Il Messaggero, 12 dicembre 2014
La storia di Mademoiselle Coco Chanel, dall’orfanotrofio a Hollywood: «Che la mia leggenda segua la sua strada». Dalla modisteria in rue Cambon al boom degli anni Cinquanta, quando vestiva Grace Kelly e Jackie Kennedy
Il tubino nero, mitico passepartout. La bigiotteria e le perle che lei stessa sfoggia a cascata. La borsa 2.55 impunturata, con tracolla e catene dorate. I sandali beige dalla punta nera. La camelia sul revers, i pantaloni femminili che scandalizzano Deauville e i benpensanti, già nel 1920. Il profumo che ha un nome indimenticabile: N.5. La giacca con i revers e i bottoni vistosi ispirata dal lift di un albergo nel Tirolo. Il tailleur in tweed, suggerito da una gita in Scozia col Duca di Windsor. Che donna. Che sarta. Che genio. Questi, con cento altri, sono gli indizi che portano a Coco Chanel. Sono gli identikit di una griffe idolatrata. Oggetti-icona. Prova assoluta della modernità di una delle personalità che più hanno segnato la moda mondiale. Sono testimoni della frase-manifesto da lei coniata: «La moda passa, lo stile resta».
Sono i capisaldi dell’impero che Mademoiselle ha fondato e che da 31 anni viene “reinterpretato” dal talento incredibile del direttore creativo, Karl Lagerfeld. Il business cresce, le boutique aumentano. Il concetto di lusso moderno, riconoscibile, imitatissimo, viaggia per il mondo. E ora, per la gioia delle fans, Chanel raddoppia la sua presenza a Roma. Alla boutique in via del Babuino, da ieri, si è aggiunta quella in piazza di Spagna, uno spazio magico creato dall’architetto Peter Marino in cui arte e moda si fondono. Nell’interno, capolavoro di chic, lusso e cultura, gli abiti dialogano con lavori di artisti contemporanei. E la collezione ora in vendita è la Crociera Dubai, con un tocco di Oriente.
LA MODISTERIA
L’anticonformista Gabrielle, questo il nome di battesimo, nasce a Saumur, in Francia, nel 1883. Alla morte della madre l’orfanatrofio attende lei e la sorella. L’uniforme è un grembiule nero con colletto bianco: viene forse da quella scarna povertà la capacità di vedere lo chic in un “niente”. A venti anni lavora in un maglificio. Per sfuggire la mediocrità canta in un caffè-concerto, il cavallo di battaglia, è: “Chi ha visto Coco?”. Il soprannome resta. Nel 1910 è a Parigi, apre una modisteria in Rue Cambon: è lì che ancora oggi la griffe Chanel, a due passi dall’Hotel Ritz che diventa “casa”, ha boutique e atelier. Nel negozio di Deauville, aperto nel 1913, vende cappelli, ma subito lancia anche il comodissimo jersey. Nel 1915 è a Biarritz, dove produce le sue creazioni. La giovane sarta vive adesso con Etienne Balsan, ufficiale benestante: lui ama la vita mondana, lei va a cavallo, sfoggia costumi da bagno e lancia l’abbronzatura. Poi si innamora veramente, di Boy Capel, che muore in un incidente aereo. Alla solitudine si aggiunge la guerra, eppure la ragazza non si scoraggia. È l’arte a consolarla. Lavora con Cocteau e Diaghilev, ama Pierre Reverdy, poi ha Paul Iribe.
GARBO E DIETRICH
Tra le due guerre, il successo è ormai conclamato, Hollywood la reclama e Mademoiselle veste Greta Garbo, Marlene Dietrich, Gloria Swanson. Relazioni, incontri, costumi per il teatro, e ancora moda. Quei tailleur che sono il segno distintivo della griffe, gli abiti dallo stile perfetto, le giacche. «Sempre togliere, mai aggiungere», è il suo motto. Modernità, il credo. Il profumo, del 1921, è un successone. È anche il primo firmato da una maison. Crea, nel 1924, i democratici bijoux, catene di perle e oro, orecchini a bottone, ciondoli. Nel 1926 lancia il make up, con un rossetto vermiglio sarà la sua arma di seduzione. Negli Anni 30, la maison Chanel occupa tre palazzi e impiega 4000 lavoranti, ma il 1936 porta rivolte, scioperi, e licenziamenti. La Seconda guerra mondiale la costringe a chiudere la sartoria, e nel 1947 quando Dior lancia il New Look si dichiara vinta e si ritira in Svizzera per otto anni. Ma è un diavolo di donna. Eccola nel 1954, a 71 anni, riaprire rue Cambon. Torna in auge: Grace Kelly, la duchessa di Windsor, Laureen Bacall, Jeanne Moreau, Francoise Sagan, Jackie Kennedy seguono i suoi diktat. Mademoiselle muore a 88 anni, nel 1971. Milioni di donne seguono il suo stile, il fatturato è alle stelle. «Che la mia leggenda segua la sua strada, le auguro buona e lunga vita», ha affermato una volta Mademoiselle. Esaudita.