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 2014  dicembre 12 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LO SCONTRO TRA RENZI, IL SINDACATO E LA MINORANZA INTERNA


LASTAMPA.IT
l 60% dei lavoratori ha aderito allo sciopero generale di otto ore indetto da Cgil, Uil e Ugl chiedere al governo di cambiare le politiche economiche e del lavoro (Jobs Act, legge di stabilità e provvedimento sulla P.a.). Unica assente la Cisl. Il dato è stato fornito dagli stessi sindacati che hanno manifestato in 54 piazze italiane scegliendo lo slogan: “Così non va”. Bloccato il trasporto pubblico: fermo l’80% dei bus e il 50% dei treni e degli aerei.
A Torino c’era la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, a Roma, Carmelo Barbagallo, segretario della Uil e a Genova, il segretario della Fiom, Landini, che ha detto: «Grande risposta dei lavoratori contro le politiche del governo».
TENSIONI A TORINO, MILANO E ROMA
A Torino nove manifestanti sono stati bloccati dalla polizia durante gli scontri avvenuti al corteo di studenti e centri sociali in corso Regina Margherita. Sono stati portati in questura e la loro posizione è al momento al vaglio. A quanto si apprende durante i tafferugli almeno un paio di poliziotti sarebbero rimasti contusi. Gli scontri si sono verificati davanti a una delle sedi della Regione Piemonte, in corso Regina Margherita. Dopo il lancio di pomodori e uova il gruppo di manifestanti camminando si è avvicinato alle forze dell’ordine fino a quando non c’è stato il contatto fisico. Da lì sono partite delle cariche. I manifestanti hanno continuato a lanciare oggetti, tra cui alcuni bastoni e pietre, la polizia ha caricato usando i manganelli. Le cariche sono state almeno tre. Quando la situazione è tornata tranquilla, il corteo, che si era staccato da quello principale in piazza Castello, ha proseguito la marcia fino a piazza della Repubblica, dove si trova il mercato di Porta Palazzo. Il gruppo continua a marciare tenendo uno striscione con la scritta “Ci riprendiamo tutto”. Numerosi gli slogan contro Renzi e il suo governo.
Sciopero Torino, sindacati: 70 mila al corteo. Il racconto della giornata
A Milano sono 11 i contusi tra le forze dell’ordine durante gli scontri avvenuti questa mattina davanti al palazzo della Regione. A comunicarlo è la Questura, secondo cui 6 contusi sono agenti del reparto mobile e 5 carabinieri del battaglione. In tutto sono stati lanciati 5 lacrimogeni. Al momento la situazione è tornata alla calma e il corteo sta per sciogliersi. Gli scontri sono scoppiati quando una ventina di antagonisti, travestiti da Babbo Natale, ha scavalcato il cancello del palazzo della regione. I manifestanti, nelle loro parole, volevano consegnare a Maroni un pacco, in cambio «dei tanti pacchi ricevuti dalla Regione Lombardia». I Babbi Natale antagonisti sono riusciti a scavalcare, ma le forze dell’ordine hanno effettuato una prima carica per impedire che altri manifestanti eludessero le misure di sicurezza e il corteo ha reagito con un fitto lancio di fumogeni, uova e altri oggetti. I due campi sono venuti in contatto fisico e si sono registrati diversi momenti di tensione. La polizia ha poi effettuato altre due cariche e sono stati sparati complessivamente cinque lacrimogeni per disperdere la folla.
Scontri anche a Roma. Cariche delle forze dell’ordine sono avvenute davanti allo stabile occupato oggi dai Movimenti per la casa a Roma nei pressi del Policlinico Umberto I. Le forze dell’ordine in tenuta antisommossa hanno respinto i manifestanti radunati all’esterno verso la piazza. Dall’edificio gli occupanti hanno lanciato in strada diverse bombe carta. Le forze dell’ordine in tenuta antisommossa sono entrate nello stabile occupato oggi dai Movimenti per la casa a Roma. Al primo piano sono stati rotti i vetri di una finestra. Intanto i manifestanti, dopo la carica, si sono radunati in Piazza Galeno esponendo uno striscione “Milano resiste Roma insiste”.
