Corriere della Sera, 12 dicembre 2014
La Grande guerra fu in realtà una pluralità di guerre, combattute contemporaneamente, in cui ogni Stato perseguiva i propri obiettivi. Francia e Germania si batterono per l’egemonia sul continente europeo, Gran Bretagna e Germania per l’egemonia sui mari e sugli oceani, Russia e Turchia per il controllo degli Stretti. Per l’Italia il problema non era soltanto la conquista delle terre irredente, voleva anche l’egemonia sull’Adriatico per restituirgli il suo vecchio nome: Golfo di Venezia
Il Patto di Londra era ovviamente più vantaggioso delle concessioni austriache, ma si riferiva ugualmente alla questione marginale dei confini orientali. A conferma della miseria politica e culturale dell’Italia. Gli interessi nazionali? Sarebbe stato più vantaggioso trattare con gli imperi centrali la spartizione delle colonie inglesi e francesi.
Bruno Telleschi
Caro Telleschi,
La spartizione degli imperi coloniali nell’Africa a sud del Sahara ebbe sino alla fine del conflitto una importanza modesta. La posta in gioco erano i nuovi rapporti di forza. La Grande guerra fu in realtà una pluralità di guerre, combattute contemporaneamente, in cui ogni Stato perseguiva i propri obiettivi. Francia e Germania si batterono per l’egemonia sul continente europeo, Gran Bretagna e Germania per l’egemonia sui mari e sugli oceani, Russia e Turchia per il controllo degli Stretti. Per l’Italia il problema non era soltanto la conquista delle terre irredente, come erano chiamate le province italiane dell’Impero asburgico. Era anche l’egemonia sull’Adriatico, un mare che, se l’Austria avesse vinto, sarebbe diventato asburgico e a cui l’Italia voleva restituire il suo vecchio nome: Golfo di Venezia.
Fu questa una delle ragioni per cui la guerra durò molto più di quanto i «sonnambuli» (come lo storico Christopher Clark ha definito i leader europei alla vigilia del conflitto) non avessero previsto. Nessuno, sino al 1918, era disposto ad aprire trattative di pace se non aveva prima raggiunto gli scopi che si era prefisso. Le difficoltà per l’Italia cominciarono dopo la fine della guerra, quando l’impero austro-ungarico si disintegrò e sulla scena internazionale apparve un nuovo Stato adriatico, nato dall’unione della Serbia con la Croazia e la Slovenia. Gli Alleati erano disposti a tenere conto delle richieste italiane in una situazione in cui occorreva tenere a bada l’Austria-Ungheria. Non erano altrettanto disposti a garantirle maggiore spazio dopo il collasso dell’Impero asburgico, soprattutto se ciò fosse accaduto a danno della Jugoslavia. Fu questa in particolare la posizione adottata dal presidente americano Woodrow Wilson.
Quando venne affrontato il problema delle colonie tedesche, i maggiori beneficiari furono la Francia, la Gran Bretagna e il Belgio. L’Italia ebbe dalla Gran Bretagna un piccolo pezzo di Kenya (l’Oltregiuba) sulla frontiera somala, e dalla Francia, più tardi, un pezzo di Ciad sulle frontiere meridionali della Libia. Si prese l’Etiopia a dispetto dei suoi vecchi alleati e non esitò, un po’ troppo frettolosamente, a farne il suo Impero. Ma fu una conquista effimera, destinata a durare soltanto cinque anni.