Simonetta Scarane, ItaliaOggi 19/11/2014, 19 novembre 2014
UNO 007 CONTRO I PARADISI FISCALI
Non è facile farsi un nome su una materia ardua come il fisco. Pascal Saint-Amans ci è riuscito attaccando l’opacità della finanza internazionale e la distrazione nei bilanci pubblici di miliardi di dollari l’anno volatilizzati nei paradisi fiscali. Da sette anni, l’esperto fiscale francese, ex Bercy, conduce la lotta contro il segreto bancario in seno all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
Nel 2014 ha assistito al G20 per difendere il suo programma che mira a intrappolare le multinazionali che vogliono evitare di pagare le imposte.
Da un paio d’anni dirige il centro di politica e amministrazione fiscale dell’Ocse, alla guida di un gruppo formato da un centinaio di persone, «tra le migliori del mondo». E ha acquisito una tale reputazione che la direttrice generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), Christine Lagarde, ha voluto incontrarlo, lo scorso settembre, al G20 della Finanza, che si è svolto a Cairns, in Australia. Il fine settimana scorso ha assistito al G20 dei capi di stato per presentare la sua creatura, il Beps, acronimo inglese di «erosione della base imponibile e trasferimento dei profitti». In sostanza: un modo per intrappolare le multinazionali che fanno lo slalom fra le controllate e che usano stratagemmi legali per localizzare i profitti nei paradisi fiscali e ridurre le loro imposte.
Il fine tattico è riuscito a imporre la sua. Nel 2012, alla fine di una lunga trattativa sulle rive del pacifico a Los Cabos, Beps è stato iscritto nero su bianco nel comunicato finale del G20 dell’estate di quell’anno. È uno dei risultati di cui più va fiero. Anche perché, ricorda, nessuno ci credeva e attaccare gli interessi delle grandi imprese provocava reazioni negative soprattutto quando queste si chiamano Google, Apple o Microsoft. Ma le somme in gioco mostrano l’inadeguatezza delle regole. E cita i 2 mila miliardi di dollari parcheggiati alle Bermuda, l’equivalente dei profitti accumulati all’estero dalle società americane. E in periodi di crisi economica e di austerità di risorse pubbliche sono cifre che scioccano governi e opinione pubblica. Lo scandalo di Starbucks in Gran Bretagna, la catena di caffè che non ha pagato imposte per tre anni, ha contribuito ad ottenere il consenso della politica. Che non ci sarebbe stato senza il momento politico, l’affare del Liechtenstein nel 2008, senza il G20 di Londra nel 2009, senza la volontà di Barack Obama. Padre di due figli, spostato ad una maestra, ha al suo attivo un solido curriculum di studi, ma deve ad Anna Sincler la sua precoce vocazione. Ha militato nel partito socialista e ha sostenuto il presidente Hollande. Oggi, però, concentra tutte le sue energie alla causa fiscale viaggiando per il pianeta per convincere dirigenti, ministri, fiscalisti, imprese. «Il fisco è una materia appassionante, tecnica e politica, ai confini dell’economia e del diritto. E in un anno Pascal Saint-Amans ha totalizzato 44 missioni all’estero, la metà di lungo raggio, per incatenare i capitali europei, New York, India, Singapore, Australia.
La speranza di cambiare il mondo in un momento chiave decuplica le sue energie: «Abbiamo due anni per fare quello che non è stato fatto in quaranta», ha dichiarato ricordando che una battaglia significativa è già stata riportata contro il segreto bancario. Tutte le piazze più importanti, fra le quali la più emblematica come la Svizzera, si sono impegnate di qui al 2018, ad applicare lo scambio automatico di informazioni. Il forum fiscale mondiale orchestrerà il cambiamento. I paesi emergenti vogliono un quadro diverso dell’Ocse. Pascal Canfin, anziano ministro dello sviluppo, ha sostenuto un altro dei suoi progetti «Gli ispettori delle imposte senza frontiere» destinato ai paesi più poveri. E c’è chi, come Feargal O’Rourke, esperto fiscale di Pwc è convinto che Pascal Saint-Amans resterà come una delle figure emblematiche della fiscalità internazionale il cui lavoro sta determinando il quadro fiscale dei prossimi cinquant’anni.
Simonetta Scarane, ItaliaOggi 19/11/2014