CAMUSSO: TIRIAMO DRITTO ANCHE NOI
Dal palco di Torino la leader della Cgil, Susanna Camusso, lancia un nuovo attacco al governo. «Forse per Renzi lo Statuto dei lavoratori è vecchio perché ha 40 anni. Non vorremmo sentirgli dire che anche la Costituzione è vecchia perché ne ha 70. Quando si inizia così non si sa dove si finisce». Non si cambia il lavoro e non si esce dalla crisi andando contro il mondo del lavoro. «Vorrei che le promesse diventassero realtà - ha aggiunto - fateci vedere cosa state scrivendo nei decreti attuativi della riforma del lavoro». Poi sfida il premier: “Se il messaggio di Renzi è “tiriamo dritto” sappia che sappiamo tirare dritto anche noi. Non abbiamo bisogno di sentirci minacciati”. E il segretario della Cgil torna a chiedere “un confronto” al governo Renzi.
BARBAGALLO: FERMARE LA CADUTA
«Oggi fermiamo l’Italia per farla ripartire nella direzione giusta», è invece il messaggio del leader Uil, Carmelo Barbagallo, dalla piazza dell’Esquilino a Roma. «Presidente ci stupisca e ci convochi: noi rappresentiamo la parte sana del Paese»”, ha aggiunto. «Vogliamo fermare la caduta» dice ancora Barbagallo che indica a Renzi gli interventi per sbloccare il Paese. «Ci sono ancora margini per rimediare; il decreti attuativi del Jobs act devono essere ancora emanati e la legge di stabilità ancora approvata», spiega. «Se si metterà mano ai 150 miliardi di evasione fiscale, ai 27 miliardi di costi della politica e alla riforma fiscale si potrà rilanciare l’economia», conclude.
NAPOLITANO: ESASPERAZIONI NON FANNO BENE AL PAESE
«È bene che ci sia rispetto reciproco» tra le prerogative di governo e sindacati e che «non si vada ad una esasperazione come quella di cui oggi abbiamo il segno. Non fa bene al Paese». Lo ha detto Giorgio Napolitano parlando dello sciopero generale. «Mi auguro - ha aggiunto parlando con i giornalisti prima di lasciare Torino - che si discutano sia le decisioni già prese, come quella della legge di riforma del mercato del lavoro, sia quelle da prendere soprattutto per il rilancio dell’economia e dell’occupazione in un contesto europeo». E che per queste tematiche così importanti per il Paese, ha sottolineato «si trovi la via di un discussione pacata».
IL GARANTE: VALUTIAMO SANZIONI
Lo sciopero di oggi nel settore ferroviario “resta in violazione delle regole e dovrà essere valutato attentamente nei prossimi giorni”. È quanto ha affermato Roberto Alesse, presidente della Commissione di Garanzia sugli scioperi a Radio 24. Ha poi spiegato che andranno valutate sanzioni per i sindacati che non si sono adeguati all’indicazione della Commissione.
VENERDI’ NERO DEI TRASPORTI
Ieri, dopo una polemica tra il ministro dei Trasporti ed i sindacati, Maurizio Lupi, su segnalazione della Autorità garante degli scioperi, ha revocato la precettazione dei lavoratori del settore ferroviario. I sindacati hanno ridotto il tempo sia dello sciopero di oggi (che finisce alle 16 invece che alle 17) sia di quello indetto da altre sigle per sabato e domenica (che salva la fascia serale di sabato iniziando alle 24 invece che alle 21). Lo sciopero è un “diritto sacrosanto”, il governo ha “grande rispetto” per chi manifesterà, ha assicurato da Ankara il premier Matteo Renzi. Fiom. A Torino c’è stata un’adesione del 100% con tutti i trasporti fermi, inclusa la metropolitana.
