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 2014  dicembre 12 Venerdì calendario

LA VERSIONE DI MUGHINI

Caro Dago, che gran giorno per la nostra democrazia e per la nostra Costituzione questo dello “sciopero generale” in cui non si muovono treni e metropolitane, e non raccolgono la monnezza, e non distribuiscono la posta, e non so quanti altri servizi pubblici sono bloccati o cancellati.
Che giorno abbagliante da quanto lo sciopero generale è una scossa alla nostra democrazia e al nostro umore civile, e come deve esserne contenti Stefano Fassina e quelle altre macchiette ottocentesche che stanno ai vertici di Cgil e Uil del fatto che se uno volesse prendere un bus per andare a visitare un amico malato in ospedale o tornarsene a casa in treno dopo una settimana di lavoro non lo può fare.
No, questo sì che è devozione alla Costituzione. Che bello, che iniezione di democrazia e di partecipazione, che cerimoniale inedito, che dimostrazione di “rappresentanza” di quanti lavorano e penano e rischiano di essere decapitati dall’attenuazione dell’articolo 18, un articoletto di legge che conta niente se messo di fronte allo tsunami della crisi economica.
Ho sentito alla radio che c’è attesa per “il discorso” di Susanna Camusso. E come no. Io che mai non ho avuto un euro se non dal mio lavoro e purtroppo oggi gli euro non ci sono più, non faccio altro che aspettare quel discorso. Ne sarò elettrizzato come sempre dalle litanie dei dirigenti sindacali.
Un’economia del terzo millennio che ristagna in un oceano di orrore e di merda, e loro che ripetono le formulette e le cerimonie di un secolo fa. L’altra sera a cena eravamo un grafico che lavora nell’editoria minore e che oggi lo pagano un terzo di quanto lo pagassero dieci anni fa, un ex gallerista delle arti minori del Novecento che ha chiuso bottega perché di gente del ceto medio che compri un oggetto d’arte non ce n’è più, un fotografo che non ha più lavoro da quando esiste il digitale e i giornali pubblicano a gratis i selfie che impazzano sul web, altro che pagare le sue fotografie come facevano un tempo.
Tutto cambia nella società e nei linguaggi della comunicazione, l’intera civiltà occidentale è sconvolta e travolta, scompaiono negozi e professioni, non sappiamo di che pagare in futuro l’assistenza sanitaria e le pensioni, e loro bloccano i treni e la posta. Cialtroni.

Ps. Sono sicuro che nove italiani su dieci e persino otto giornalisti su dieci la pensino come me, solo che non hanno il coraggio di dirlo. Perché è sacrilegio dir male della Cgil, e come se la Cgil di oggi fosse quella di Giuseppe Di Vittorio o Luciano Lama.