Luciano Mondellini, MilanoFinanza 12/12/2014, 12 dicembre 2014
IN DUE GIORNI FCA BRUCIA 1,6 MLD
Un calo del titolo Fca del 6,3% a 9,2 euro sulla borsa di Milano e una flessione del 2.9% a 11,15 dollari su quella di New York è stata la risposta dei mercati alla fissazione, arrivata all’alba di ieri, del prezzo del nuovo collocamento azionario del Lingotto e sulle condizioni del prestito convertendo da 2,5 miliardi di dollari annunciati nelle settimane scorse. Il risultato borsistico di ieri, sommato a quello di mercoledì, quando nell’imminenza del lancio del convertendo sono cominciate le vendite, ha fatto sì che nelle ultime due sedute il titolo Fca abbia lasciato sul campo il 12,5% circa alla borsa di Milano, bruciando 1,6 miliardi in termini di capitalizzazione che scende così dai 12,8 miliardi di martedì sera agli 11,2 di ieri. Non stupisca nemmeno in questo quadro la differenza di andamento tra la borsa di Milano e quella di New York, visto che quest’ultima aveva registrato nella giornata di mercoledì un calo molto più pesante del titolo Fca; ieri la borsa milanese si è adeguata ai movimenti di quella newyorchese.
Bisogna sottolineare infatti che numerosi operatori hanno realizzato prese di beneficio nel momento della realizzazione del convertendo, dato che il titolo del Lingotto dal 29 ottobre, data in cui Marchionne ha annunciato la separazione di Ferrari da Fca, aveva guadagnato circa il 30%. Non solo, ma come ha fatto notare ieri una casa di brokeraggio milanese «il titolo Fca negli ultimi due giorni ha sofferto della decisione di assegnare le azioni a un prezzo scontato rispetto all’ultima quotazione».
Ieri infatti Fca ha comunicato che collocherà 87 milioni di azioni ordinarie costituite da azioni proprie detenute dalla stessa società e da ulteriori azioni derivanti dall’esercizio del diritto di recesso a 11 dollari. Un prezzo inferiore del 4,1% rispetto alla chiusura di Wall Street di mercoledì, quando il titolo aveva terminato le negoziazioni a 11,47 dollari dopo avere subito un crollo del 9,5% nel corso della giornata, ma soprattutto inferiore del 13% nei confronti della chiusura di martedì a 12,67 dollari sempre a New York. Questa operazione, che consentirà quindi al Lingotto di incassare una cifra di circa 957 milioni di dollari, ovvero 769 milioni di euro, rappresenta però una parte soltanto delle operazioni di finanziamento varate ieri.
Fca infatti ha anche annunciato le condizioni del convertendo da 2,5 miliardi di dollari (2 miliardi di euro circa) necessario per rafforzare patrimonialmente il Lingotto in vista delle future sfide strategiche. L’obbligazione, su cui le banche collocatrici (JP Morgan, Goldman Sachs, Barclays, Ubs, Citi, BofA Merrill Lynch e Morgan Stanley) hanno l’opzione di acquistare da Fca un ulteriore ammontare nozionale fino a 375 milioni di dollari, avrà durata due anni con un rendimento del 7,875% e verrà convertita il 15 dicembre 2016 tra 11 e 12,925 dollari per azione (il premio massimo è stato stabilito a +17,5% dalle quotazioni del titolo alla chiusura di mercoledì a New York). Il tasso di conversione massimo sarà di 9,0909 titoli Fca per ciascun titolo obbligazionario mentre il tasso minimo sarà di 7,7369. A queste condizioni, hanno fatto notare i broker, a fine operazione, il numero totale di azioni salirà dalle attuali 1,2 miliardi a 1,4 miliardi. Inoltre, al termine di tutti gli interventi la posizione finanziaria netta industriale è attesa in miglioramento a -7,5 miliardi rispetto al -6,6 miliardi di fine 2013. Queste operazioni, che frutteranno complessivamente 2,7 miliardi alle casse della casa torinese, hanno come obiettivo quello di dare mezzi freschi alla casa torinese per poter finanziare il piano industriale al 2018, reputato ambizioso da numerosi operatori, con cui Marchionne vuole rilanciare brand come Alfa Romeo e Maserati di qui al 2018.
Sempre ieri, intanto, il Lingotto ha smentito l’intenzione di trasferire la sede fiscale della controllata Ferrari al di fuori dei confini italiani con l’obiettivo di risparmiare sul carico imponibile. «La stampa ha riferito di voci secondo le quali Ferrari. avrebbe allo studio il trasferimento della propria residenza fiscale all’estero. Si tratta di voci prive di fondamento. Non vi è alcun piano o intenzione di trasferire all’estero la residenza fiscale di Ferrari, né alcun progetto di delocalizzare le sue attività italiane, che continueranno ad essere soggette al regime fiscale italiano», spiega una nota di Fca. L’indiscrezione era stata rivelata a un’agenzia americana da alcuni investitori istituzionali statunitensi dopo un incontro con Marchionne durante il roadshow per il convertendo. L’indiscrezione è trapelata mercoledì mattina ma il Lingotto ha smentito solo nella serata di ieri. Un intervallo di quasi due giorni in cui l’allarme di una Ferrari all’estero ha riempito le prime pagine di tutti i giornali italiani e irritato non poco l’opinione pubblica nazionale.
Luciano Mondellini, MilanoFinanza 12/12/2014