La Stampa, 19 novembre 2014
Ma Van Gogh si è davvero suicidato? C’è chi dice che fu ucciso per errore da un amico. È giallo sulla fine del grande pittore
Se il 27 luglio 1890 un esperto forense fosse stato presente a Auvers-sur-Oise, quando Vincent Van Gogh tornò nella locanda dei coniugi Ravoux, sanguinando dal lato sinistro dell’addome, nessuno crederebbe oggi che il grande pittore sia morto suicida. Vincent Di Maio, noto in tutti i tribunali d’America per la sua competenza sui colpi di arma da fuoco, ha svolto 124 anni dopo l’esame che la polizia della cittadina a 30 chilometri da Parigi avrebbe dovuto compiere quella sera. Leggendo i resoconti dell’epoca si è convinto che l’unica ipotesi da escludere è proprio quella più accreditata: Van Gogh non si è sparato un colpo di pistola, ma qualcuno lo ha sparato a lui.
Di Maio, che è stato il teste chiave nel processo contro George Zimmerman per l’uccisione del diciassettenne Trayvon Martin nel 2012, pensa che se qualcuno volesse spararsi, sarebbe impossibile farlo nel punto in cui Van Gogh è stato colpito. «Bisognerebbe tenere la pistola al contrario con le dita della mano sinistra sul calcio e il pollice sul grilletto. Ancora più complicato sarebbe sparare con la mano destra, e bisognerebbe farlo sempre con il pollice: nessuna persona che si vuole uccidere lo farebbe in un modo così assurdo». Per Di Maio, nemmeno l’alone rosso e marrone notato intorno alla ferita è significativo: «Non serve a indicare un colpo sparato da vicino. È un semplice sanguinamento sottocutaneo, che avviene ogni volta che qualcosa entra in un corpo umano».
Che cosa è dunque accaduto quel giorno nelle campagne intorno a Auverse, dove Van Gogh era andato con colori e pennelli? La tesi avanzata da due premi Pulitzer storici dell’arte, Steven Naifeh e Gregory White Smith, nel libro
Van Gogh: the life
diventa sempre più credibile. A sparare sarebbe stato un ragazzo, René Secretan, che accompagnava spesso nei campi il pittore con il fratello Gaston, quasi sempre dopo avere bevuto qualche bicchiere di vino. René aveva una vecchia pistola, dalla quale sarebbe partito un colpo durante un qualche stupido gioco. Van Gogh non lo denunciò, avvalorando la tesi del suicidio. Certo è che si lasciò morire dissanguato fumando la pipa, il rimedio che diceva di avere imparato da Charles Dickens contro la depressione.