LA SITUAZIONE NELLE CITTA’
«Lo sciopero - affermano Cgil e Uil in nota unitaria - sta registrando una notevole adesione anche nel trasporto pubblico locale».
A Roma, a partire dalle 9, ferme le tre linee della metropolitana e le ferrovie concesse Roma Lido e Roma Giardinetti ed è fortemente rallentata la Roma Viterbo mentre stop a circa il 55% dei bus in città ed il 50% dei collegamenti extraurbani. A Torino dove la protesta prosegue dalle 15 alle 20 stop a circa l’80% dei bus ed è chiusa la metropolitana; a Genova praticamente ferma la circolazione dei bus e ferme le attività del porto con adesioni fino al 90% al terminal VTE di Voltri ; a Venezia stop a circa il 50% dei vaporetti; a Bologna fermo il 98% dei bus; a Bari fermi 70% bus; a Napoli ferma la metropolitana, la circumvesuviana, i collegamenti extraurbani con l’hinterland e navi bloccate nel porto; fermi dalle 9 circa il 40% dei bus a Cagliari.
Inizia alle 19 lo sciopero a Milano per consentire lo svolgimento del presidio pomeridiano in ricordo delle vittime della strage di Piazza Fontana in occasione del 45° anniversario. Negli altri settori - informano infine Cgil e Uil - praticamente bloccata attività dell’interporto di Bologna nello scarico delle merci che serve il centro nord Italia.
Disagi per i viaggiatori negli scali aeroportuali romani a Fiumicino e Ciampino e negli scali lombardi di Linate, Malpensa e Orio al Serio. Lo sciopero, che termina alle 18, coinvolge il personale navigante delle compagnie e gli addetti delle attività operative. Regolari i voli intercontinentali di Alitalia, che ha invece cancellato altri voli: circa 200 su tutto il territorio nazionale.
GLI STUDENTI IN PIAZZA
Oggi mobilitazione anche degli studenti. A Roma si sono svolte azioni dimostrative davanti a Palazzo Chigi. Flash mob a Bologna, da Pisa fino ad Acerra e Foggia manifestazioni davanti a enti regionali per il diritto allo studio, agenzie interinali, sedi Inps, Uffici Scolastici Regionali. «Protestiamo contro le riforme neoliberiste e recessive del Governo Renzi e non accettiamo che vengano approvate in nostro nome», dichiara Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza.

REPUBBLICA.IT
ROMA - Adesioni al 70%. E’ questo il dato fornito dai sindacati nel giorno dello sciopero generale. Cortei in 54 città, otto ore di stop. Bloccato il trasporto pubblico: il 50% dei treni e degli aerei resta fermo. La percentuale sale all’80% per gli autobus. Anche se le Ferrovie dello Stato in un comunicato affermano che hanno circolato fino alle 14 il 95,89% di treni a media-lunga percorrenza e il 73% di treni regionali.
I leader sindacali attaccano l’esecutivo di Matteo Renzi. Senza sconti. Susanna Camusso: "Nel Jobs Act ci sono norme da anni ’20". Carmelo Barbagallo, Uil: "Blocchiamo il Paese per farlo ripartire. Faremo una nuova Resistenza". Landini: "Grande risposta dei lavoratori contro le politiche del governo". Tante le reazioni della politica. Napolitano: "Serve rispetto reciproco". In alcune piazze la tensione è alta. Soprattutto a Milano e Torino dove le forze dell’ordine hanno caricato studenti e antagonisti.
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"Tiriamo diritto anche noi". Dal palco di Torino Susanna Camusso va all’attacco del governo. "Vorrei che le promesse diventassero realtà: ma fateci vedere cosa state scrivendo nei decreti attuativi della riforma del lavoro". E ancora: "Non trovo nulla di moderno in una condizione in cui chi lavora è ricattabile". Poi la rabbia: "Ma cosa abbiamo fatto a questo governo?". E la sfida al premier: "Se il messaggio di Renzi è ’tiriamo dritto’ sappia che sappiamo tirare dritto anche noi. Non abbiamo bisogno di sentirci minacciati". E il segretario della Cgil torna a chiedere "un confronto".
