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 2014  novembre 19 Mercoledì calendario

MIRKA COME LADY MACBETH

«Tutti dicono che sono il migliore di sempre, ma io ho bisogno di Mirka per essere il migliore». L’epitaffio si abbattè sulle speranze di noi altre come la falce del tristo mietitore mentre Miroslava Vavrinec da Bojnice (Slovacchia), distretto di Prievidza, regione di Trencin, classe ‘78, prendeva il largo nel cuore di Roger Federer come una zattera sul fiume Nitra.
Il più formidabile talent scout della storia del tennis moderno non è Nick Bollettieri. Ma va là. È lei, Mirka. Olimpiade di Sydney 2000. Una tennista 22enne di belle speranze assiste all’allenamento di un talento svizzero di 19 anni con il futuro spalancato davanti. «Non pensavo fosse così simpatico», si lascia scappare. Il dado è tratto. Federer firma la sua cambiale in bianco: «Quando l’ho incontrata avevo zero titoli Atp nel curriculum. Oggi ne ho 82» (17 del Grande Slam). E vi ho detto tutto.
Se dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, Mirka va oltre: è dietro, davanti, di fianco, a destra e a sinistra del marito, che le ha intestato 88.611.538 dollari di premi, 50 milioni di sponsorizzazioni a stagione e quattro figli gemelli. Silenziosa come un fantasma (mai un’intervista, chapeau ), ingombrante come un factotum, Lady Macbeth ha tracimato nel corso della semifinale del Masters di Londra, qualche giorno fa, quando Federer e il connazionale Wawrinka se le sono date di santa ragione mettendo in dubbio a causa sua quel consolidato rapporto di colleganza tra svizzeri che avrebbe dovuto squagliare, nella finale di Coppa Davis a Lilla, la resistenza della Francia. Ma quando c’è di mezzo il suo Roger, Mirka non sa tacere ed ecco che a Londra, all’apice di un match tiratissimo (Federer vince 4-6, 7-5, 7-6 annullando 4 match point però esce dal campo spezzato in due dal mal di schiena tanto che non giocherà la finale con Djokovic e nemmeno ieri si è allenato), si rivolge a Wawrinka affondando il coltello nella piaga di un atavico complesso di inferiorità, di certo non sanato dal titolo dell’Australian Open di quest’anno: «Piagnucola, bambinetto, piagnucola...» (il video è gustosissimo). Wawrinka si lamenta con l’arbitro per l’interferenza: («Blatera in continuazione. Si era comportata così anche a Wimbledon. È insopportabile!»), poi si chiude a lungo nello spogliatoio con il signor Vavrinec, come è soprannominato Federer nel circuito. La fortuna di Ruggero è che un serio infortunio al piede abbia messo da subito a rischio la carriera nel tennis di quella ex ragazza slovacca né brutta né bella, mai filiforme e nemmeno troppo affabile, la cui colpa più grave, secondo i malpensanti, è non essere portatrice di una bellezza fisica all’altezza della bellezza tennistica del Migliore, cui si tende ad attribuire una brillantezza nella vita di tutti i giorni pari alla genialità che sgorga a fiotti dalla racchetta. In realtà, tra i due Federer, la testa è Mirka e il braccio (e che braccio...) è Roger. Bambinone lui nonostante la quadrupla paternità, più incline alla Playstation e agli scherzi in spogliatoio piuttosto che alla lettura di Proust. Ambiziosa, lucida e testarda lei, la donna che ogni sera si corica accanto al Tennis, sporgendosi da sotto i bigodini per dargli il bacino della buonanotte.