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 2014  novembre 19 Mercoledì calendario

A Lecco è stata filmata per la prima volta un’affiliazione della ’ndrangheta. Nel rito dei boss «veleno e un colpo in canna». Tra i giuramenti di fedeltà anche quello di un minorenne. Dalla Procura di Milano 41 arresti in tutta Italia

Sinora ne avevano parlato soltanto i pochi collaboratori di giustizia in Calabria, o se ne era avuta traccia in qualche formula di giuramento sequestrata. Adesso il paradosso è che non è sull’Aspromonte, ma è in un casolare rurale di Castello di Brianza in provincia di Lecco, «la mangiata» tra ‘ndranghetisti nella quale, per la prima volta, il 12 aprile scorso una indagine dei carabinieri del Ros e della Dda di Milano è riuscita a seguire in incognito e registrare e filmare in diretta l’iniziazione di nuovi affiliati e il conferimento di «doti» di ‘ndrangheta «a nome di Garibaldi...Mazzini e La Marmora... con parole di uomo e di umiltà formo la santa società!».
I richiami non devono stupire perché la ‘ndrangheta nasce come rottura e superamento della «società dello sgarro», sicché a metà ‘800 cominciano a non valere più i vincoli e le regole dei comuni malandrini, e ciò che prima rappresentava «infamità»(come il rapporto con politici, imprenditori e polizie finalizzato allo scambio di reciproci favori) nella «Santa» diventa invece non solo permesso ma auspicato: rovesciamento che però all’inizio ebbe bisogno della massoneria come camera di compensazione tra ambienti diversi, e in questo quadro i massoni Garibaldi-Mazzini-La Marmora presero il posto (nella ritualità malata dei clan) di Osso-Mastrosso-Carcagnosso, cavalieri spagnoli che la tradizione vagheggiava fondatori di mafia-’ndrangheta-camorra dopo l’omicidio dello stupratore della sorella.
Le telecamere del Ros captano il giuramento alla ‘ndrangheta davanti a un’arma e a una pastiglia di cianuro perché – riassume il gip Simone Luerti – all’ndranghetista viene riconosciuta autonoma capacità di valutazione sul proprio operato («Da questo momento in avanti non vi giudicano gli uomini... vi giudicate da solo!»), e nel caso commetta errori non attenderà il giudizio dei suoi «saggi fratelli», ma dovrà autogiudicarsi inesorabilmente («Dovete essere voi a sapere che avete fatto la trascuranza, vi giudicate voi quale strada dovete seguire»): o spararsi («Quanti colpi ha in canna, ne dovete riservare sempre uno!»), o suicidarsi col cianuro o nel vuoto («La pastiglia o la montagna...vi buttate dalla montagna»)».
Il gip – nel firmare in 900 pagine gli arresti di 38 indagati (più 3 fermati in Calabria) chiesti dai pm Ilda Boccassini, Paolo Storari e Francesca Celle per associazione mafiosa, estorsioni e armi – bada a mettere in guardia dalla tentazione di scambiare per folclore quello che è invece è come «caricare una molla». Basti rilevare i «ben 8 dei 17 episodi di intimidazione a Fino Mornasco da settembre 2011 a ottobre 2012 contro obiettivi politici» come sindaco e consiglieri comunali. O la «corrispondenza biunivoca tra “locali” di ndrangheta calabresi e “locali” lombardi», quale «emerge ad esempio con chiarezza nel rapporto» tra il capo della «locale» di Giffone (Reggio Calabria), Giuseppe Larosa detto «Peppe la mucca», e le «locali» di Cermenate e Fino Mornasco (a Como) e di Calolziocorte (Lecco).
Sembra di tornare agli anni ’90 del blitz «Fiori della notte di San Vito», e gli ‘ndranghetisti intercettati sono i primi ad accreditare il destino immutabile proprio e dei propri figli (come il minorenne affiliato in uno dei riti registrati dai Ros): «La musica può cambiare ma per il resto non è che cambia... noi non possiamo mai cambiare». Persino le paure – per chi finirà nel mirino di 111 telefoni intercettati, di 24 auto e case trasformate microfoni, e di 174 pedinamenti – alla fine sono sempre le stesse. Sono le intercettazioni: avere «in tasca un cellulare è come avere in tasca un carabiniere». Ed è un certo modello di inquirente: «Oggi come oggi – commentano un precedente blitz dell’antimafia – questa qua era la Boccassini... il pm che ha fatto il blitz ( ndr, e che in tv diceva che ) “non abbiamo più bisogno di collaboratori di giustizia perché abbiamo tutto registrato”... Hanno tutti i mezzi che ci registrano pure a distanza... ci vedono anche in una discoteca... pensa tu...».