Il Sole 24 Ore 12/12/2014, 12 dicembre 2014
NORVEGIA
C’era una volta la Norvegia, vero e proprio Paese di Bengodi nel già ricco panorama nordico, grazie alle cospicue rendite garantite dal petrolio del Mare del Nord e investite saggiamente in un fondo sovrano che sfiora ormai i 700 miliardi di euro. Oggi Oslo vede il suo tesoretto minacciato dal crollo delle quotazioni del greggio, che ha perso da giugno oltre il 40 per cento. Le ripercussioni iniziano a farsi sentire:?prima di tutto sul settore petrolifero, con la compagnia Statoil che registra le prime perdite nette e il fondo sovrano che vede assottigliarsi la sua redditività; ma anche sulla cosiddetta economia reale, con le previsioni di crescita riviste al ribasso dopo il +3,4% del 2012 e il +2% del 2013, e la disoccupazione che inizia a crescere, seppure partendo da livelli invidiabili per l’Eurozona. Ieri la Banca centrale norvegese ha deciso di correre ai ripari, abbassando i tassi di riferimento e abbracciando una linea di politica monetaria più espansiva. Per garantire a Oslo gli attuali livelli di benessere potrebbe però non bastare. Si impone, dunque, una sorta di riconversione, come ha riconosciuto il premier, Erna Solberg:?nuove industrie, un nuovo clima per gli investimenti. Una sfida ambiziosa.