Loretta Napoleoni, il Venerdì 12/12/2014, 12 dicembre 2014
GLI OLIGARCHI DELL’11 SETTEMBRE NATI SUL BUSINESS DELLA GUERRA
Negli ultimi undici anni negli Stati Uniti si è verificato uno dei più grossi trasferimenti di ricchezza dal settore pubblico a quello privato grazie alla guerra contro il terrorismo lanciata dall’ex presidente George Bush: un fenomeno che ci ricorda ciò che è avvenuto nell’ex Unione Sovietica all’indomani della caduta del Muro di Berlino.
Il costo complessivo dello sforzo bellico americano è stato di 4 mila miliardi di dollari, se poi si volesse aggiungere anche quello relativo alla riabilitazione e cura dei veterani, la cifra sarebbe ben più alta. Chi ha sostenuto questa spesa è il contribuente, poiché la sicurezza nazionale è ancora oggi responsabilità della Casa Bianca e del Congresso.
Dato che l’industria bellica è stata quasi completamente privatizzata, ad intascare gran parte di questi soldi sono state le imprese che si sono aggiudicate gli appalti militari, prima fra tutte la Kbr, legata alla Halliburton, divenuta il più importante fornitore del Pentagono. I proprietari di queste aziende si sono arricchiti alle spalle dello Stato, proprio come fecero gli oligarchi russi durante lo smembramento delle imprese statali sovietiche, e infatti oggi sono stati ribattezzati gli «oligarchi dell’11 settembre».
La privatizzazione della guerra non ne ha aumentato l’efficienza, per esempio quella contro il terrorismo dura da 13 anni e non accenna a scemare. Dal 2013 al 2014 l’indice del terrorismo globale compilato dall’institute for Economics and Peace è salito del 61 per cento. Ma perché meravigliarsi? Se la guerra è un business, va da sé che chi lo pratica cercherà di evitare la pace, nemico numero uno dei profitti bellici.