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 2014  novembre 19 Mercoledì calendario

PERISCOPIO

Pier Luigi Bersani è l’ex segretario del Pd. Ma è ancora presto per dirglielo. Edelman. Il Fatto.

Matteo Renzi è l’evoluzione di Berlusconi a sinistra. Il dopo-Berlusconi a destra è oggi l’altro Matteo, cioè Salvini. Non ci sono molte scelte. Pietrangelo Buttafuoco. Libero.

Renzi, tra un koala e un give-me-five al vertice australiano, ha fatto sapere che è tutta colpa delle regioni. Che però, contando quelle alluvionate ed escludendo la Lombardia, sono governate tutte da pidini: la Liguria del renziano Burlando, il Piemonte del renziano Chiamparino, la Toscana del bersaniano Rossi appena ricandidato dal premier. Quindi con chi si lamenta? Lo lasci dire a noi, che lo diciamo da sempre, che la classe dirigente delle regioni è la più malfamata del Paese, persino peggio di quella parlamentare, comunale e provinciale. Anche perché l’ha scritta Renzi la riforma del Senato che riempirà Palazzo Madama di consiglieri regionali da sé medesimi nominati. Quindi che va denunciando? Marco Travaglio. Il Fatto.

Quando si presenterà l’esigenza si scegliere il capo dello stato occorrerà prima interrogarsi su quale tipo di presidente vogliamo: se una figura di garanzia e mediazione, dunque molto forte, oppure un presidente più di rappresentanza, estraneo alla tradizione italiana. Fatta questa scelta, si calerà una persona in carne e ossa nell’identikit. Gaetano Quagliariello. Ncd.

Trovando le analogie fra Renzi e quel Tale del 1922 (e sono tante) non s’intende dire che Renzi è un pericolo per la democrazia. Dopotutto, la nostra democrazia non esiste più nelle forme in cui era stata congegnata. Valga sul punto ciò che ha detto il sindaco Fassino, calcolando per difetto: «Se il Parlamento chiudesse per sei mesi, nessuno se ne accorgerebbe». Da quanto tempo, prima di Renzi, non si approva più un disegno di legge di iniziativa parlamentare? Da quanto tempo, anche prima del cosiddetto «porcellum», i parlamentari non sono più eletti, ma nominati? Da quanto tempo, il Parlamento approva solo decreti legge con la fiducia? Piuttosto, si richiamano queste analogie con l’epoca di quel Tale, per ragioni analitiche e predittive: per dire che Renzi ha innescato una rivoluzione reale in sostituzione della rivoluzione verbale di Berlusconi. Che fa sul serio, che andrà avanti, che i sindacalisti del posto fisso non lo fermeranno, come non fermarono quel Tale i sindacalisti della rivoluzione. Marcello Pera, ex presidente del Senato. Libero.

(mfimage) La giornata passata a Regina Coeli, ai tempi di Mani pulite, fu terribile. Del carcere ricordo la consegna dei documenti. L’ispezione anale. Ma le esperienze dure fanno bene. A 10 anni ero in un campo di concentramento svizzero. Nulla di paragonabile a Mauthausen, dove morirono i miei cugini. Però la doccia fredda all’alba d’inverno, senza asciugamani, con soltanto la paglia dove dormivi per asciugarti, l’ho provata. Una lezione di vita utilissima. Carlo De Benedetti. Corsera.

L’opinione pubblica è sconcertata. Aspri conflitti nelle Procure di Milano e Roma. Condanne seguite da assoluzioni e poi da nuove condanne. Giudici del lavoro che condannano uffici pubblici per aver adottato provvedimenti disciplinari nei confronti di dipendenti che si assentavano dal lavoro. Altri giudici del lavoro che ordinano la reintegrazione di vigili del fuoco rapinatori e di «ubriachi fissi». Giudici che vogliono giudicare la storia. Infine, e soprattutto, una macchina che lascia la crescente domanda di giustizia insoddisfatta. Le cause iscritte, rapportate agli abitanti, si sono quintuplicate negli ultimi anni. In base alle ultime statistiche Istat disponibili, sono pendenti quasi 5 milioni di cause civili in primo grado, e altrettante cause penali. Sabino Cassese. Corsera.

Subito dopo la nascita del Prodi 2, sull’Italia intera cominciò a cadere un bombardamento verbale a tappeto. Tanto violento da far sembrare quelli degli alleati su Dresda una scarica di mortaretti. Il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, disse subito: no al Ponte di Messina. Il ministro Di Pietro gli replicò: tocca a me parlarne, non a te. Pecoraro Scanio aggiunse: sono d’accordo con Bianchi, investiamo nei parchi nazionali i soldi che non bisogna spendere nel ponte. Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli, 2012.

Sono cresciuto in una famiglia cattolica. Non ho avuto un rapporto facile con la religione. Mia madre se ne serviva per terrorizzarmi. Ogni volta che andavo a confessarmi era una sofferenza enorme. A vent’anni ero un ateo convinto. Poi, a poco a poco, mi sono riavvicinato al cattolicesimo. Non ero praticante. Diciamo che il rapporto con la fede si è rafforzato dopo la scomparsa di mia figlia. Manlio Cancogni, romanziere, 98 anni. la Repubblica.

Federico Mauriello, operaio specializzato di Barra, era il responsabile dell’organizzazione del Pci napoletano. Una volta composte le liste elettorali, lui ripartiva le preferenze, calcolandone con precisione impressionante la qualità in arrivo dai diversi quartieri, dove agivano strutture di partito coese e disciplinate. La procedura, a parlarne oggi, era inquietante nella sua linearità: un primo comitato federale individuava i criteri di selezione e una rosa di «candidandi»; una seconda riunione approvava le liste; la settimana dopo, una terza e più calda riunione, stabiliva le diverse fasce di candidati. I big e gli eletti sicuri nella prima fascia; un ristretto numero di concorrenti per un paio di posti incerti; gli altri, segretari di sezione, donne, giovani, o rappresentanti di categorie minori, a «dare il loro contributo», onorati della semplice presenza in lista. Noi comunisti, non avevamo bisogno di una legge elettorale perché la gabbia ce la costruivamo in casa, con le nostre leggi. Claudio Velardi, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori, 2006.

Con Silvio Berlusconi giocavo a pallone. Dai salesiani. Non era forte. Voleva fare il centravanti ed era un «venezia», non passava mai la palla. Massimo Fini, giornalista. Corsera.

Mi piacciono le biografie di musicisti: degli ometti. Mozart infantile col gusto del turpiloquio, Chopin che scaracchiava per strada, Brahms sempre ciucco, Stravinsky avido, Rubinstein fumatore incallito e sciupafemmine. Meglio la musica. Fedele Confalonieri. Corsera.

Ero brava, imparavo la parte senza incertezze e quando le amichette dei produttori, certe belvette che non avete idea, non si accaparravano la parte in anticipo, venivo anche assoldata. Virna Lisi, attrice. Il Fatto.

Io ho avuto troppi riconoscimenti per non meritarne altri. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 19/11/2014