Aldo Cazzullo, Sette 12/12/2014, 12 dicembre 2014
L’ETÀ DELL’ODIO
No
Il taxi è fermo al semaforo. A un tratto si sente picchiare sul vetro. È un automobilista che è sceso dalla sua macchina e comincia a gridare, insultando il tassista a sangue e tentando di provocarlo. Si capisce bene che, al primo accenno di reazione, l’energumeno gli metterà le mani addosso; e quando comincia una rissa per strada non si sa mai come va a finire, se con un’umiliazione reciproca o con guai peggiori. Raccomando al tassista di non rispondere, anche perché l’aggressione è chiaramente pretestuosa: lo scalmanato sostiene che il taxi ha ostruito la sua corsia e gli impedisce di girare. Non è così, infatti stanno girando un camion e un pullman; è vero però che il taxi per un attimo ha esitato tra le due corsie, l’altro si è sentito prevaricato, ed è sceso dall’auto per farsi giustizia da sé. Il tassista mi risponde calmo, quasi dolente: «Non si preoccupi. Ne trovo uno al giorno, a volte più d’uno, e non ci casco mai. Si ricorda cos’è successo al mio collega di Milano? Non voglio fare la sua stessa fine».
Certo che me lo ricordo. Luca Massari aveva 45 anni ed era una brava persona. Un cane sfuggito alla padrona gli aveva attraversato la strada e lui non era riuscito a frenare. Era sceso per soccorrerlo e scusarsi, ed era stato orrendamente ammazzato a botte dagli amici della donna, che gridava “uccidetelo!” e l’ha fatta franca: in appello ha avuto una pena simbolica. Fossi un parente o un amico di Luca Massari, credo che sarei impazzito dal dolore. Di sicuro sono persone che hanno avuto la vita avvelenata dalla violenza spiccia, diffusa, quotidiana, che ormai non fa neppure più notizia.
Le statistiche ci informano che i reati sono in calo. È possibile, anche se molti non vengono neppure più denunciati, vista l’impunità del male. Ma non ci sono statistiche che segnalino il degrado dei rapporti umani, l’aggressività sempre pronta a esplodere, l’inaridirsi delle relazioni tra le persone, la maleducazione dilagante che confonde la cortesia con la debolezza. Il giudice Piercamillo Davigo, intervistato da Giovanni Floris, ha ricordato che i cittadini vengono rapinati e impoveriti più dagli evasori fiscali che dagli scippatori, più dai predoni della finanza che da quelli di strada. È vero. Ma l’umiliazione della violenza subìta, la paura, il senso di violazione della propria persona (o della propria casa) sono ferite difficili da monetizzare.
Rimediare non sarebbe impossibile. Basterebbe innanzitutto stabilire che chi aggredisce un altro essere umano finisce in carcere. Ma in Italia si tollera tutto, persino che un immigrato – un maschio – rompa il naso a una poliziotta – una donna – e lo Stato lo lasci libero. Non a caso gli ultrà bulgari sono venuti a consumare le loro vendette a Roma, nella certezza di farla franca pure loro.
Ma non è soltanto un problema di repressione. Il degrado è dentro di noi. Sta crescendo una generazione maleducata – con le eccezioni che confermano la regola – per colpa di padri sempre e comunque schierati con i figli, pronti a derubricare i loro reati (comprese le intimidazioni neofasciste e pure neocomuniste, a Roma sempre più frequenti) come “marachelle”. Stiamo distruggendo un patrimonio di socialità, di gioia di vivere, di piacere dello stare assieme che i nostri padri si erano tramandati per secoli; non a caso chiudono i luoghi – cinema, teatri, locali storici – in cui per secoli gli italiani avevano vissuto la loro vita sociale. Quale ricchezza stiamo dilapidando, quanto stiamo impoverendo le nostre vite in questa età dell’odio.
Sì
L’Aquila, sia pure con mille ritardi, sta rinascendo. Finalmente si vedono cantieri nello splendido centro storico. E ci sono cose che prima del terremoto non c’erano. Sono stato al Gran Sasso Science Institute, un centro di ricerca istituito in via sperimentale per un triennio. Figliato dall’esperienza dei laboratori del Gran Sasso (il direttore, Eugenio Coccia, si è formato lì), il GSSI è una dei luoghi più avanzati della ricerca scientifica: oltre mille talenti della fisica, della matematica, dell’informatica e dell’urbanistica hanno fatto domanda di ammissione, ne sono stati selezionati 80, metà stranieri metà italiani. La domenica pomeriggio erano tutti al lavoro.