Il Messaggero, 19 novembre 2014
Umberto Tozzi è stato condannato a otto mesi di carcere (pena sospesa) dalla Corte di Appello di Roma per un’evasione fiscale da 800mila euro
Il cambio di residenza prima in Lussemburgo e poi a Montecarlo sarebbero stata una”furbata da vip” per non pagare le tasse nel Belpaese. Umberto Tozzi, il cantautore torinese entrato negli annali della musica italiana con successi quali «Ti amo» o «Gloria», è stato condannato a otto mesi di carcere (pena sospesa) dalla Corte di Appello di Roma per un’evasione fiscale da 800mila euro contestatagli nell’arco di un periodo che va dal 2002 al 2005. Il trascorrere degli anni, complice la giustizia lumaca, ha in parte giocato a favore del cantautore, che in primo grado era stato condannato a un anno reclusione. La prescrizione è maturata per le accuse più datate e il pg Vincenzo Saveriano ha pertanto chiesto la condanna solo per l’evasione del 2005. Ricostruzione accolta in pieno dalla Corte presieduta da Michele Ruggiero Pezzulo.
LA DIFESA
Grande lo stupore del legale del cantante, l’avvocato Giuseppe Lucibello di Milano: «È una ingiustizia. Tozzi a Montecarlo si è trasferito nel 1991 e tranne la parentesi di due anni, ’92 e ’93 in Lussemburgo, ha sempre vissuto là. A Montecarlo lavora la moglie, hanno studiato e si sono sposati i figli, e là lo hanno reso nonno. In Italia trascorre al massimo 50 giorni l’anno per i concerti e in albergo, tutto certificato dal fisco. Come si può additarlo come un evasore? Al pari di evasori veri. Ricorreremo in Cassazione».
LA RESIDENZA
Nel processo di primo grado era stato il pm onorario Mario Pesci a puntare il dito contro l’artista che vanta la vendita di 75 milioni di dischi: «L’imputato ha cambiato residenza più volte, ma ha sempre mantenuto il cuore dei suoi interessi in Italia con la conseguenza che avrebbe dovuto pagare qui le tasse ed invece per quattro anni la dichiarazione dei redditi non è stata proprio presentata». Da qui il conteggio delle quote evase: oltre 340.000 euro nel 2002, 240.000 euro nel 2003, 130.000 euro l’anno successivo fino ai 90.000 del 2005. Per i magistrati, insomma, non sarebbero stato affatto le piazze estere il centro degli affari e degli interessi del cantante, ma quelle italiane. A riprova ci sarebbero i contributi versati all’Enpals; i contratti stipulati con compagnie assicurative italiane, ma anche l’affidamento della distribuzione delle sue opere, fino al 2006, nelle mani di un manager nostrano. Per non parlare dei contratti stretti con la Warner Capel Music Italiana, il sito a nome dell’artista, e due società intestate alla moglie.
C’è un altro vip a Roma finito nel ciclone delle evasioni, Raul Bova. È accusato di aver evaso in cinque anni 680 mila euro. Una controversia fiscale che sta pagando. Per l’attore è scattato il sequestrato preventivo di beni, per un milione e mezzo, che ricomprendono la presunta somma evasa e gli interessi.
IL REATO
È chiamato a rispondere di un reato tributario: «dichiarazione fraudolenta mediante artifici», che prevede dai 18 mesi ai 6 anni di carcere. «Dopo un accordo sto già pagando un debito fiscale con l’Agenzia delle entrate», è stato il lapidario commento di Bova subito dopo l’esecuzione del sequestro di suoi tre appartamenti.