Filippo Facci, Libero 19/11/2014, 19 novembre 2014
CORSIVI
Gentile Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, dell’Università, della Ricerca e insomma della scuola: c’è questo nuovo episodio secondo il quale, così pare, un professore di Assisi avrebbe picchiato un 14enne dopo avergli detto "essere gay è una brutta malattia": il prof nega, e la faccenda sa di montatura, ma c’è la testimonianza della classe e l’ospedale che ha rilevato danni sul ragazzo. Morale, è stato spostato di sezione: il ragazzo, non il professore. E perchè? Perché il punto, gentile ministro, non è affrettare conclusioni che necessiteranno dei loro tempi: il punto è che, anche in flagranza di comportamenti violenti, le scuole, i prèsidi, i provveditorati e i ministri non possono nulla. Sospendi un insegnante? Basta che faccia ricorso e non lo schiodi più. In ottobre raccontammo di un filmato dei carabinieri che inchiodava un maestro elementare di Treviso; si vedeva che prendeva a calci i suoi scolari di 6-7 anni (e tirava loro le orecchie, torceva loro le braccia) e però è venuto fuori che la sospensione era scattata due anni dopo: tanto ci è voluto tra ammonimenti, sanzioni, sospensioni, ricorsi e - intanto - violenze ripetute nelle scuole che l’insegnante ha fatto in tempo a cambiare. Neanche Lei può realmente nulla, gentile ministro: anche se ha fatto dichiarazioni tonanti e ha spedito ad Assisi un sottosegretario. Non può nulla: perché in questo Paese abbiamo delegato tutto alla magistratura. Agli alunni, quelli presi a calci, racconteremo dei tempi della giustizia.