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Gli scontri. Tensioni ai cortei di Milano e Torino. Nel capoluogo piemontese, scontri tra polizia e autonomi in corso Regina Margherita. I dimostranti, che si erano staccati dal corteo, hanno tentato di proseguire forzando il blocco delle forze dell’ordine che hanno risposto con una carica di alleggerimento. Fermati otto manifestanti. A Milano alta tensione al Pirellone. Polizia e carabinieri in tenuta antisommossa hanno difeso la sede della Regione Lombardia dall’assedio di antagonisti e studenti che, travestiti da babbi Natale, hanno cercato di entrare nell’edificio per consegnare al governatore Roberto Maroni dei pacchi dono simbolici. E a Roma tensioni durante lo sgombero dello stabile occupato questa mattina dai movimenti per la casa in via Cesalpino, in zona Policlinico, a Roma. L’edificio già in passato era stato occupato e successivamente sgomberato. "Siamo stati caricati mentre eravamo in presidio sotto lo stabile", dichiarano i manifestanti.
DALLE CITTÀ Roma / Milano/ Torino / Genova / Bologna / Firenze / Napoli / Bari / Palermo / Parma
DAI TRENI ALLE POSTE: TUTTE LE MODALITÀ DI SCIOPERO
Le critiche alla Cisl. "La divisione fa male al lavoro, bisogna avere il coraggio di contrapporre a chi frantuma la straordinaria storia del movimento operaio". Così la Camusso si rivolge agli "amici della Cisl". Un invito a ritrovare il fronte dell’unità sindacale dopo le critiche di Anna Maria Furlan che aveva dichiarato che "lo sciopero generale non è la soluzione adatta per fronteggiare i temi del lavoro".
Sciopero generale, sfilano le maschere di Renzi
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Landini: "La lotta continuerà". Il leader della Fiom annuncia: "Non ci fermiamo, Renzi può mettere tutte le fiducie che vuole, anche una al giorno, la lotta continuerà". Poi il riconoscimento dello "straordinario successo dello sciopero di oggi". E ancora: "Quando la logica è che il lavoro lo puoi scambiare con i soldi - ha aggiunto riferendosi alla modifica dell’articolo 18 - allora il lavoro diventa una merce. Ma se a uno che è abituato a pensare che tutto si può comprare o vendere qualcuno dice a me non mi comperi perchè non sono in vendita, allora il gioco cambia. Se Renzi vuole unire il Paese - ha concluso Landini - tolga dal tavolo l’articolo 18".
La Uil: "Una nuova resistenza". Dal palco di Roma, il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, invita i lavoratori in piazza a una "nuova resistenza contro chi pensa di poter fare a meno dei sindacati: siamo quelli che facciamo andare avanti il Paese". Poi l’ironia, amara: "Siamo un paese strano dove la ’buona’ scuola è la penultima in Europa perchè si spendono più risorse per I ricercati che sulla ricerca".
Il garante: "Valutiamo sanzioni". Lo sciopero di oggi nel settore ferroviario "resta in violazione delle regole e dovrà essere valutato attentamente nei prossimi giorni". Così Roberto Alesse, presidente della Commissione di Garanzia sugli scioperi a Radio 24. Secondo Alesse andranno valutate sanzioni per i sindacati che non si sono adeguati all’indicazione della Commissione. La replica di Carmelo Barbagallo: "Si è fatto strumentalizzare".
