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 2014  dicembre 12 Venerdì calendario

LA FLAT TAX DI SALVINI E BERLUSCONI? SOLO UNA FAVOLA: 100 MILIARDI IN MENO DI ENTRATE, DA COPRIRE CON IL PENTIMENTO DEGLI EVASORI (!)

Prepariamoci: sabato prossimo, 13 dicembre, sarà il gran giorno della flat tax. Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ha indetto un convegno a Milano, dove spiegherà nei dettagli la proposta di rivoluzionare l’Irpef, introducendo una sola aliquota del 15%, al posto delle attuali cinque (23, 27, 38, 41 e 43 per cento), senza più l’attuale giungla di possibili deduzioni. A dargli man forte ci sarà il politologo americano Alvin Rabushka, docente all’università di Stanford, presentato da Salvini come «il vero inventore della nuova aliquota unica moderna». Quella della flat tax è la proposta più efficace con cui Salvini sta raccogliendo consensi nell’area del centrodestra, forse più gradita agli elettori della partita Iva rispetto all’uscita dall’euro, che rimane comunque l’altro cavallo di battaglia della Lega. Sondaggi alla mano, le proposte di Salvini stanno portando via un sacco di voti all’elettorato tradizionale di Forza Italia: non stupisce dunque che, pochi giorni fa, Silvio Berlusconi, abbia platealmente scippato alla Lega l’idea della flat tax, facendola propria, sia pure con un’aliquota un po’ più alta: 20%.
Per tutta risposta, Salvini si è detto lusingato del tentato scippo, aggiungendo che il primo a proporre in Italia la flat tax era stato, nel 1994, l’economista Antonio Martino, allora uomo di punta di Forza Italia, ma senza fortuna. Anzi, proprio allora, dovendo formare il suo primo governo, Berlusconi dirottò Martino in un ministero non economico (la Difesa), e della flat tax, da allora in poi, in Forza Italia si sono perse le tracce per 20 anni. Dunque, sostiene Salvini, l’unica proposta credibile in materia resta quella della Lega Nord.
Ma, in concreto, che effetti avrebbe la flat tax? Salvini, finora, si è limitato a poche battute, dal sapore elettorale, del tipo: «pagare meno, per pagare tutti». Traduzione: visto che la pressione fiscale reale sfiora il 60%, ridurla di colpo al 15% avrebbe l’effetto salutare di convincere anche gli evasori a pagare le tasse, lasciando più soldi in tasca a chi le ha sempre pagate, con una ricaduta positiva sui consumi. In questo modo, invece di ridursi, le entrate fiscali - è la tesi di Salvini - resterebbero più o meno invariate, come è già accaduto nei 38 Paesi, per lo più nell’Est europeo (Russia in testa), dove la flat tax è stata introdotta.
Una tesi fondata? In proposito, sul sito degli economisti bocconiani lavoce.info, è uscito uno studio di Francesco Daveri e Luca Danielli, docenti all’Università di Parma, che in base ai dati tributari del 2012, simulano le conseguenze della flat tax sia nell’ipotesi del 20% (Forza Italia), sia del 15% (Lega Nord). Nel primo caso, l’aliquota del 20% si dovrebbe applicare al reddito imponibile netto nazionale, cioè calcolato sottraendo dagli 800 miliardi di reddito lordo imponibile, la parte corrispondete alla no tax area fino a 13 mila euro per contribuente. Da un calcolo approssimativo, questa no tax area riguarda il 40% dei contribuenti e totalizza 417 miliardi. L’imponibile Irpef nazionale netto si riduce così a 383 miliardi (800 meno 417), che tassati al 20% produrrebbero 76,6 miliardi di entrate Irpef, vale a dire 86,4 miliardi in meno del gettito attuale (163 miliardi). Se la flat tax del 20% si applicasse anche ai redditi societari, calcolano Daveri e Danielli, lo Stato incasserebbe dall’Ires 31 miliardi, con una perdita di gettito di 9 miliardi. In totale, la flat tax di Forza Italia darebbe un gettito di 107,6 miliardi, vale a dire 95,4 miliardi in meno degli attuali 203 miliardi.
Con la proposta della Lega, che prevede una deduzione di 5 mila euro pro capite, le entrate Irpef sarebbero di 75 miliardi, contro gli attuali 163. Aggiungendo 23,25 miliardi dell’Ires (il 15% su un imponibile di 155 miliardi), si arriva al totale di 98,25 miliardi. Ovvero 104,75 miliardi in meno rispetto alle entrate attuali.
In pratica, sia con la flat tax di Berlusconi che con quella di Salvini, lo Stato incasserebbe circa 100 miliardi in meno l’anno. È credibile che una simile somma possa essere pareggiata con il recupero dell’evasione fiscale? La risposta di Daveri e Danielli è un chiaro «no». Infatti, se tutti i 200-230 miliardi di evasione fiscale (stima prevalente) dovessero «emergere alla dogana di Lugano e lo Stato potesse tassarli al 15-20 per cento con una maggiorazione, potrebbe arrivare a incassare un massimo di 50 miliardi». Dunque, anche nella tesi più ottimistica sul recupero dell’evasione, vi sarebbe una perdita di entrate pari a 45 miliardi (ipotesi Berlusconi), che salgono a 50 miliardi (ipotesi Salvini).
In conclusione, scrivono Daveri e Danielli, la flat tax «darebbe una frustata semplificatoria all’ingarbugliato sistema fiscale italiano», ma solleverebbe anche «un drammatico problema di aumento del deficit pubblico, certamente difficile da spiegare in Europa e alle agenzie di rating». Resta ora da vedere come Salvini e Rabushka risponderanno a questa bocciatura.
Tino Oldani, ItaliaOggi 12/12/2014