La Stampa, 12 dicembre 2014
Hong Kong, dopo 75 giorni la polizia smantella la protesta. Distrutti gli accampamenti di Occupy, arrestati 209 studenti. Ma adesso la Cina deve fare i conti con i “nuovi democratici”
Dopo 75 giorni di protesta le forze dell’ordine di Hong Kong hanno rimosso le ultime barriere rimaste nell’area di Admiralty, dove si concentravano gli ultimi manifestanti pro democrazia di Occupy Central. Ecco com’è cambiata Hong Kong dopo oltre due mesi di proteste di massa.
Lo sgombero delle zone occupate dagli studenti sancisce la fine del Movimento degli Ombrelli?
Gli sgomberi della polizia hanno senz’altro dato un duro colpo al movimento, ma molti occupanti hanno giurato di voler tornare e continuare a lottare per un pieno suffragio universale a Hong Kong, con non meglio specificate «forme nuove» di protesta. Intanto ieri un gruppo di 209 manifestanti più «radicali» ha portato avanti un sit-in di diverse ore. Alla fine sono stati arrestati tutti. Fra di loro, c’erano anche la cantante Denise Ho, il leader studentesco Alex Chow, e la figura storica della lotta alla democrazia Martin Lee e Jimmy Lai, alla testa di un impero mediatico, l’Apple Daily.
Le strade riaperte ieri dalla polizia erano diventate il «campo» di Admiralty, dove i manifestanti pro-democrazia avevano creato una zona dedicata alle proteste politiche, l’arte di strada, l’agricoltura biologica e lo studio. Questo era uno dei tre luoghi occupati, dove si sono recate centinaia di migliaia di persone. Un altro, quello di Mongkok, è stato sgomberato alla fine del mese scorso e il terzo, a Causeway Bay, nel quartiere dello shopping, era ancora in attività.
Cosa sono riusciti a ottenere i manifestanti dopo oltre due mesi di proteste?
Apparentemente nulla. I manifestanti protestavano per ottenere un «vero suffragio universale» con candidature aperte e non pilotate, ma il governo non ha accettato nemmeno di aprire il dialogo con gli studenti. Il governo centrale di Pechino aveva accettato di promulgare le riforme elettorali che avrebbero consentito a ogni cittadino di votare per l’elezione del Capo dell’Esecutivo, ma non vuole che i candidati siano liberamente nominati, malgrado il 70% della popolazione lo richieda.
Le occupazioni hanno prodotto qualche risultato significativo?
Non proprio. L’ampiezza del movimento, chiamato «degli Ombrelli», utilizzati per ripararsi dai lacrimogeni come dalle piogge monsoniche, ha stupito tutti, e segna il risveglio politico di Hong Kong. Anche se il governo ha rifiutato il dialogo, tutti i partecipanti al movimento parlano della nascita di «una nuova generazione politicizzata dalle proteste», che continuerà a battersi per la democrazia. D’altro canto, però, la società di Hong Kong esce dalle manifestazioni più polarizzata che mai, fra gruppi pro-democrazia e gruppi pro-governo.
Quali saranno le prossime mosse del governo e dei manifestanti?
Il governo ha in programma di lanciare la seconda tappa della Consultazione Pubblica per la riforma elettorale. I manifestanti, di intensificare la loro disobbedienza civile. I parlamentari pro-democrazia hanno smesso di approvare le spese governative, e si parla di nuovi scioperi nelle scuole. La partita è dunque ancora da giocare.