Gli studenti: azioni dimostrative poi in piazza. Da Bologna e Pisa fino ad Acerra e Foggia davanti a enti regionali per il diritto allo studio, agenzie interinali, sedi Inps, Uffici Scolastici Regionali. Non sono mancati - riferiscono gli studenti - blitz anche "all’interno dei luoghi del lavoro in nero, nei bar, nei negozi del centro delle città da parte degli studenti travestiti da Babbo Natale per consegnare sarcasticamente il ’pacco’ del Jobs Act". E gli studenti che hanno partecipato alle manifestazioni sono stati oltre 70mila. "Una giornata di mobilitazione straordinaria che parla al Paese intero perché ha unito chi subisce le politiche neoliberiste e recessive del Governo", dice Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza. E adesso l’obiettivo diventa quello di "ampliare l’efficacia dello sciopero coinvolgendo anche chi non ne ha diritto e sfidare l’autoritarismo del governo Renzi con la democrazia e la partecipazione".

REAZIONI POLITICI
ROMA - Mentre Cgil, Uil e Ugl sono in piazza a protestare contro il Jobs Act e le politiche del governo, la politica si interroga sulle conseguenze di una contrapposizione così aspra tra una parte delle forze sindacali del Paese e l’esecutivo presieduto da Matteo Renzi. E nel Partito Democratico riemergono le spaccature che avevano accompagnato il travagliato via libera alla riforma del mercato del lavoro.
Prova a stemperare i toni dello scontro il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "Le esasperazioni non fanno bene al Paese" ha detto oggi a Torino: "Lo sciopero generale proclamato per oggi è segno senza dubbio di una notevole tensione tra sindacati e governo". Il Capo dello Stato non è voluto entrare nel merito della contrapposizione: "Mi auguro - ha spiegato - che si discutano sia le decisioni già prese, come quella della legge di riforma del mercato del lavoro, sia da prendere, soprattutto per il rilancio dell’economia e dell’occupazione in un contesto europeo, che si trovi la via di una discussione pacata". "Naturalmente, poi, il governo ha le sue prerogative e le ha anche il Parlamento. E ha il suo ruolo da svolgere anche il sindacato. E’ bene che ci sia rispetto reciproco di queste prerogative", ha concluso Napolitano.
Dalla Turchia, dove è in visita ufficiale, fa sentire la sua voce il premier Matteo Renzi, che, pur senza riferirsi direttamente allo sciopero, ha parlato del futuro dell’Italia e ha ribadito la necessità di procedere con le riforme per cambiare il Paese ed "evitare il declino". "Dobbiamo voler bene al futuro dei nostri Paesi - ha detto il premier - significa avere il coraggio di cambiare, il coraggio di vedere le cose che non vanno, di non fare come quelli che mettono la polvere sotto il tappeto e dicono ’va beh, tanto le cose cambieranno’".
Resta accesa la polemica all’interno del Pd: una parte della minoranza, in testa Stefano Fassina, ha scelto di scendere in piazza con i sindacati. E sullo sciopero è intervenuto ’ex premier Massimo D’Alema, che si schiera dalla parte dei manifestanti e invita il governo a fermarsi: "La situazione del Paese è grave e spero che il governo ascolti questa piazza e tenga conto della richiesta che viene dai lavoratori" ha detto D’alema ai giornalisti che lo hanno incontrato casualmente nel municipio di Bari dove l’esponente del Pd ha fatto una visita a sorpresa al sindaco, Antonio Decaro. "I lavoratori - ha aggiunto D’Alema - sono in piazza per chiedere un maggiore impegno per il lavoro, per lo sviluppo, e questo mi pare comprensibile". L’ex segretario Pds è passato casualmente all’interno del corteo dei lavoratori a Bari (video) dove è stato pesantemente contestato da alcuni manifestanti.
