Massimo Gaggi, Sette 12/12/2014, 12 dicembre 2014
SI SPARA PER FARE AMICIZIA
Nel club di Frisco, in Texas, non lontano da Dallas, ai fornelli del ristorante riservato ai soci Vip c’è Scott Romano, uno chef che viene dalla scuola di Wolfgang Puck. Al Centennial Club, in Colorado, chi vuole rilassarsi dopo l’attività sportiva, ha a disposizione ampi divani di pelle e anche una sala per i fumatori di sigaro, oltre a fornitissimi bar e al ristorante. E al Lock and Load, un club di Miami, i soci, se sono distratti, possono avere la sensazione di aver imboccato per sbaglio l’ingresso di una delle gallerie del quartiere, tante sono le opere d’arte esposte all’ingresso e nei corridoi. Ma quelli di Frisco, Centennial e Miami non sono club culturali o di intrattenimento, né “country club” nei quali si va a giocare a golf o a tennis: sono dei “gun club”, cioè luoghi di socializzazione che si sono sviluppati attorno a un poligono di tiro. Si spara e si stringono amicizie; si invita a cena un cliente di riguardo e magari l’aperitivo te lo fai servire mentre il tuo ospite si esercita con la carabina. I club dove si spara non sono certo una novità per un Paese in armi come gli Stati Uniti nel quale c’è quasi una bocca da fuoco per abitante (circa 280 milioni di pistole e fucili, per 316 milioni di americani). Ma fin qui i poligoni delle aree urbane sono stati, in prevalenza, luoghi piuttosto spartani, frequentati soprattutto da chi, come le guardie private, deve avere una buona mira per necessità. Club per tiratori ricchi ne esistevano, certo: luoghi come l’Orvis Sandanona, 130 chilometri a nord di New York, fondato nel 1907 da un gruppo di cacciatori in un villone di campagna. Ma questi erano i luoghi di un’America rurale benestante. Negli ultimi anni, invece, il diffondersi della “gun culture”, la cultura delle armi, ha spinto molti a investire nelle fasce suburbane delle grandi metropoli in quelli che sono stati soprannominati “guntry club”, dei “country club” per tiratori. Che, a differenza dei vecchi poligoni, vengono frequentati anche da gente che non ha mai sparato un colpo in vita sua e che comincia ora in modo casuale. Insomma, il “luxury shooting” sta diventando uno sport generalmente accettato anche da chi non ha mai posseduto un’arma. E i gestori dei club cercano di reclutare nuovi soci tra i manager delle aziende tecnologiche, i banchieri, i professionisti creativi. Mogli comprese. Qui le paure del dopo Ferguson c’entrano poco: al club di Frisco, per esempio, la serata del mercoledì è dedicata alle signore che dalle 5 del pomeriggio alle 9 possono sparare affittando una corsia del poligono a metà prezzo.