma. Marino vuole un assessore alla Legalità e a quanto pare sarà il giudice Alfonso Sabella, di 52 anni, siciliano, celebre per aver catturato Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Pasquale Cuntrera. Perché possa entrare in giunta ci vuole il permesso del Csm. Secondo fatto: il governo ha spostato a oggi pomeriggio il disegno di legge (o sarà un decreto) che inasprisce le pene relative alla corruzione. Renzi ha postato un videomessaggio sul canale YouTube di Palazzo Chigi. «Giovedì, insieme al ministro della Giustizia Andrea Orlando, nel Cdm che si terrà alle 8 di mattina noi porteremo quattro piccole grandi modifiche al nostro codice penale» ha detto «Si alza la pena minima della corruzione da 4 a 6 anni. Che significa? Che se tu hai rubato puoi patteggiare ma comunque un po’ di carcere lo fai. Non è pensabile che con il patteggiamento uno sta sempre fuori dalla galera. In Italia su una popolazione carceraria di circa 50mila persone, in carcere per corruzione con sentenza passata in giudicato sono in 257. È inaccettabile: troppo poco rispetto ai numeri della corruzione nel nostro Paese. Quando uno che ruba può patteggiare e trovare la carta “uscire gratis di prigione” come al Monopoli, è di nuovo inaccettabile».
• Ho sentito che il commissario anticorruzione, Raffaele Cantone, vorrebbe soprattutto un intervento sulla prescrizione.
Renzi annuncia che ci sarà pure una «prescrizione che si allunga per i reati di corruzione. Inoltre sarà molto più semplice procedere alla confisca contro chi ha rubato. Chi è condannato per corruzione con sentenza passata in giudicato potrà vedere la confisca dei propri beni esattamente come accade per reati più gravi. E il maltolto lo devi restituire: non è che ne dai una parte e chi s’è visto s’è visto. Se è provata la corruzione, tu restituisci fino all’ultimo centesimo».
• Bene, no?
Beh, i detenuti per corruzione, secondo i dati dell’amministrazione penitenziaria, sono ancora meno di quelli che cita Renzi: appena 11, stando ai numeri di un anno fa. Per arrivare in prossimità di 257 bisogna mettere insieme concussione, peculato, abuso d’ufficio, abuso d’ufficio aggravato. Se poi si va a guardare, gli undici o i 257 detenuti sono pesci piccoli. I nomi importanti si fanno scudo dei grandi avvocati e i grandi avvocati sanno come difenderti nel processo, ma soprattutto sanno come difenderti dal processo.
• Cioè allungano la prescrizione.
Nell’80 per cento dei Paesi, la prescrizione si interrompe una volta per tutte quando cominciano i processi. Da noi invece la prescrizione non si interrompe che in casi particolari e i termini restano aperti anche durante i tre gradi di giudizio. Per i difensori diventa piuttosto semplice trovare occasioni di allungamento dei tempi, anche pretestuose. I sette anni e mezzo previsti si raggiungono abbastanza facilmente. Questa è la ragione per cui la corruzione alla fine non fa paura a nessuno. A parte il fatto che le condanne sono comunque piuttosto lievi. I parlamenti italiani hanno sempre trattato questa fattispecie con una certa benevolenza.
• Adesso invece…
A naso, neanche le misure annunciate da Renzi sembrano così decisive. I termini della prescrizione si calcolano sul massimo della pena, quindi aumentare le condanne minime incide – modestamente – solo sul patteggiamento, come sa bene lo stesso Renzi. C’è poi la questione che nessuna norma può essere retroattiva, quindi gli attuali imputati per le corruzioni romane, umbre, veneziane, genovesi o milanesi continueranno a usufruire della vecchia mitezza.
• Renzi non poteva andar giù più duro?
C’è il problema di Alfano. L’Ncd, erede in questo della vecchia visione berlusconiana, ha sempre fatto le barricate contro l’inasprimento delle pene per i colletti bianchi. Giovanni Toti, di Forza Italia (che comunque con l’Ncd è imparentato), ieri ha twittato: «Alzare la voce e alzare le pene è giustizialismo senza responsabilità. #Marino a casa, i cittadini al voto a #Roma». Gli alfaniani sembrano intenzionati ad abbandonare le vecchie rigidità, specialmente per quanto riguarda la confisca dei beni. Dorina Bianchi, vicecapogruppo dell’Ncd alla Camera, ha dichiarato: «Ai corrotti, ai politici che rubano vanno confiscati i beni, alla stessa stregua dei reati più gravi». Credo che sapremo oggi la posizione del capo di Ncd, il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
(leggi)