Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Forse la telenovela del sindaco Marino è finita con il consiglio comunale di ieri.
• La storia della Panda rossa.
Sì. Ignazio Marino, che era senatore, una volta eletto sindaco di Roma lasciò la Panda rossa parcheggiata negli spazi riservati ai senatori, e non poteva. Interrogazioni parlamentari, bagarre eccetera. Rimossa la Panda, che qualcuno aveva anche sfregiato, il sistema elettronico della città registrò che una Panda rossa con la targa della Panda rossa del sindaco era entrata in centro senza permesso per otto volte. Nuova bagarre, interrogazioni parlamentari e perfino una conferenza stampa dell’oppositore Andrea Augello, gran testa di politicante, che fu anche consigliere di Alemanno e relatore in difesa di Berlusconi quando si trattava di farlo decadere da senatore. Augello rivelò che c’erano stati manomissioni nel sistema informatico del comune, manomissioni perpetrate, a suo dire, per consentire al sindaco di non pagare le multe della Panda rossa. Seguirono notizie di ogni tipo, dalle quali però risultava senza dubbio che anche il Partito democratico s’era stufato del suo uomo, e pensava di buttarlo giù e andare a nuove elezioni, leggemmo i nomi dei candidati, per esempio Paolo Gentiloni che era appena stato nominato ministro degli Esteri e che Marino aveva battuto alle primarie. Oppure Marianna Madia, che sarebbe stata la prima sindaca della Capitale. Che cosa avrebbero fatto costoro una volta eletti? Nessuno lo sapeva, ma per qualche ragione inesplicabile parevano di sicuro meglio di Marino. Poi ci furono i disordini di Tor Sapienza, con gli abitanti di quel quartiere che non volevano i rifugiati politici ospitati nella locale sede di viale Giorgio Morandi. E, chiaramente, il degrado di quella periferia e la sistemazione in quel posto infelice degli africani erano colpa di Marino. Vedemmo persino l’ex sindaco Alemanno sfilare contro Marino e chiedere la chiusura del presunto lager di viale Morandi. Ma era stato proprio Alemanno a sistemare lì i rifugiati e a piazzare tutti i rifugiati in genere nei quartieri degradati di Roma Est! E questi quartieri degradati, di cui si incolpa Marino, sono degradati da quando io ero regazzino e c’erano le baracche!
• Lei difende Marino?
Come ho detto altre volte, quando tutti dànno addosso a qualcuno, a me viene naturale di mettermi dalla parte di questo qualcuno. E il bombardamento su Marino è stato del tutto fuori misura, al punto da accreditare un minimo anche la frase fatta con cui Marino s’è difeso ieri, un tweet in cui accusa i poteri forti di avercela con lui e di ostacolare la sua azione politica. In effetti, Alfio Marchini, costruttore, gli sta facendo campagna contro, con le immense ricchezze di cui gode ha potuto facilmente comprare spazi, specialmente sugli autobus. Marchini, bello e ricco, è sicuro che Roma tornerà al voto la prossima primavera.
• Che cosa ha detto il sindaco in questa seduta comunale di ieri?
Le multe le ha pagate, per un totale di 1.021,52 euro. «Anche se non dovevo». E in effetti è buffo che al sindaco non sia permesso di girare con la macchina per il centro della sua città. Infatti è permesso, e Marino di ingressi per il centro avrebbe potuto prenderne addirittura tre. Ma ha una sola macchina e, una volta eletto ne chiese uno solo. E lasciò che scadesse, perché va sempre in bici e la macchina la usa la moglie. L’Amministrazione dimenticò di rinnovarglielo. E l’occhio elettronico beccò la Panda al varco Ztl otto volte multandola, dopodiché la stessa Amministrazione comunale, in automatico e per autotutela, bloccò le multe perché si trattava della macchina del sindaco. La cosa s’era già capita, ma Marino ieri in aula l’ha spiegata un’altra volta. E alla fine ha detto: «Per quanto mi riguarda non ci sono dimissioni né elezioni in vista. Andiamo avanti, in modo convinto e deciso».
• È vero?
Si direbbe di sì. Ai cori di «dimissioni, dimissioni» con cui il sindaco è stato accolto in aula (gente che s’era appiccicata un pon-pon rosso sul naso), ha risposto un coro di supporter del sindaco, che evidentemente esistono («Daje sindaco» eccetera). Marino ha fatto capire che il rapporto col governo, cioè con Renzi, è buono: «Ho lavorato con il ministro dell’Economia per sbloccare il patto di stabilità, assicurando 150 milioni di euro in più per la nostra città che sono già stati inseriti nell’assestamento di bilancio». Prima della seduta il sindaco aveva incontrato il gruppo consiliare capitolino. Alla fine, dichiarazioni distensive da parte di tutti. Forse non ci saranno neanche rimpasti. Se Marino avesse usato l’auto blu, che non ha mai voluto, questo casino non sarebbe successo.
• E le indagini della magistratura?
Sarà archiviato tutto.
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