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 2014  dicembre 12 Venerdì calendario

EUR, NEL CONDOMINIO DEL MONDO DI MEZZO LO STATO PAGA TUTTO

Un beffardo, amaro destino vuole che la grandiosità imperiale sognata da Benito Mussolini con il progetto dell’Eur (quartiere costruito per l’Expo, un nome una garanzia) trovi un tardo epigono nel fascista del terzo millennio Massimo Carminati. Egli si propone di mettere a posto come merita l’amministratore delegato di Eur Spa, Riccardo Mancini, un altro fascista fuori tempo: “’O famo strilla’ come un’aquila sgozzata”, propone al compare Salvatore Buzzi, icona rossa insoddisfatta per una fattura non pagata. E dunque si potrebbe dire che di imperiale ci resta solo il Mancini trasfigurato in aquila, ma sarebbe un errore di sottovalutazione, visto il monumentale buco da 200 milioni che ha costretto ieri sera la società a chiedere il concordato preventivo. La verità è che il fascistissimo Ente Eur, trasformato in Eur Spa nel 1999 dal governo D’Alema, ha avuto due vite parallele, un mondo di sopra e un mondo di sotto, direbbe Carminati.
Nel mondo di sotto c’è Mancini, amico, supporter e finanziatore di Gianni Alemanno, che una volta diventato sindaco lo nomina amministratore delegato di Eur Spa. È il 2009, e Mancini subito chiama a fianco a sé Carlo Pucci, il tabaccaio di viale Europa, nota arteria del quartiere, e fa di lui un provetto direttore marketing. In fondo l’Eur è un gigantesco condominio. Case e terreni sono dell’ente, che le affitta. Uno strano business immobiliare, palazzi per 850 milioni di euro che fruttano una quarantina di milioni di affitti (teorici perché molti non pagano). Un quarto di quell’incasso è speso per pagare il personale, 130 persone che costano una decina di milioni, 76 mila euro a testa in media. E che fanno tutto il giorno, puliscono le scale dei palazzi affittati? “Macché, procurano voti ai politici di destra e sinistra che li hanno assunti”, dice un frequentatore della splendida sede. “In diciotto mesi 31 assunzioni a chiamata diretta”, titolava il Corriere della Sera nel 2011, durante il regno di Mancini. L’ultima recluta era stata Roberta Lubich, ex moglie di Pierferdinando Casini, e con lei entrò a tener dritti i pilastri dell’Eur Dario Panzironi, figlio di Franco, altro fascista che Alemanno aveva messo a capo dell’Ama, la nettezza urbana, dove aveva realizzato una parentopoli leggendaria. Però il figlio no, non esageriamo, mandiamolo da Mancini. Sono ancora tutti lì, intoccabili, tutti sanno chi ha raccomandato il vicino, e le targhe sono di tutti i partiti. Solo Mancini e Pucci sono fuori, anzi sono dentro, visto che sono stati arrestati per associazione mafiosa con Carminati. Ma dall’Eur Spa furono espulsi nel 2012, quando Mancini fu arrestato per aver preso tangenti sull’acquisto di autobus dell’Atac, l’azienda tranviaria con la quale giocava in trasferta.
Impensabile che nessuno vedesse. Perché finora abbiamo parlato del mondo di sotto, quello che consentiva a Mancini e Pucci di andare in giro acclamati come veri e propri ras del quartiere, dispensatori di case in affitto come solo un funzionario del Pcus di Mosca avrebbe potuto. E distributori, loro come i loro predecessori e successori, di quella ventina di milioni di piccoli appalti di pulizia giardinaggio e consimili che attirano orde fameliche di piccoli e grandi affaristi come Buzzi. O grotteschi ideatori e propagandisti del Gran premio di Formula 1 per le strade dell’Eur.
Ma del mondo di sopra è la decisione del governo D’Alema di fare dell’Eur Spa il motore per una nuova stagione di grandi opere nella zona, puntando, indovinate un po’, sul project financing, questa idea bizzarra per cui lo Stato costruisce e i privati pagano. Ovviamente è il contrario. Infatti qualcuno, segnatamente il sindaco Francesco Rutelli, ha deciso che una società con 40-50 milioni di fatturato potesse accollarsi la costruzione del nuovo centro congressi, la famosa Nuvola di Fuksas, che costerà, bene che vada, 450 milioni. E il sindaco Walter Veltroni ha continuato, con l’idea geniale della società Aquadrome che doveva fare un grande parco acquatico al posto del vecchio velodromo olimpico, fatto esplodere festosamente in una imperiale nuvola di amianto. Pubblico-privato: Aquadrome nasce nel 2007 con Eur Spa che vende il 49 per cento a Condotte per 22 milioni, poi nel 2012 Eur Spa si ricompra il 51 per cento a 31 milioni, e Condotte incassa la differenza di 9 milioni. Dei sogni di parco acquatico adesso è rimasta solo la speranza di costruire nuovi palazzi, come se ci fosse ancora un mercato per i metri cubi, quelli che fecero sognare grassi guadagni valorizzando l’area del Castellaccio data al costruttore Parnasi per fare il grande centro commerciale Eur Roma Due.
Tutto questo il governo, azionista di Eur Spa al 90 per cento, lo sa, perché quando Mancini fu arrestato l’allora ministro dell’Economia Vittorio Grilli chiese ai suoi tecnici una relazione, e quelli gli dissero che con la storia della Nuvola la società si era indebitata in modo insopportabile e che le banche ne avevano approfittato per piazzarle un derivato che oggi costa altri 23 milioni di buco. Perché Mancini era quello che era, ma non è che le grandi banche siano state da meno. E i tecnici del ministro tecnico spiegarono che c’era un buco di 200 milioni da tappare, sennò la strada della bancarotta era segnata. Grilli fece finta di niente, perché le elezioni erano vicine e la verità su Eur Spa sarebbe stata insopportabile per tutti i partiti. Adesso il governo Renzi ha dichiarato la resa. A strillare come un’aquila sgozzata sarà il contribuente, e non per colpa di Carminati, ma dei grandi leader che quando si ruba in grande fingono di non vedere.
Giorgio Meletti