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 2014  novembre 19 Mercoledì calendario

Le tre disgrazie di Renzi. In Europa Moretti, Bonafé e Picierno sono le meno produttive. E quando parlano sono così prolisse che il Presidente deve zittirle

Erano il fiore all’occhiello di Matteo Renzi per cambiare verso all’Europa. Cinque donne capolista per ciascuna circoscrizione, che hanno fatto il pieno di voti e contribuito non poco a quel clamoroso risultato del Pd, con lo sfondamento del muro del 40% dei voti (sia pure con una delle percentuali più basse mai registrate di votanti). Alessandra Moretti, Simona Bonafè, Caterina Chinnici, Pina Picierno e Alessia Mosca una volta mandate a Strasburgo e Bruxelles devono avere però immaginato che gran parte del loro compito si fosse esaurito in quella campagna elettorale. Perchè con la sola eccezione della Mosca le capoliste del Pd risultano oggi ai livelli più bassi della classifica della produttività all’interno del gruppo degli europarlamentari italiani. Per numero di interventi, presentazione di risoluzioni, interrogazioni parlamentari, relazioni a provvedimenti la Moretti risulta addirittura al penultimo posto nella classifica della produttività e deve dire grazie al fanalino di coda, che è del suo partito: l’ex presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, distintasi per non avere fatto fin qui proprio nulla. Ma non è che sopravanzano molto la Moretti altri due volti noti del renzismo: Simona Bonafè e Pina Picierno risultano quintultime in classifica generale, e possono solo vantarsi della compagnia allo stesso livello di un altro volto noto del loro partito: Sergio Cofferati. Non molto meglio ha lavorato fin qui la Chinnici, capolista nelle isole: è 48° su 73 europarlamentari per produttività, ed è anche lei in buona compagnia: a pari merito con una vecchia conoscenza del centrosinistra italiano come Patrizia Toia e con un giovin virgulto renziano come Nicola Dante, successore di Renzi alla guida della Margherita provinciale di Firenze e già vicesindaco di Pontassieve, il paese dove abita la nuova famiglia reale italiana. Un po’ meglio di loro, con il doppio di produttività della stessa Chinnici, risulta appunto Alessia Mosca, che è a metà della classifica generale: trentaseiesima su 73. Ma è il Pd soprattutto il partito della grande delusione in Europa: una volta lontani dal loro leader hanno pensato bene di incrociare le braccia e godersi la bella vita da eurodeputati senza faticare troppo. Non ci fosse stato Curzio Maltese a tirare giù i risultati della Lista Tsipras (essendo gli eletti solo tre), il Pd sarebbe l’ultimo partito per produttività. E lo sarebbe comunque non avesse nelle sue fila un solo stakanov che regge il lavoro di tutto il gruppo, Nicola Caputo, che fra interventi, relazioni, interrogazioni e risoluzioni risulta autore di ben 125 atti (secondo solo alla leghista Mara Bizzotto, autrice di 141 atti) sarebbe l’ultimo partito in Europa per produttività. Le eurocheerleaders di Renzi finita la campagna elettorale sono più in Italia che in Europa: frequentano i salotti televisivi come fossero uno spot pagato, gironzolano dalle parti di Montecitorio per rimpatriate con vecchi amici, e ambiscono ormai apertamente ad altri incarichi, come la Moretti che si è gettata nella corsa per le regionali del Veneto. La Moretti è intervenuta due volte nell’europarlamento: una volta facendo allegare alla seduta un intervento scritto sul bilancio della Ue, e l’altra sulla proposta di ritiro della direttiva sulla protezione della maternità. Ha preso la parola e sbrodolato talmente tanto slogan dopo slogan che quando finalmente toccava entrare nel merito e proporre qualcosa, il presidente di turno dell’assemblea annoiato le ha chiuso il microfono. Stessa esperienza è capitata alla Bonafè che di interventi ne ha fatti fin qui tre, fra scritti e orali. Ha voluto giocare la sua ars oratoria parlando di vertice Onu sul clima, e non ha detto quasi nulla prima che il presidente di turno le chiudesse il microfono. Quel poco detto è stato contestato da un altro eurodeputato secondo cui la Bonafè non conosceva per nulla la materia trattata. Lei ha richiesto la parola, le hanno concesso 30 secondi di replica, e se l’è cavata a buon mercato: «Queste osservazioni sono troppo tecniche, qui parliamo di politica...», e via con qualche slogan da campagna elettorale a raffica. Oltre a questi pochi secondi parlati, la Bonafè ha presentato anche due interrogazioni parlamentari, cercando di dire che due problemi che in Italia erano addossati al suo Renzi (immigrazione e acciaio di Terni) fossero in realtà tutta colpa del vecchio continente. Le ha risposto la commissione, mandandola professionalmente a quel paese (il suo, l’Italia). Il partito più produttivo fra gli italiani in Europarlamento è invece la Lega Nord, che ha una performance doppia rispetto agli altri. Nelle parti alte della classifica c’è perfino il segretario della Lega, Matteo Salvini, con 38 fra interventi, risoluzioni e interrogazioni presentate.