Lucia Capuzzi, Avvenire 19/11/2014, 19 novembre 2014
BRASILE, IL TALIAN È DIVENTATO UNA LINGUA
Nel 1905, il gesuita Padro Arrupe non aveva ancora coniato il termine “inculturazione” per indicare la trasmissione della fede in armonia con un determinato contesto culturale. Il frate Alberto Vitor Stawinski della zona di Caixas do Sul, nel sud del Brasile, non sapeva, dunque, che la sua azione pastorale sarebbe stata definita in tal modo. Né immaginava che quel miscuglio di dialetti “cucito insieme” per poter far intendere la Buona Notizia alle ondate di migranti sbarcati sulle coste brasiliane, diventasse un giorno una vera e propria lingua. Così è nato il «Taliàn», il primo idioma minoritario, tra le circa duecento diffuse nel Gigante latinoamericano, ad essere riconosciuto, da ieri, come «Patrimonio culturale immateriale» della nazione.
Sono passati poco più di cento anni da quando veneti e friulani sostituirono polacchi e tedeschi sui bastimenti diretti al Brasile meridionale. Una zona temperata, nelle cui enormi aziende agricole i nuovi arrivati furono impiegati come braccianti. La maggior parte era gente umile, con poca istruzione e dimestichezza sia con la lingua dello Stato di provenienza – un italiano all’epoca astratto come l’unità nazionale che voleva rappresentare – sia con quella della patria d’accoglienza. «Tutti, però, parlavano il dialetto del proprio paesino», notò fra Stawinski e da questo partì per creare una sorta di idioma-franco, comprensibile ai migranti. Una sintesi di vicentino, trevigiano, padovano e bellunese, integrato con un’aggiunta di termini lusitani.
Pochi in realtà questi ultimi: qualche centinaio sul totale di 6.800 lemmi contenuti nella prima grammatica di Taliàn coniata dal religioso. Il risultato fu subito accolto con entusiasmo anche da polacchi e tedeschi che lo preferirono al portoghese americanizzato del Brasile. Semplicità e radicamento culturale hanno consentito al Taliàn di affermarsi negli anni negli Stati di Rio Grande do Sul, Paraná e Santa Catarina. E di restare una “lingua viva” parlata nella vita quotidiana ma anche in scuole e università.
E dotata di una vasta produzione letteraria: sono duecento le pubblicazioni. I programmi radiofonici e televisivi in Talián sono seguiti anche dai giovani che, nell’utilizzarla, la arricchiscono di nuovi termini brasiliani. Riuscendo ora a conquistare anche Brasilia che ha voluto inaugurare con il Talián una nuova politica di tutela e riconoscimento delle lingue minoritarie.