Sergio Rizzo, Corriere della Sera 19/11/2014, 19 novembre 2014
IL MISTERO DEGLI ONOREVOLI CONSIGLIERI
«Onorevoli consiglieri…». Anche ieri Ignazio Marino si è rivolto all’assemblea capitolina con il consueto incipit. Sgombriamo subito il campo dall’equivoco che si tratti di pura cortesia istituzionale. Perché i consiglieri comunali di Roma esibiscono ufficialmente il titolo di onorevole, senza alcun timore reverenziale, come dimostra il prefisso «On.» Che precede ogni nome, a cominciare da quello del presidente del consiglio comunale, «On. Mirko Coratti». E si potrebbe andare avanti per 48, tanti sono gli onorevoli consiglieri divisi in ben 14 gruppi: cinque dei quali onorevolmente composti, ohibò, da un solo onorevole. Da cosa derivi il diritto a fregiarsi di quel titolo riservato per prassi ai parlamentari, con l’unica eccezione per i «deputati» dell’anacronisticamente autonoma Regione siciliana, non sappiamo. Dallo status riconosciuto di Capitale, anche se i consiglieri comunali di Roma si facevano chiamare onorevoli anche prima? Chissà. A meno che, considerando il luogo dove si tiene l’assemblea capitolina, ovvero il palazzo detto «Senatorio», non sia un riflesso condizionato per cui chi entra lì si sente automaticamente il continuatore del Senato romano. Dove allora, come oggi, non dovevano capitare fatti particolarmente onorevoli: visto che anziché innocui verbali dei vigili urbani talvolta volavano le coltellate. Tanto che Augusto, per non rischiare di fare la fine di suo zio Giulio Cesare, si presentava alle riunioni armato, corazzato e con dieci guardie del corpo. La differenza era che il pubblico non veniva di regola ammesso, cosicché una gazzarra come quella di ieri nell’aula Giulio Cesare sarebbe stata impossibile. Vantaggio della democrazia: poter urlare a Marino «dimettiti!» senza rischiare la decapitazione. Evviva. Peccato che tanta sentita partecipazione popolare si manifesti soltanto quando un sindaco che non ne azzecca una lascia la sua Panda in divieto di sosta. E non mentre il consiglio comunale discute di cose ben più decisive per una città così disastrata: quello sì che sarebbe davvero onorevole.