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In mattinata anche il leader di Sel Nichi Vendola, che ha partecipato al corteo di Roma, aveva ammonito: "E’ un grande errore andare contro la piazza che in un Paese sporco è l’unico presidio pulito", chiedendo al contempo all’esecutivo di "cambiare radicalmente pagina". Le ragioni dello sciopero sono condivisibili anche per il segretario del Carroccio Matteo Salvini che però prende le distanze "dai litigi interni al Pd fra Cgil e Renzi". "In un momento economico come questo - ha detto Salvini - chi ha la fortuna di avere un lavoro lavora. La contestazione sul fatto che le politiche del governo Renzi siano una buffonata accomuna la Cgil, la Merkel e la Lega, quindi è condivisibile. Ma sono diverse le risposte". Poi Salvini attacca il Capo dello Stato, che pochi giorni fa aveva tuonato contro "l’antipolitica eversiva": "Napolitano è corresponsabile di tutto quello che è avvenuto in questo Paese e della cessione di sovranità all’Europa, quindi dovrebbe avere il buon gusto di tacere".
Le critiche non sembrano scalfire la volontà del governo di andare avanti sulla riforma. Mentre arriva il plauso alle riforme dell’Italia dal Commissario Ue agli Affari Economici Pierre Moscovici ("Non critico chi sciopera ma allo stesso bisogna andare avanti con le riforme" ha detto oggi il commissario), da Bruxelles difende la riforma il ministro del Lavoro Giuliano Poletti: "Ascoltiamo la piazza ma siamo intenzionati ad andare avanti con l’attuazione delle riforme, non possiamo permetterci un colpo di freno, oggi l’Ue ci chiede di essere coerenti coi nostri impegni". Alla Camusso che dalla piazza di Torino attacca l’esecutivo e chiede di riaprire il confronto ha replicato il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani, che ha definito lo sciopero generale di oggi è "soprattutto politico, legittimo, ma assolutamente politico" e ha lodato l’atteggiamento tenuto dalla Cisl che "pur non condividendo la parte del Josb Act e della legge di stabilità, ha ritenuto comunque utile mantenere un dialogo aperto e fare delle proposte".
Molto critico verso lo sciopero Ncd, soprattutto per gli scontri che si sono verificati a Torino, Milano e Bologna, dove una sede del partito è stata imbrattata con del letame dagli antagonisti. "Uno sciopero tutto politico di cui in pochi hanno capito la ratio e le reali motivazioni" ha affermato la deputata Ncd Barbara Saltamartini.

D’ALENA CONTESTATO
Sciopero, D’Alema incrocia il corteo. Volano insulti e terriccio: "Buffone venduto"D’Alema circondato dai contestatori
"Bufone, buffone, venduto". Momenti di tensione a Bari, dove Massimo D’Alema, in città per un convegno, è stato violentemente contestato dai manifestanti che hanno partecipato allo sciopero generale indetto dai sindacati. D’Alema aveva appena salutato il sindaco di Bari nella sede del Comune e stava attraversando la strada per raggiungere l’hotel sede dell’incontro della sua fondazione Italiani europei. Nel momento in cui i lavoratori lo hanno riconosciuto, sono volati gli insulti all’indirizzo del politico accusato di essere espressione di quel governo che in strada si contesta. I manifestanti hanno hanno scagliato contro il politico anche manciate di terriccio, preso a dalle aiuole del centro cittadino.
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Le forze dell’ordine si sono avvicinate per controllare che la situazione non degenerasse. Il democratico è stato letteralmente aggredito verbalmente, i manifestanti lo hanno additato come responsabile delle politiche contestate. "Che siete venuti a fare?, ha gridato la piazza, mentre alcuni iscritti al Pd che stava accompagnando D’Alema hanno cercato di spiegare: "Noi
minoranza del Pd noi siamo comunque a difendere i vostri diritti in parlamento ". Argomenti che non hanno convinto i manifestanti: "Perché non fate cadere il governo, allora?". D’Alema ha dunque affrettato il passo per andarsene dalla strada e riparare nell’albergo.
"Mi sono infilato in mezzo ai sindacalisti dell’Ugl - spiega D’Alema riflettendo su quanto accaduto, prima di aggiungere: "C’è una rabbia generale per i partiti e la politica".



