Morya Longo, Il Sole 24 Ore 19/11/2014, 19 novembre 2014
IL BAZOOKA DELLA BCE? FORSE A MARZO, FORSE MAI
Lo ha ventilato a fine agosto, durante l’incontro di Jackson Hole: la Bce potrebbe fare qualcosa di più per salvare l’Europa da bassa inflazione e stagnazione economica. Lo ha ribadito ad ogni conferenza stampa della Bce, spiegando che l’obiettivo è di iniettare in Europa qualcosa come mille miliardi di liquidità aggiuntiva. E lo ha confermato davanti al Parlamento europeo. È da mesi che Mario Draghi lascia intendere che la Bce sia pronta a lanciare un «quantitative easing» all’americana: cioè una massiccia iniezione di liquidità realizzata acquistando titoli di Stato sul mercato. Insomma: stampare moneta per rilanciare l’economia. Eppure è da mesi che la liquidità in Europa si riduce invece di espandersi. La domanda a questo punto è: quando partirà il vero «bazooka» della Bce? O meglio: partirà mai?
La variabile impazzita, che impedisce di rispondere a questa domanda con ragionevole certezza, è quella politica: l’opposizione tedesca (e non solo) agli acquisti di titoli di Stato è forte. È per questo che molti investitori ed economisti ritengono che il «quantitative easing» non partirà mai. Un sondaggio pubblicato ieri da Merrill Lynch rivela che il 25% dei 214 investitori intervistati non crede possibile questa misura monetaria. Un sondaggio del 13 novembre della Reuters mostra addirittura che il 50% degli economisti non crede nel «Qe» europeo. Dunque sul mercato non è affatto certo che il «bazooka» venga mai azionato.
Se si guardano però i numeri dell’economia, si scopre che la Bce non potrà mai raggiungere i suoi obiettivi senza comprare titoli di Stato. Cioè senza azionare il «bazooka». Draghi ha infatti annunciato con chiarezza che il «quantitative easing» potrebbe partire solo se si verificassero due (in realtà tre) condizioni. Uno: se la Bce non riuscisse a iniettare i mille miliardi di liquidità annunciati con le misure già varate. Due: se lo scenario inflazionistico in Europa restasse debole. A queste, si aggiunge poi una terza condizione, ribadita anche due giorni fa in Parlamento: che i Governi e l’Europa facciano la loro parte.
Ebbene: molti economisti ritengono che queste tre condizioni potrebbero verificarsi già entro marzo 2015, tant’è vero che il 40% degli intervistati da Merrill Lynch ritiene che sia questa la data probabile della partenza del «quantitative easing» europeo. Che la Bce non riesca a raggiungere i mille miliardi con le misure attuali, se non acquista titoli di Stato, è già abbastanza evidente: Commerzbank calcola che all’appello, per raggiungere l’obiettivo, mancano 750 miliardi. A dicembre l’Eurotower avrà una prima controprova: se la seconda erogazione di finanziamenti alle banche (in gergo Tltro) raggiungesse importi deludenti, come previsto, allora il traguardo dei mille miliardi diventerebbe ancora più lontano. La prima condizione per far partire il «bazooka», dunque, potrebbe rivelarsi ovvia già a fine anno.
La seconda condizione, di fatto, è già raggiunta. Che l’inflazione sia sotto gli obiettivi della Bce (2%) è infatti evidente: gli economisti prevedono (media Bloomberg) che resti allo 0,5% nel 2015. E a dicembre potrebbero arrivare la conferma che anche la terza condizione venga soddisfatta: nell’Eurosummit di metà mese si dovrebbe infatti muovere qualche passo in avanti sul piano di investimenti da 300 miliardi annunciato dal neo-presidente della Commissione Junker. Se tutto questo dovesse accadere, come probabile, allora da marzo Draghi potrebbe avere sufficienti argomenti per convincere i «falchi» ad armare il «bazooka». Ammesso che i «falchi» non abbiano sufficiente forza per caricarlo a salve.