DAGOSPIA
MARCO GALLUZZO DAL CDS DI STAMATTINA
«È uno sciopero che non serve a nulla, se non alla Cgil, di sicuro non serve agli italiani, ma è meglio non andare allo scontro». Quando Matteo Renzi atterra ad Ankara, a metà pomeriggio, sa già che la precettazione verrà revocata. Non ha parlato con Camusso, nemmeno con Lupi, ma a Palazzo Chigi sono al corrente della trattativa, l’hanno autorizzata. Ed è lo stesso capo del governo, davanti ai cronisti, ad anticipare quello che succederà dopo qualche ora: «Vedrete che Lupi e Camusso si chiariranno, tutto filerà liscio».
Nessun accenno alle accuse del sindacato, nessuna polemica, semmai una punta di ironia, è uno sciopero perfettamente legale, dice il premier, ma sostanzialmente inutile, visto che comunque «cambieremo questo Paese, anche con i lavoratori che ci daranno una mano».
Mentre Susanna Camusso lo accusa di aver avallato una strategia antidemocratica, che costituisce un vulnus ai diritti dei lavoratori (con la precettazione), il premier in qualche modo snobba la polemica, la dà già in via di esaurimento: «Noi lavoreremo, prima a Istanbul, incontrando investitori e aziende italiane, e poi nel pomeriggio in Consiglio dei ministri, varando le norme contro la corruzione».
Vista da fuori può anche apparire come una marcia indietro: il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, rivendica autonomia di decisione, prima nel precettare poi nel revocare la precettazione, ufficialmente nel governo la materia è stata delegata, ma una valutazione collegiale è stata compiuta, secondo indiscrezioni anche con qualche discreto suggerimento del Quirinale.
Il fatto che in prima linea sia rimasto Lupi, fa in qualche modo il gioco della Cgil, che su questo punto continua ad accusare il governo: «Renzi se n’è lavato le mani, si è comportato come un capoclasse di un gruppo di alunni indisciplinati e non come un presidente del Consiglio», sarà la sintesi, a fine giornata, della leader del sindacato.
Eppure nel governo, al di là delle forme, e al netto degli eventuali errori, si rivendica comunque un merito: nel pomeriggio i sindacati concedono la riduzione di un’ora dello sciopero dei ferrovieri, finirà alle 16 e non alle 17, per Lupi il braccio di ferro ha prodotto dei frutti, la Cgil e le altre sigle avrebbero dimostrato di avere anche un approccio di collaborazione, in cambio l’esecutivo avrebbe ritirato la precettazione, che comunque «era perfettamente legale, visto che sabato è previsto un altro sciopero e questo è contro la normativa».
Insomma mentre si accusano e contemporaneamente trovano un compromesso, entrambe le parti rivendicano la correttezza dei propri comportamenti. Ovviamente con letture diverse dell’accaduto: per Palazzo Chigi e per Lupi si è voluto semplicemente tutelare il diritto alla mobilità dei cittadini e si è revocata una precettazione «doverosa» nel momento in cui i sindacati hanno concesso qualcosa. Per questi ultimi la versione è diversa: alla Cgil fanno sapere che contro la precettazione «erano già pronti i ricorsi, visto che avrebbero dovuto comunicarla cinque giorni prima».
Di sicuro, visti i precedenti, gli scontri del mese scorso a Roma, la scelta di recedere da un braccio di ferro è stata presa dal governo anche per ragioni di pubblica sicurezza. Mentre discute con il primo ministro turco, prima di andare a cena con Erdogan, Renzi insiste proprio su questo concetto: nel riconoscere che lo sciopero è un diritto che l’esecutivo non si sogna di mettere in discussione, mette l’accenno sull’«organizzazione» di oggi, a Palazzo Chigi hanno deciso che in primo luogo «è importante che fili tutto liscio», tanto, aggiunge il premier, «cambieremo il Paese anche per loro».